Diane von Fürstenberg e Zalando: «Il nuovo sodalizio celebra l'arte del vestire»
La stilista belga ripercorre la sua storia, riflette sull’evoluzione della moda e racconta cosa significa restare fedeli a sé stessi.
Con una nuova campagna lanciata in collaborazione esclusiva con Zalando, Diane von Fürstenberg inaugura una fase inedita del suo storico marchio. A oltre cinquant’anni dalla nascita del celebre wrap dress, la stilista riafferma la propria visione di una moda al servizio delle donne, affiancandosi a volti internazionali come Grace Elizabeth per trasmettere un messaggio di forza e consapevolezza. La partnership con Zalando - ora unico distributore retail del brand in Europa - segna un momento strategico, con l’obiettivo di raggiungere una nuova generazione di consumatrici attraverso uno storytelling contemporaneo e digitale: «Questa è una nuova era per la mia azienda» racconta Diane von Fürstenberg, «A febbraio 2025 ho riacquistato il pieno controllo del mio marchio, sul prodotto, sulla narrazione e sulla distribuzione, e ho scelto Zalando come distributore ufficale per l’Europa».
L'OFFICIEL ITALIA: Tantissime donne hanno indossato i tuoi capi nel corso degli anni, da Michelle Obama a Madonna. C'è qualcosa che le accomuna?
Diane von Fürstenberg: Una donna si veste perché vuole comunicare qualcosa. Madonna indossava il wrap dress quando presentava un libro per bambini. Voleva trasmettere sicurezza mentre parlava ai più piccoli. Michelle Obama lo indossò per il suo primo biglietto di auguri natalizio come First Lady — anche lei per esprimere fiducia, ma in modo completamente diverso. Non esiste un solo tipo di donna DVF. In una mia mostra, c’era una foto di Michelle Obama con il wrap dress, e proprio accanto a lei, Amy Winehouse, due settimane prima della sua scomparsa.
LOI: C’è una donna che non hai ancora vestito ma ti piacerebbe?
DVF: Mi piace essere sorpresa, non esiste 'una sola donna'. È più una questione di come le persone lo indossano gli abiti e cosa significano per loro. Voglio che l’abito sia come un amico per la donna.
LOI: Hai fondato il tuo marchio in uno dei periodi culturalmente più ricchi della storia della moda. In che modo questo ha ispirato i tuoi design?
DVF: Gli anni ’70 sono stati un decennio incredibile. Pensavamo di aver inventato tutto. Sono arrivata a New York e c’era nudità a Broadway. New York era economica, e proprio per questo c’era tanta arte. Tutto era possibile, c'erano artisti ovunque ed eventi ogni sera.
LOI: Cosa pensi che ci fosse negli anni ’70 che oggi manca nella cultura attuale?
DVF: Non lo so. Voglio dire, da baby boomer che era giovane negli anni ’70, a volte mi sento in colpa per il mondo che abbiamo lasciato.
LOI: Ci sono differenze fondamentali tra il brand DVF di oggi e quello degli anni ’70?
DVF: Quando ho iniziato, creavo piccoli abiti che pensavo fossero pratici, sexy e semplici. Poi l’azienda è cresciuta, ci sono stati alti e bassi esattamente come per la vita. Quello che trovo affascinante è che sono sempre le ragazze giovani a riscoprire il brand. Negli anni abbiamo avuto diversi CEO e designer, ma ogni volta che ci allontaniamo dai codici fondamentali di DVF, tutto si indebolisce. Quando invece torniamo alle radici, il design risulta fortissimo.
LOI: Come sei riuscita a restare fedele a te stessa e al tuo brand nel tempo? E quali valori ritieni oggi fondamentali quando si lavora con le piattaforme digitali?
DVF: Essere fedeli a sé stessi è la cosa più importante, ma è anche molto difficile. È una sfida quotidiana, ma è il segreto della vita.
LOI: Hai mai sentito la pressione di dover cambiare l’identità del tuo marchio?
DVF: Ogni anno scelgo una parola. Quest’anno è ‘agilità’. Avere agilità è fondamentale, come persona, come brand, come azienda e come Paese.
LOI: Guardando alla tua evoluzione stilistica, ci sono capi iconici che hai indossato? O qualcosa che oggi non indosseresti più?
DVF: Indosso ancora pantaloni di quando avevo 15 anni, abbinati a una giacca dell’anno scorso! Forse è per via degli anni ’70, o forse è semplicemente il mio stile, ma in qualche modo i miei abiti sembrano senza tempo.
LOI: In termini più personali, da dove nasce la tua sicurezza?
DVF: Mia madre mi ha sempre spinta a essere indipendente, significa prendersi la responsabilità di essere sé stessi. E me ne sono fatta carico fin da bambina.
LOI: La tua è una storia di coraggio fin dall’infanzia, vissuta con intensità in ogni momento. Ma ci saranno stati momenti di dubbio o ostacoli che sembravano insormontabili. Puoi raccontarne uno e come l’hai superato?
DVF: Se mi chiedi se ci sono stati momenti in cui mi sono sentita una fallita? Certo, quasi ogni giorno, per un minuto. Ma poi si va avanti. Si commettono errori, ma fa parte della vita. Da un errore grave può nascere qualcosa di buono, purché tu resti fedele a te stessa. Quando sei al vertice, resta umile. Quando sei in basso, sappi che un’altra porta si aprirà.
LOI: Come stilista, in che modo la collaborazione con Zalando si allinea con la tua visione di una moda timeless e accessibile?
DVF: Ho scelto Zalando perché è un’azienda giovane e dinamica che distribuisce digitalmente in 25 Paesi europei. È una realtà moderna, con fondatori giovani, una mentalità giovane e un modello di distribuzione fantastico. Credo che faremo cose entusiasmanti insieme.
LOI: Si parla molto della crescita del consumatore aspirazionale di lusso, con la Gen Z protagonista della spesa in questo settore. In che modo la piattaforma digitale di Zalando coinvolge questo pubblico?
DVF: Non disegno pensando a una generazione specifica ma pensato alle donne, con tessuti pregiati, stampe colorate, forme fluide che includono i dettagli della sartoria tradizionale. Penso a come si muove, a come farla sentire sicura.
LOI: Come vedi l’evoluzione della fama e del glamour nell’era di Internet?
DVF: Andy Warhol sarebbe impazzito con Internet! È stato lui a inventare il concetto di ‘it girl’ che è fondamentalmente ciò che sono gli influencer oggi.
LOI: Pensi che l’idea di glamour di oggi sia diversa da quella del passato?
DVF: Quando ho scritto il mio libro The Woman I Wanted to Be, mi sono resa conto che avevo usato la parola ‘glamour’ in quasi ogni pagina! Il glamour per me era importantissimo crescendo. Portavo gli occhiali da sole all’aperto da quando avevo 12 anni perché pensavo mi rendessero glamour. Oggi il mondo è molto confuso su tante cose, perché abbiamo troppe informazioni. Ma il glamour esiste ancora, è solo diverso.
LOI: Qual è la tua più grande speranza per il futuro del fashion system?
DVF: La sostenibilità. Voglio creare cose che non vengano buttate via.