Musica

Kapote, alla Milano Design Week le good vibes di Toy Tonics, l’intervista

Milano Design Week. Non poteva mancare anche lo spirito disco della nightlife firmato Toy Tonics che si esibisce alla Fabbrica del Vapore sabato 12 aprile. Una session che vede protagonisti i dj Kapote, Sam Ruffillo, Fimiani e Zsa Zsa e che radunerà circa 10 mila persone. L'OFFICIEL Italia ha intervistato il founder di Toy Tonics, Mathias Modica (aka Kapote). 

shoe adult male man person speaker hat monitor computer keyboard mouse
Foto di David Bornscheuer

Esistono musicisti che suonano per passione, per vocazione, alcuni lo fanno per hobby, altri per gioco altri per una mera questione intellettuale. Ed esiste anche chi lo fa  per tutte queste ragioni messe insieme. Ecco in questi casi si ha la fortuna di aver trovato un musicista a tutto tondo. Come nel caso di Mathias Modica, in arte Kapote, DJ di fama internazionale e founder dell'etichetta indipendente Toy Tonics; negli ultimi dieci anni ha costruito un universo sonoro e visivo che mescola stili e culture in modo spontaneo ma profondamente pensato. Cresciuto in un background classico, Kapote porta nel suo lavoro una consapevolezza rara: ogni beat, ogni grafica, ogni release può raccontare qualcosa di più. La sua musica è un invito a ballare, a divertirsi, a essere leggeri e per qualcuno anche a guardare oltre. Il 28 marzo 2025 è uscito il suo ultimo disco "Para Mytho Disco”, lo abbiamo intervistato in occasione della Toy Tonics Jam organizzata per la Milano Design Week il 12 aprile alla Fabbrica del Vapore. Mathias ci ha raccontato l’anima di Toy Tonics, la trasformazione della scena elettronica europea e quella tensione creativa che, dopo vent’anni di carriera, lo spinge ancora a sperimentare.

L'OFFICIEL ITALIA: Partiamo dall’album: hai scelto un titolo particolare,"Para Mytho Disco” Com’è nato?
Kapote: C’è sempre una doppia lettura, almeno per me. Mi piace lavorare su più livelli: puoi ascoltare un brano, ballarci sopra e basta – va benissimo così – ma se vuoi andare un po’ più a fondo, trovi altro. In questo disco ci sono riferimenti alla parapsicologia, alla mitologia, anche alla filosofia… cose che mi appassionano, tipo Marco Aurelio o gli Stoici. Anche se non vorrei intellettualizzare troppo...C’è anche dell' ironia dietro: è un disco che può essere letto in modo leggero, ma sotto la superficie ci sono delle storie.

LOI: La cover dell’album ti mostra in studio, è una direzione visiva diversa rispetto le cover degli album Toy Tonics, come mai?
K: Volevo che si vedesse dove passo la maggior parte del mio tempo e dove nasce tutto. Noi siamo sempre stati un po’ fuori dal cliché, anche visivamente. Ci piace mischiare le carte.

LOI: Tu vivi a Berlino, che è un centro creativo potentissimo, soprattutto per la musica tecno ed elettronica. Come Toy Tonics suonate molto anche in Italia: com’è cambiata secondo te la scena italiana?
K: La scena italiana sta crescendo, e anche bene. Negli ultimi dieci anni c’è stata un’esplosione della techno, soprattutto quella più dura, quella da festival, diciamo. Quella che era la musica da Berghain. Ma adesso stiamo entrando in una nuova fase: la gente cerca qualcosa di più emotivo, colorato, che mescoli più influenze. E questa è una cosa molto italiana: mischiare. L’Italo Disco, le influenze mediterranee, il modo di stare insieme, fare festa…oggi è super attuale. Noi proponiamo una musica positiva, che unisce molti generi ed è qualcosa che si sposa benissimo con la cultura italiana, che da sempre prende e reinterpreta. Le cose sono cambiate parecchio, ora noi di Toy Tonics siamo resident al Berghain, 10 anni fa non l’avrei creduto possibile.

LOI: Non pensavi sarebbe stata questa la direzione quindi…
K: Per niente. Berlino in quegli anni era in pieno boom techno. Ma io ero già lì da un po’, avevo vissuto quella scena, e volevo qualcosa di diverso. Ho incontrato musicisti, DJ, artisti da ogni parte del mondo e ci siamo detti: «Creiamo uno spazio per nuova musica». È nato tutto così, un po’ per contrasto.

LOI: Ad oggi Toy Tonics è una family piuttosto numerosa, come scegli i dj che ne fanno parte?
LOI:
Per me è una questione umana. Prima ci conosciamo, viaggiamo insieme, chiacchieriamo (di tutto e non solo di musica) e suoniamo insieme. Chi lavora con noi è curioso, spesso ha una formazione artistica o musicale, suona strumenti, legge, ha un certo tipo di sensibilità. 

LOI: Tu sei musicista e vieni da una famiglia di musicisti. C’è uno strumento in particolare che per te è “casa”?
K: Il pianoforte. È il mio strumento base e quello che mi ha formato. Anche se ora sono un DJ, lo suono ancora tanto, soprattutto quando produco con altri: uso synth, tastiere, ma l’approccio è sempre quello.

LOI: E com’è avvenuto il passaggio dal jazz e la musica classica all’elettronica?
K: In modo molto naturale. Da ragazzo uscivo tanto, andavo ai party, giravo tutti i club, ero curioso. Lo sono stato così tanto da iniziare io stesso a mettere i dischi alle feste, poi a suonare fino arrivare a produrre e a organizzare le serate…così è diventato un lavoro. 

LOI: Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
K: Il pianista Herbie Hancock, Headhunters è un capolavoro. E Yellow Magic Orchestra, che è stata anche di ispirazione per il mio ultimo album.

LOI: C’è un periodo o un anno particolare che possiamo identificare come “golden age/year” in ambito dance?
K: 2004, 2005, 2006. C’era una libertà enorme. Mischiavamo rock, elettronica, funk…tutto. Londra e Berlino erano città esplosive. La gente nei club si vestiva strano, voleva mostrare chi era e non solo ballare al buio. Sono stati anni molto creativi, di libertà espressiva e secondo me stanno tornando. 

LOI: Che consiglio daresti a un giovane che vuole fare il DJ?
K: Di non farlo. Oggi tutti vogliono fare i DJ – è un po’ la nuova moda – ma farlo seriamente è difficile. Si deve studiare e avere una visione, qualcosa da raccontare e condividere, saper comunicare. Non basta mettere due dischi. 

LOI: All’inizio nell’intervista mi hai detto di essere appassionato di storia, mitologia e sociologia…Leggi? Se si, quale libro è sul tuo comodino ora?
K: Leggo di tutto, anche più libri contemporaneamente. Ultimamente sto leggendo Andreas Reckwitz, un sociologo tedesco che parla della trasformazione della società in un sistema dove tutti vogliono essere “creativi”, unici e speciali. È interessante.

LOI: Suoni a Milano il 12 aprile per la Design Week alla Fabbrica del Vapore. Porti le tue vibes anche lì?
K: Spero di sì! Toy Tonics è anche una community non solo un’etichetta. Organizziamo tante feste, collaboriamo con artisti visivi, facciamo anche merch: t-shirt, poster, grafiche... Tutto fa parte di un’estetica. Per me è un modo di vivere la musica, di stare insieme, di comunicare un’energia. Quella che vogliamo portare anche a Milano.

Tags

Articoli consigliati