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In pista con le Iron Dames, a oltre 280 km/h

Un’esperienza adrenalinica tra i cordoli del Mugello, insieme ai team Iron Lynx 2021
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Qualche giorno fa, Iron Lynx — il motorsport lab fondato nel 2017 da Sergio Pianezzola e Andrea Piccini — ha svelato i dettagli dei suoi programmi in vista della stagione in pista ormai alle porte. Una compagine pronta a battagliare sugli asfalti di tutto il mondo, in cinque Campionati diversi, schierando un totale di ben quattordici Ferrari.

Più precisamente, ci saranno tre 488 GTE nella European Le Mans Series — con l’astro nascente Miguel Molina al volante — due 488 GT3 Evo nella Michelin Le Mans Cup, quattro 488 Challenge Evo nel Campionato Ferrari Challenge Europe e altre due vetture nel GT World Challenge Endurance Cup. Il test driver della Scuderia Ferrari di Formula 1 e della Ferrari Driving Academy, Callum Ilott, sarà in squadra con Antonio Fuoco e Davide Rigon sulla vettura #71; la Iron Lynx #51 sarà invece guidata dal campione in carica Alessandro Pier Guidi, insieme a Nicklas Nielsen e Côme Ledogar.

Le vetture si distingueranno in gara grazie alle bellissime livree create appositamente — e per il terzo anno consecutivo — da Garage Italia che con Iron Lynx condivide spirito, dinamismo e team vision. Migliorare le colorazioni precedenti non era semplice, ma l’Hub Creativo meneghino è riuscito a superarsi ancora una volta, mettendo in risalto i colori distintivi del Team e ben rappresentando l’evoluzione dello stesso.

Motivo di orgoglio e vanto è il progetto Iron Dames, nato e coordinato da Deborah Mayer, che ha lo scopo di supportare le donne negli sport motoristici sotto l’egida ufficiale della commissione FIA Women in Motorsport. Le Iron Dames gareggeranno in cinque competizioni internazionali top level tra cui European Le Mans Series, 24 Ore di Le Mans, Michelin Le Mans Cup, Ferrari Challenge e — per la prima volta— FIA World Endurance Championship.

Le donne delle meraviglie sono Manuela Gostner, Rahel Frey, Michelle Gatting e la new entry Katherine Legge. Forti, belle, determinate e con il piede destro veramente pesante.

Ho avuto la fortuna di salire a bordo con l’affascinante Rahel Frey e non per fare il solito video della scampagnata domenicale smartphone alla mano. Vestito di tutto punto con tuta e sottotuta ignifughe, casco e relativo supporto cervicale mi sono fatto imbrigliare — con grandissimo piacere — dalle cinture di sicurezza a cinque punti di colore rosso. Pronti per qualche hot lap. Giusto il tempo di mettermi i guanti, chiudere la portiera, aggiustare il volume dell’interfono e Rahel accende il V8 della sua 488 Challenge Evo da 670 cavalli e 760 nM di coppia massima. Una vera belva da competizione, pronta a bruciare ogni centimetro di pista.

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Con un colpetto alla leva posizionata dietro al volante ingrana la prima marcia e via, tra una battuta e l’altra stiamo già abbandonando la corsia box a 140 km/h. La prima frenata fa già capire di che pasta siano fatte sia Rahel, sia la macchina, ma il bello deve ancora venire. Rahel mi informa che il primo giro servirà a scaldare freni e gomme, al primo passaggio sul rettifilo inizierà a fare veramente sul serio. La 488 sfila tra una curva e altra, lungo i saliscendi del tracciato toscano, saltando sui cordoli come fosse una danza. Materassi e Borgo San Lorenzo, Casanova e Savelli, curve dell’Arrabbiata, prima variante lunga, Correntaio, seconda variante veloce, Bucine e siamo di fronte al rettilineo.

L’otto cilindri sovralimentato scarica tutta la sua cavalleria come una furia, Rahel non lo risparmia e in un attimo siamo a 283 km/h pronti per una delle staccate più violente della mia vita. La pilota elvetica aggredisce i cordoli con precisione millimetrica e, mentre lo fa, chiacchiera amabilmente con me del più e del meno. “Ma come fai a fare tutto ciò, quando intorno hai oltre venti vetture che si danno battaglia, cui va aggiunta la pressione della gara, del team manager e quant’altro?”, chiedo io con gli occhi a forma di cuore. “Quando lo fai per lavoro, tutto diventa quasi normale, una routine”, mi risponde Rahel, che nel mentre sta correggendo leggermente l’uscita della Palagio a oltre 170 km/h. “Come stai, tutto ok?”, aggiunge. Ma io mi sono già innamorato e rispondo solo con un “Certo che si, keep pushin!”, come se per me fosse tutto estremamente nella norma.

Altro giro, altra corsa, altre emozioni, ma la 488 ha bisogno di raffreddare i propri freni in carboceramica perché dopo di me, al fianco di Rahel, salirà qualcun altro ed è bene che la vettura non finisca nelle barriere alla prima staccata. Rientriamo, slaccio le cinture, saluto Wonder Woman e, visibilmente scosso, faccio un bel sospiro — sempre con gli occhi a forma di cuore — e vado a calmare l’adrenalina. Fossi stato un fumatore, mi sarei acceso una bella sigaretta. Wow.

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