Design

To the max: i progetti dell'interior designer Kelly Wearstler

Tra i progetti dell' interior designer Kelly Wearstler ci sono ristoranti, alberghi, proprietà private. Ed anche un Hummer elettrico e un nuovo super-yacht. 

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Kelly Wearstler foroarafata da Joyce Park

Stare dietro all'interior designer Kelly Wearstler sembra una faccenda estenuante. In quello che è un pomeriggio normale per questa potenza di 54enne, supervisiona uno shooting durato cinque giorni nell'ultimo hotel di cui ha curato l'arredamento, le 148 stanze del Down town LA Proper; lavora su diverse residenze private e progetti commerciali, incluso un altro hotel a Miami; storna nuovi prodotti e collaborazioni con artisti; incrementa le performance del suo e-commerce, includendo pezzi in edizione limitata creati in collaborazione con artisti e artigiani a cui in passato aveva affidato incarichi. Per non citare i disegni per un nuovo yacht di 60 metri, «Forse il progetto più  concentrato sui dettagli che abbia mai fatto.

Ho quasi 60 persone nel mio studio e tacciamo una selezione molto accurata dei progetti», dice la designer. «Siamo un'azienda/boutique e voglio mantenere questa dimensione». Il modo migliore di riferirsi a lei è non compararla a un architetto newyorkese o a un industrial designer come Philippe Starck. Un esempio emblematico: il dipartimento più nuovo del suo studio è quello dedicato ai CGI rendering e ai video-progetti. In marzo, è stata la protagonista di un video creato dal suo team dove si immagina un fantastico, futuristico mega-garage nel deserto della Califoria del sud per il nuovo Hummer elettrico di GMC. Un po' Star Wars, un po' video da real estate di ultra-lusso e così "totalmente Kelly". «Non avrei mai pensato di lavorare al processo di reimmaginazione di una macchina», dice «ma non sai mai chi ti chiamerà».

Wearstler è nata e cresciuta a Myrtle Beach, in South Carolina, con una giovane madre che era amante del vintage in materia di design e interni, e un padre ingegnere. Da ragazza ha divorato riviste, senza però entrare in stretto contatto con il design vero e proprio, dato che ha studiato grafica a Boston. È a causa di un bellissimo studente di architettuta del suo stesso college che Wearstler segue le lezioni di architettura, che l'hanno portata alla doppia specializzazione e incoraggiata a trascorrere il suo tempo libero a New York dove ha assorbito la cultura del design. «I miei progetti hanno una vera qualità grafica e credo che sia da lì che arriva tutto».

Dopo Boston, ha continuato a studiare alla Scuola di Arti Visive a New York, mentre assisteva il famoso graphic designer oggi scomparso Milton Glaser - noto soprattutto per il logo Iconico "I Love New York". Durante tutto quel periodo, Wearstler lavora come cameriera per mantenersi e pagare il prestito studentesco. E anche dopo essersi spostata a Los Angeles in cerca di lavoro nell'industria cinematrografca, continua a servire ai tavoli finché un amico ha bisogno di arredare un ristorante a Venice Beach. Una commessa porta a un'altra, e presto ha abbastanza risorse per aprire il suo studio, un piccolo spazio su La Brea.

Il grande successo è arrivato quando ha ridisegnato l'Avalon hotel a Beverly Hills. Ha conosciuto un imprenditore immobiliare (il suo futuro marito) Brad Korzen tramite una amica, una attrice conosciuta ai tempi in cui faceva la cameriera, e lo ha aiutato a rifare gli spazi comuni delle sue proprietà. Quando ha aperto nel 1999, quell'albergo di metà secolo - dove anche Marilyn Monroe aveva soggiornato - aveva ritrovato il suo snendore e inoltre, era nato uno degli elementi principali della sua estetica: una reinterpretazione accattivante del fascino della Hollywood Regency che sapeva di contemporaneo, vivibile e lussuoso. 

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Hazy (Farrow&Ball) in DTLA; Terracotta (Farrow & Ball); entrambe le immagini sono realizzate dal fotografo Trevor Tondro

Poi, nel 2004, il suo libro "Modern Glamour" l'ha imposta all'attenzione della stampa. Più tardi nasceva il suo ristorante da Bergdorf Goodman a New York dall'invito da parte del retailer di creare il primo shop-in-shop in cui vendere le sue creazioni. Un progetto di sei mesi in cui ha creato il suo intero concept retail, prendendo spunto dai pezzi bespoke che aveva creato per residenze private o da pezzi vintage scovati in giro, e l'avamposto newvorkese, rimasto aperto per dieci anni, ha lanciato una nuova era della sua carriera come product designer, una carriera che continua ad accrescere. Il resto è storia recente. Wearstler ha spostato gli equilibri della cultura visuale degli Stati Uniti sulla West Coast prima che fosse cool trasferirsi a LA.

La città, con il suo kitsch pesante, era pronta per essere reinventata e la giovane designer sotto questo aspetto è stata una pioniera. Non che sia stato facile. «E stata dura trovare gente in gamba, di talento», a Los Angeles nei primi anni della sua carriera. Oggi fa un po' da amplincatore della scena losangelina, dal momento che uno dei suoi tanti progetti recenti riguardava il ruolo di guest editor per l'edizione autunnale della "Los Angeles City Guide" di Louis Vuitton.

Sto bene quando sono impegnata. Non me ne sto mai con le mani in mano.

Austin Proper Lobby Staircaise foto di The Ingalls

I suoi consigli per conoscere la città? «Mescolare alto e basso», dice lamentando un po' la perdita delle tante boutique che era solita frequentare da giovane. Amo la parte est della città, mi ricorda la Los Angeles che esisteva quando mi trasferii». Tra le sue collaborazioni recenti, oltre a quella con GMC per l'Hummer, una linea di colori da pittura per il marchio inglese Farrow & Ball; una serie di piccole sculture che sembrano delle disco ball in procinto di sciogliersi per il collettivo d'arte olandese Rotganzen; Trascendence è la sua più recente linea di arredo e accessori che include tavoli in legno rigato e una serie di complementi in resina bordata in castagno e sembrano fatti di argilla.

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Il salotto di Broad Beach, living room di Hillcrest; entrambe le foto sono state realizzate da The Ingalls

Uno dei suoi progetti più intriganti è la sua casa a Malibu Beach, dove ha vissuto durante la pandemia per otto mesi, così che lei e la sua famiglia potessero essere vicini all'acqua durante il lockdown (è surfista). La casa del 1953 era rimasta pressoché nelle condizioni originali. Nel frattempo è stata venduta, ma le foto dello spazio, con un'atmosfera calda, da metà secolo, piena di influenze italiane e materiali naturali, rappresenta in dettaglio quanto la designer sia evoluta nella sua carriera ventennale a sua ultima ossessione è il tennis, cui gioca con i figli. Si allena due ore al giorno, spesso iniziando con lezioni di tennis alle sei di mattina, seguite da pilates prima di pranzo. «Io sto bene quando sono impegnata. Non me ne sto mai con le mani in mano»

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