Nel 1987, il magazine Road&Track approntò un super test con un esotico gruppo di super cars per scoprire, semplicemente, quale fosse la più veloce. Erano presenti le auto più veloci del tempo: Lamborghini Countach, Ferrari GTO e Testarossa (la F40 sarebbe uscita pochi mesi dopo, ndr), Porsche 959 e alcune tedesce particolarmente palestrate, frutto di elaborazioni AMG, RUF e Koenig.
A sorpresa, primeggiò su tutte la RUF CTR, una specie di 911 biturbo, che raggiunse l’impressionante velocità di 339 km/h. Questo missile a quattro ruote, per via della sua livrea gialla, fu ribattezzato Yellow Bird.
Per capire di cosa stiamo parlando, date un’occhiata qui, dove un pilota dal piede pesante la utilizza per affrontare il Nürburgring senza badare a spese.
Come risaputo, RUF è una casa automobilistica tedesca che da sempre crea mostri variopinti, usando come base delle vetture prodotte a Stoccarda – insomma, delle Porsche ancora più efficaci e libidinose.
Al Salone di Ginevra, esattamente trent’anni dopo, RUF ha presentato l’inedita CTR 2017, la Yellow Bird contemporanea. Questa volta però, il costruttore è partito da zero: questa è la prima RUF della storia che non cavalca un telaio forgiato Porsche.
Sull’assale posteriore un classico sei cilindri, naturalmente biturbo, da 700 cavalli e 880 Nm di coppia (significa che tutti i cavalli sono ipermuscolosi e galoppano con estremo vigore). Il cambio a sei marce è meravigliosamente manuale. Quindi: ci si diverte e si cambiano le marce schiacciando il pedale della frizione, attività che ormai è diventata un lusso – sulle supercar.
Velocità massima? Oltre 360 km/h.
Ruf la produrrà in soli trenta esemplari, compreso il prototipo che abbiamo visto a Ginevra. E se il prezzo di listino (> 700mila euro) potrebbe indurvi a ripiegare su supercar più blasonate, pensateci bene: potrebbe essere che, ancora una volta, la Yellow Bird le metta in fila tutte.