Interviste

#WONDERWOMEN: Donatella Versace

In conversazione con Donatella Versace #WONDERWOMAN de L'Officiel Italia
clothing apparel figurine

Legatissima al fratello Gianni, che le affida nel 1994 la direzione artistica di Versus, Donatella Versace ne prende il posto tre anni dopo, ancora sotto shock per l’assassinio dello stilista a Miami. Donatella ha 42 anni, e una determinazione di ferro a mantenere intatta l’hype del marchio. Vero e proprio personaggio pop, con la sua abbronzatura perenne, la chioma platino, i diamanti extra size, le amiche superstar, party-girl perennemente circondata da supermodels e rock royalties.

Qual è l’origine della tua passione per la moda? Al di là di Gianni, c’è stato un momento che ha rappresentato una specie di “rivelazione” in cui hai deciso che quello era il tuo destino?
No. Dopo l’università ho raggiunto Gianni a Milano e lui ha iniziato a dirmi, fai questo, fai quello e un po’ per volta mi sono trovata a lavorare a tempo pieno. Con il tempo ho iniziato ad amare ciò che facevo, stare sui set fotografici, vedere come un’idea si trasformava in un abito, l’emozione delle sfilate, le modelle e le celebrities. Sono stata fortunata perché è stato come se Gianni avesse visto in me qualcosa che nemmeno io avevo visto e che mi ha portata in una direzione completamente diversa da quella che mi ero immaginata.

Negli anni ’90 le supermodels, poi Madonna, Jennifer Lopez... Cosa accomuna le donne simbolo di Versace?
La forza, l’intraprendenza, la sicurezza in se stesse, il carisma, la voglia di rompere le regole... Madonna è unica al mondo. Ci conosciamo da una vita e siamo amiche da sempre. Da lei ho imparato la forza che si trae dal credere fermamente in ciò che si fa: mi ha fatto capire il significato di “never give up” come nessun altro. Di JLo mi piace la forza, la passione, la dedizione al lavoro, ma più di tutto la ammiro come essere umano e come madre. È una delle donne più genuine e belle che io abbia mai conosciuto e mi rende così orgogliosa quando indossa un abito Versace.

L’abito di cui sei più fiera?
Il Jungle dress. L’ho disegnato per la S/S 2000 ed è diventato iconico – lo posso dire di una cosa che ho fatto io? Quando awards il mondo intero ha avuto la stessa identica reazione: è rimasto a bocca aperta. Milioni di persone su internet cercarono la foto di Jennifer. Fu così che il Jungle dress entrò nella storia, ispirando il team di Google a creare un nuovo strumento di ricerca: Google Immagini.

Quali sono state le figure determinanti per il mito Versace?
Ci vorrebbe un’enciclopedia per elencarle tutte. A cominciare da geni della fotografia come Richard Avedon, Helmut Newton, Iriving Penn, Bruce Weber, fino a Steven Meisel e Mert and Marcus. Le supermodels sono nate con Gianni, quando gli ho suggerito di farle sfilare in passerella oltre che utilizzarle sui set fotografici: Naomi, Cindy, Claudia, Stephanie, Linda, Carla, Kate, passando da Giselle fino a Gigi e Bella, Kendall, Vittoria, Kaia... L’elenco è davvero lungo, ma ciò che accomuna tutte queste persone, che fanno davvero parte della famiglia allargata di Versace, è il fatto che sono state in grado di lasciare un segno nella società che va oltre la moda. All’epoca erano le vere celebrities, di cui si voleva non solo copiare il look, ma anche sapere dove andavano in vacanza...

Quali sono stati i momenti più importanti per il marchio sotto la tua direzione?
La "Tribute Collection" (S/S 2018 nda) ha sicuramente rappresentato una svolta per il brand e per me personalmente. È stata una sfida difficile, un percorso a tratti doloroso, ma allo stesso tempo liberatorio. Onestamente, non mi aspettavo il successo che ha avuto, non perché non abbia fiducia in ciò che faccio, ma perché si è sempre un po’ critici con sé stessi, soprattutto quando ti confronti con il lavoro di un genio. E non posso non citare il momento in cui Jennifer è entrata in passerella lo scorso settembre: è stata la chiusura di un cerchio iniziato nel 2000 che mi ha regalato emozioni indescrivibili. Anche l’ultima F/W 2020 è stata un momento fondamentale, perché per la prima volta abbiamo sfilato con l’uomo e la donna insieme. Ho preso questa decisione per sottolineare con più forza i valori di inclusività e uguaglianza alla base del DNA di Versace.

La moda è in un momento di grande cambiamento, sta ripensando stagionalità, numero di collezioni, il tema della sostenibilità è sempre più forte... Quali sono i principali cam- biamenti in atto da Versace?
Molte cose andranno riviste e stiamo mettendo in atto i primi cambiamenti. Non mi voglio sbilanciare in dichiarazioni di nessun tipo, perché questo è davvero un momento delicato, un momento che nessuno prima di noi aveva vissuto. Stiamo riconsiderando tutto, perché concetti che erano dati per assodati fino a sei mesi fa ora sembrano privi di senso: la stagionalità delle collezioni, quanto vasta dovrebbe essere una collezione, cosa dovrebbe includere... Se la moda è lo specchio della società che la crea e la società è cambiata, allora probabilmente ci sarà un cambiamento nella direzione che le persone desiderano. Sostenibilità e autenticità giocheranno un ruolo fondamentale, così come il mondo digital.

Ti sei sempre impegnata a favore della comunità LGBT, nella lotta all’Aids...
Credo nel potere del cambiamento. Credo che possiamo, come esseri umani e come società, costruire un mondo migliore per noi stessi e per chi verrà dopo, supportandoci reciprocamente, accettando che non siamo tutti uguali e che le nostre differenze ci rendono unici. Anche solo con il più piccolo gesto di gentilezza possiamo portare questo cambiamento nelle nostre vite. Stiamo attraversando un momento difficile e solo restando uniti possiamo sperare in un futuro più luminoso per tutti. Abbiamo appena riscoperto l’importanza di essere gentili gli uni con gli altri, di aiutarci, di essere una vera comunità. Per questo motivo supporto da sempre diverse associazioni e in particolar modo sono impegnata a favore della comunità LGBTQ+: quest’anno ho festeggiato l’anniversario della mia nomina come per l’uguaglianza dei diritti LGBTQ+), collaborando con Pride Live e Arcigay per supportarne la lotta per i diritti.

Articoli consigliati