The Only One: Doja Cat
Occhi puntati su Doja Cat. Che si tratti di vederla sul palco o in prima fila a una sfilata, i riflettori sono sull’artista vincitrice di diversi Grammy Award.
Text by MARISA MELTZER
Photography GREG LOTUS
Styling BRETT ALAN NELSON
Lo scorso gennaio, Doja Cat si è seduta in prima fila alla sfilata haute couture di Schiaparelli by Daniel Roseberry, ricoperta dalla testa ai piedi da decine di migliaia di cristalli rossi. Il risultato è stato magnetico. Non riuscivi a toglierle gli occhi di dosso, anche se era accanto a una leggenda della moda, e nipote di Elsa Schiaparelli, come Marisa Berenson, o a Kylie Jenner, che indossava una realistica, sebbene finta, testa di leone che dopo pochi minuti avrebbe fatto il suo debutto sul catwalk. In quel momento, Doja Cat si è trasformata da semplice pop star ad autentica superstar della moda. E non contenta del suo look Schiaparelli, alla sfilata di Viktor&Rolf, di due giorni dopo, il suo beauty look comprendeva ciglia finte indossate in modo non convenzionale, per formare sopracciglia, baffi e barbetta a mosca. Una strizzatina d’occhio a chi le aveva suggerito di indossare le ciglia da Schiaparelli.
Doja, nata Amala Ratna Zandile Dlamini, fa scalpore dal 2018 ma continua a dominare la scena, con la sua nuova hit “Mooo!”, il suo successo del 2020 “Say So” e il suo imprescindibile ed effervescente album “Planet Lei” del 2021. La cantante ha accumulato 16 nomination ai Grammy, inclusa una vittoria per la Best Pop Duo/Group Performance con “Kiss Me More” insieme a SZA. A soli 27 anni, sembra aver già incarnato tanti personaggi, come Madonna. Vero è che se Doja si veste come un alieno ricoperto di cristalli, scrive una canzone per la colonna sonora di “Elvis”, film cult di Baz Luhrmann, o si rasa i capelli, di certo non è una donna disposta a incasellare se stessa o la sua arte. Piuttosto, è un autentico spirito creativo che non ha paura di come si presenta. Doja è pronta a provare qualsiasi cosa.
L’OFFICIEL l’ha raggiunta via Zoom, nella sua casa in California, dove le finestre alte fino al soffitto affacciano su di un paesaggio arido. Con indosso una parrucca alla Uma Thurman in “Pulp Fiction”, sorseggiando una bevanda con una cannuccia e nel frattempo dipingendo, abbiamo parlato di tutto: dall’arte e la creatività ai vestiti in “Harry ti presento Sally”, dal perfezionismo a Frank Lloyd Wright. E del fatto se sia banale parlare di astrologia.
DOJA CAT: Vuoi vedermi?
MARISA MELTZER: Sì, mi piacerebbe, se non suona troppo inquietante.
DC: (Si accende la telecamera, nda). Sono intenta a dipingere. Ho uno studio quassù. Ho dipinto un uovo, ed è stato un incubo farlo.
MM: Mi ricorda Leonora Carrington. Conosci il suo lavoro? Era una delle poche artiste surrealiste. Da dove trai ispirazione per la tua arte?
DC: Penso di non avere un artista preferito. Mi piace Salvador Dalí. Questo è il primo che abbia mai nominato. Poi ce ne sono alcuni su Instagram. C’è un ragazzo, il cui nome per intero è fatto di tutti e tre nomi di battesimo: Steven Parker Jackson. È davvero figo; ha fatto alcune cose per il film di Jordan Peele “Nope”. Ha fatto delle piccole figure aliene.
MM: Ti piacerebbe fare una mostra della tua arte in futuro?
DC: Prima devo dimostrare a me stessa che me lo merito. Non so se sono abbastanza brava per farlo. Alcune persone mettono solo un po’ di vernice su una tela e a volte viene venduta per 100mila dollari.
MM: Come farai a sapere se sei abbastanza brava? Come hai fatto a sapere che la tua musica era buona abbastanza per il mondo la fuori?
DC: Beh, l’ho condivisa su SoundCloud e Facebook… avevo bisogno di quel feedback. E io ho ricevuto due like, e questo mi è bastato… perché mi piace fare musica.
MM: Sei una perfezionista? Sei dura con te stessa?
DC: Certo, mi capita. Non lo so. A volte mi do delle gran mazzate da sola. Ho dei giorni così.
MM: La moda e il modo in cui ti trucchi o come ti vesti sono un atto creativo per te?
DC: Ovviamente, sono disposta a sacrificare il mio comfort; farei qualunque cosa per realizzare quella fantasia che si alimenta nella mia testa. Ma poi sì, nella mia vita personale mi diverto davvero a trovare il confine tra l’essere comoda ma anche il fare qualcosa di eccitante con qualunque cosa indossi. Ed è una specie di gioco per me.
MM: Qualcuno in particolare che ti entusiasma?
DC: Sai chi amo? Charlotte Knowles è una stilista e ha realizzato il mio vestito per la serata dei Grammy di quest’anno. Era di pelle marrone, ed era molto sbrindellato ed era molto da cowboy, quel tipo di atmosfera. E lo adoro.
«Sono disposta a sacrificare il mio comfort; farei qualunque cosa per realizzare quelle fantasie che viaggiano nella mia testa».
MM: Raccontami come è nato il look che hai indossato per lo show di Schiaparelli. Era così bello e spaventoso allo stesso tempo...
DC: Io e il mio stylist Brett Alan Nelson volevamo fare qualcosa di veramente importante per la settimana della haute couture. Io amo Schiaparelli, e quindi ogni volta che Brett porta Schiaparelli, io ci sono al 100%. Mi stava dicendo: «Sì, Schiaparelli vuole fare qualcosa con te». E prima che potesse finire la frase, io avevo già risposto «Sì». Sono arrivati degli schizzi creati da Daniel Roseberry e io ho adorato tutto ciò che mi mandava. Me ne sono innamorata. Sono andata a Parigi, e ho fatto alcune sfilate prima di Schiaparelli. Super tranquillo, super easy, divertente, mi è piaciuto molto. Non mi ero resa conto che il giorno della sfilata mi sarei dovuta alzare alle quattro del mattino per arrivare alle cinque o giù di lì. Quindi arriviamo nel backstage, e non realizzo il tutto finché non mi siedo e mi accorgo di avere la gastroenterite. Stavo malissimo.
MM: Oh no!
DC: E me ne sto seduta lì, e sento come un coltello nella pancia. L’intero team è stato così dolce, sono stati tutti così comprensivi, così sensibili e gentili. È stato fantastico e molto professionale. Cercavo di scherzare e prendere alla leggera la situazione, ma con il passare delle ore, andava peggiorando. Mi sembrava di avere una lama nello stomaco e che girasse a 150 chilometri all’ora. Non ho mai provato un dolore peggiore di quello, e in uno dei giorni più importanti della mia vita! È stato tutto così ricco di emozioni e di sensazioni pazzesche. Pat McGrath è stata così dolce. Ha continuato a darmi ginger ale e tutte queste cose particolari per riuscire a calmare il mio stomaco.
MM: E nel frattempo cosa stavano facendo? Immergevano i cristalli in un po’ di colla e te li attacavano addosso con le pinzette, uno per uno?
DC: Avevo le braccia distese, ero seduta e indossavo biancheria intima e un top a fascia. Hanno iniziato con uno strato di vernice rossa, e mi hanno giusto ricoperta con quello e poi uno strato di colla, e poi penso che abbiano spolverato il glitter sopra. Poi i cristalli. E avevo uno, due, tre, quattro persone intente a lavorare sul mio corpo, meglio su diverse sezioni del mio corpo.
MM: Ne è valsa la pena, vero?
DC: Sì, sicuramente. Ne sono molto, molto orgogliosa.
MM: Cos’altro ti piacerebbe fare legato all’universo moda? Disegneresti mai dei vestiti?
DC: Sì, probabilmente disegnerei vestiti. Ho già 27 anni. E sono sicura che ci sono persone che sbocciano più tardi nel mondo della moda, ma non ho una storia di creazione di abiti, quindi non lo so. Quello che so è che ci sono cose che voglio imparare e scoprire nel fashion system. Quindi forse se avessi una squadra di talento che potesse aiutarmi a materializzare quei pensieri sarebbe una cosa interessante. Ma sembra così un compito laborioso. Dipingo, quindi. Ed è molto più facile: intingi un pennello in un po’ di sostanza appiccicosa e lo sbatti sulla tela.
MM: «Non lo so, ho 27 anni?» Hai così tanto tempo per imparare a essere una stilista se è ciò che vuoi. Ma anche la fine dei vent’anni è un periodo interessante, con il ritorno di Saturno.
DC: Non sapevo nemmeno del ritorno di Saturno fino a tre o quattro giorni fa. Mia madre è super appassionata di astrologia, e io sminuisco sempre l’astrologia finché non ho una crisi e ho bisogno di una risposta. Così ho pensato che è davvero molto interessante, il ritorno di Saturno, perché lo stavo proprio attraversando. Mi sento come se ci fosse sempre quel tipo al club che ti dice: «Oh mio Dio, qual è il tuo segno? Mi stai davvero dando un’energia Gemelli». Quel tipo di atmosfera. Quelle sono le persone che amo di meno. Mi innervosiscono. E ho amici che sono letteralmente così, e li tollero. Ma non mi fido completamente di persone del genere. Non posso farlo.
MM: Hai ragione. Voglio dire, anche l’astrologia è diventata una cosa così strana, con la sua mercificazione, il TikTok e l’Instagram dell’astrologia. È tanta roba. Hai degli eroi della moda, del presente, di prima che tu nascessi o di quando stavi crescrendo?
DC: Direi che il mio eroe della moda è probabilmente il mio ex. L’ho incontrato circa due anni fa, e lui mi ha insegnato cose diverse come l’interior design e mi ha parlato di persone fantastiche e leggendarie come Frank Lloyd Wright. Aveva uno stile molto adulto e sofisticato. Io ero un po’ l’opposto quando ci siamo conosciuti. E ho davvero adorato il modo in cui sembrava molto in pace con se stesso. Non ero nella stessa posizione, quindi sono stata ispirata. E nel modo in cui dici eroe, mi sento come se fosse un mio eroe per quanto riguarda lo stile. Tanto che ora mi sembra di vestirmi in modo molto più sofisticato rispetto a quanto abbia mai fatto. È bello poter uscire e sentirsi belli, ma senza essersi impegnati troppo.
«Sono una persona che non esisterà più… quindi qualunque cosa io faccia, sarà originale».
MM: C’è una vulnerabilità, immagino, nel vestirti ed essere te stessa, quando sai che potresti farti fotografare in qualsiasi momento. Pensi al modo in cui ti vesti in base alle fasi della tua carriera, nel modo in cui Madonna interpretava i suoi diversi look?
DC: Sicuramente attraverso diverse fasi. Beh, penso che il mio umore cambi con la stagione. In estate o in primavera, mi piace indossare molti meno vestiti e mi piace sfoggiare abiti gioiosi, in linea con il vibe della stagione. Amo i colori accesi. Mi vesto di paillettes e di tessuti metallizzati. Mi vesto come... come si chiama la protagonista di “Legally Blonde”?
MM: Elle Woods.
DC: Mi vesto come se fossi imprigionata nei fotogrammi di “Legally Blonde”. E poi in autunno e in inverno, amo molto i toni scuri. E adesso mi vesto come un pirata. Questa è la mia mania. Ho appena preso su Amazon un cappello da pirata e non l’ho indossato perché sembra così stupido. (Prende il cappello da pirata, lo indossa e inizia a ridere, nda).
MM: Non lo so, va bene per te.
DC: È così steampunk che fa male. Voglio solo trovare una via di mezzo tra... “amo la storia e amo la moda storica”.
MM: Dal punto di vista dello stile, le cose davvero eccitanti possono venire da ciò che ti spaventa o ti fa sentire un po’ fuori o in costume. Sii il pirata.
DC: Amo davvero la semplicità perché mi ci scontro così tanto. È un qualcosa che sembra alieno da me, ed è per questo che sono intimidita quando cerco di trasmettere un’immagine semplice. Vuoi sapere una cosa? Angelina Jolie e Meg Ryan sono le mie due icone… sono ossessionata da tutto il loro look. Penso ad Angelina che indossa una camicia nera a maniche lunghe con dei fottuti jeans e uno stivale e un paio di occhiali da sole. Sembra che si sia appena svegliata, come se fosse niente. E sembra semplicemente incredibile. Quel look mi ha commossa. E poi anche Meg Ryan, quando indossava un grande cappotto gigante. Metteva questi grandi cappotti con spalle e cappelli, ma non sembrava si fosse impegnata troppo nel creare quel mood. Sembrava che fosse ciò che era, e le si adattava perfettamente. In “Harry ti presento Sally” tutti gli abiti di quegli anni. L’ho adorato. Era uno dei miei film preferiti. Mi riferisco molto a Meg e ad Angelina, quando mi confronto con il mio glam team e parliamo di moda.
MM: Quei look sono consistenti perché in molti casi erano solo i loro vestiti. Non avevano stylist. Andavano persino alle anteprime indossando i propri vestiti. E c’è qualcosa di così appagante, e di intrigante, al riguardo.
DC: Va sempre bene fare qualcosa di camp, pazzo e divertente, ma non c’è niente di più incredibile di un outffit casual che sembra fottutamente fantastico. Non c’è niente come sembrare che non ci hai nemmeno provato, e apparire molto più cool della maggior parte delle persone intorno a te.
MM: Ed è anche così che eviti di oltrepassare il limite per non essere solo un personaggio? Vivendo quei momenti che sono più simili a un tuffo, più naturali, più spontanei?
DC: Devi avere più momenti silenziosi in modo che i tuoi momenti più importanti siano efficaci quando vengono eseguiti.
MM: Hai bisogno delle vette e delle valli per poter costruire il tuo equilibrio. Stai lavorando a nuova musica?
DC: Sì. Lentamente ma sicuramente. Probabilmente ho dieci o dodici canzoni o giù di lì.
MM: Ascolti altra musica mentre crei la tua?
DC: Sì. Ascolto molta musica, ma ascolto musica che non faccio. Ascolto un po’ di Japanese House, Dead Can Dance, Drop Nineteens. Ho ascoltato un sacco i Cocteau Twins.
MM: Stai menzionando generi che non sono come quello che fai; influenzeranno quello su cui stai lavorando? Le cose suoneranno diversamente?
DC: No, in realtà non è così, il che è molto interessante perché penso di essere influenzata da cose con cui sono cresciuta. E non sono cresciuta con i Cocteau Twins. Ma sicuramente quello è un posto dove la mia mente può riposare quando ascolto musica del genere. Evito di sentire rap. Non ascolto la musica di chiunque perché sento che quell’influenza potrebbe essere forte. Procedo con leggerezza, perché a volte potrei sicuramente emulare le persone che amo di più. E sto cercando di essere originale.
MM: Eppure la tua idea di emulazione potrebbe suonare così originale.
DC: No, e questo è il bello. Ed è quello che cerco. Sono una persona che non esisterà più… quindi qualunque cosa io faccia, sarà originale.
Talent: Doja Cat
Photography: Greg Lotus
Styling: Brett Alan Nelson
Hair: JStay Ready
Make up: Laurel Charleston
Nails: Saccia Livingston
Producer: Daniele Carettoni @ espresso productions
Retouching: Lara Chrome
Make up assistant: Edwin Monzon
Producer Assistant: Daniela Colton
Styling Assistants: Kristen Ritchie, LJ Perez, Tumas Zarskus e Malia Rusher