Fashion

La voce e il corpo di Nava

Arriva dalla Persia e in Italia ha scoperto la passione per la musica. Nava - il suo nome significa melodia -, è cantante e performer, e usa la sua arte per liberare le donne dalla vergogna delle proprie forme. Proprio le forme sono il filo conduttore dell'opera di Marcello Morandini esposte nella Fondazione che aprirà a breve a Varese, location di questo shoooting.

Nava indossa Top e gonna, PINKO; earcuffs, SELITI ROMA; orecchini, PROVINCIA STUDIO, guanti, stylist's own; stivali, GIANVITO ROSSI.
Nava indossa Top e gonna, PINKO; earcuffs, SELITI ROMA; orecchini, PROVINCIA STUDIO, guanti, stylist's own; stivali, GIANVITO ROSSI.

Text by CRISTINA MANFREDI 
Foto MARCO RUSSO
Styling DILETTA ACCORRONI

È nata e cresciuta a Teheran e a 17 anni è arrivata a Milano, dove ha scoperto la sua vocazione per la musica e la performance. Nava Golchini, in arte è solo Nava, che nella sua lingua significa melodia, suono. Oggi, a 29 anni, parla un italiano perfetto, imparato dai compagni di studio dell’accademia musicale scoperta per caso grazie a una pubblicità sulla metropolitana e, dopo aver lavorato con un collettivo di musicisti come Nava Project, ora affronta la carriera da solista con un singolo, “Senti”, uscito nel gennaio scorso, seguito da “Gaz”, appena rilasciato su tutte le piattaforme dall’editore musicale Oyez!, in attesa del nuovo album. La sua musica mixa atmosfere elettroniche, echi persiani (lei non chiama Iran il suo paese), testi ipnotici a un’immagine esplicita, un’esibizione del proprio corpo e un utilizzo attivista della moda per dimostrare soprattutto alle donne della sua terra che non devono vergognarsi di essere se stesse.

L’OFFICIEL ITALIA: Cos’ha significato per te crescere a Teheran e poi arrivare in Italia?
NAVA: I primi tempi qui, quando dicevo di essere persiana, mi domandavano subito come mai non indossavo il burka. Nel mio Paese c’è una parte di popolazione fanatica e ipercredente e un’altra molto libera. Nascere lì significa stare dentro a una bolla perché questa spaccatura ti porta ad avere una vita di superficie e una dimensione a porte chiuse con la tua ristretta cerchia di amicizie, qualcosa che non puoi fare emergere perché in un attimo il tuo futuro rischia di venire compromesso. Ecco perché quando raggiungiamo una certa età tendiamo ad andarcene per poter costruire una vita altrove.

Scorri verso il basso per scoprire tutta l'intervista di Nava 

Top, gonna e stivali, AC9; orecchini e collana, AEPHOTIKA; anello, PROVINCIA STUDIO.

LOI: Quanto l’aver dovuto proteggere o nascondere certe tue inclinazioni ha influito sulla tua visione di artista?
N: Moltissimo. Io ho creato un alter ego che riflette ciò che ho vissuto da piccola: c’è la Nava di ogni giorno, ma quando salgo sul palco non sono affatto la stessa persona, è come se scattasse qualcosa nella mia testa, divento una specie di avatar. All’inizio i miei genitori sono rimasti scioccati, mi hanno chiesto il perché di queste trecce, dei vestiti, della musica. Ho spiegato loro che non devono pensare che quella sia la loro figlia, è un personaggio che fa parte di me e si esprime in un certo modo.

LOI: E quale è il messaggio che lancia questo “Navatar”, come lo chiami tu stessa?
N: In Persia c’è un forte senso di vergogna per il corpo femminile che ti viene imposto. Le donne crescono con questa mentalità senza nemmeno rendersene conto: il corpo non lo devi mostrare. Con la mia immagine io cerco di andare contro, di provocare e far capire alle ragazze che se l’ho fatto io, lo possono fare anche loro. Io sono qui per creare un po’ di libertà e di ribellione in chi verrà dopo di me. Quante ragazze ci sono nel mio Paese che non hanno il coraggio di mostrarsi, e che magari vedendomi smetteranno di provare disagio nell’essere se stesse: un corpo ce l’abbiamo tutti, che senso ha vergognarsene?

Top e pantaloni, ISSEY MIYAKE; orecchini e collana, SELITI ROMA; anello, TUONO DESIGN; sandali, GIANVITO ROSSI.

LOI: Quindi che rapporto hai con la moda?
N: Amo quei brand che sanno costruire un mondo a se stante, penso per esempio a Iris van Herpen. Mi piacerebbe tantissimo fare parte dell’universo estetico di designer come lei, perché quando la musica e la moda si connettono il tutto prende una consistenza ancora più artistica. Proprio non mi basta che il vestito sia semplicemente figo.

LOI: Com’è cambiato il tuo lavoro da quando avete sciolto la band e tu prosegui il percorso da sola?
N: Quando sei in un gruppo le responsabilità si dividono, mentre ora devo essere impeccabile su ogni fronte. Prima mi occupavo più che altro dell’aspetto della melodia e parzialmente della musica, oggi devo gestire tutto, linea melodica, testo, ma anche i contatti con i diversi produttori. Per me Nava è un’esperienza che non si limita al sound. Il mio spettacolo non ha tempi morti, è un unicum, una perfor- mance in cui il pubblico si cala e rimane focalizzato finché finisce. Ora abbiamo già delle date in Italia, anche se mi piacerebbe fare un tour in Nord Europa dove il pubblico è molto attento e curioso anche se non ti conosce.

LOI: Che cosa sogna oggi Nava?
N: Di salire sul palco a Coachella!

Trench, TAGLIATORE 0205; turtleneck, top e pantalone, OH CARLA; orecchini, ELL MILANO, anello, stylist's own; sandali, PINKO.

HAIR: Rodrigo De Souza
MAKE UP: Greta Ceccotti
STYLING ASSISTANT: Francesca Russo

Abito su pantaloni e sandali, SPORTMAX; orecchini e collana, PROVINCIA STUDIO.

DISCOVERING FONDAZIONE MARCELLO MORANDINI

Avrebbe dovuto inaugurare in autunno ma per un inceppo burocratico l'apertura è stata rimandata ed è prevista a breve. La Fondazione Marcello Morandini accoglie il pubblico in una villa Liberty nel cuore di Varese. Si tratta di un progetto atipico, avviato nel 2016, in cui è l’artista stesso a radunare le sue opere più significative e forse ancora troppo poco conosciute dal pubblico italiano. Classe 1940, Morandini è nato a Mantova per trasferirsi nel 1947 a Varese dove oggi vive. È considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’Arte Concreta in Europa e, a partire dagli anni ‘60, ha sviluppato una visione rigorosa a cui è nel tempo sempre restato fedele: «In arte uso i colori bianco e nero, come una grafia su di un foglio, dove per leggere e capire non è necessario altro valore cromatico aggiunto e la forma ha modo di raccontare unicamente la sua bellezza», spiega. Un black & white assoluto, che si apre a tratti al colore solo nel suo lavoro di designer (importante la sua collaborazione con la fabbrica tedesca di porcellane Rosenthal). Morandini ha anche progettato grattacieli in Estremo Oriente, edifici e spazi pubblici. La Fondazione è nata grazie al contributo di due collezionisti che volevano valorizzare il suo lavoro attraverso uno spazio espositivo accessibile al pubblico. Morandini ha individuato l’immobile costruito nel 1907 e sempre appartenuto a una famiglia del posto e lo ha acquistato per poi curarne il restauro insieme alla moglie Teresa.

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