Xiaomi 12 Series: spirito divino
Siamo così sicuri che l’identità di un telefono si trovi nell’equilibrio tra sostanza e forma? E quella di un brand sia a rischio quando esce dalla propria comfort zone? La storia di uno smartphone Xiaomi di fascia alta, di una diva divina, di un uovo speciale e di uno sguardo che arriva da lontano (sarà il David o Luca Argentero?)
Dicono che quando Franco Zeffirelli vide per la prima volta Maria Callas non poté fare a meno di pensare che non solo era vestita male ma anche in una maniera che la penalizzava oltremodo. Poi lei appoggiò sul pianoforte la coppa di champagne che stava bevendo e iniziò a cantare. In un attimo ogni qualsiasi dettaglio poteva anche stonare addosso a lei ma l'evento a cui Zeffirelli stava assistendo si manifestava in tutta la sua potenza. Quella che cantava era una donna poco elegante, la sua bellezza era zero in confronto a quella di Fanny Ardant che poi la interpretò sul grande schermo (per non essere da meno Zeffirelli in quel suo film scelse per sé Jeremy Irons ), eppure era divina.
L'identità non solo è sempre intimamente contraddittoria, fratturata, antagonistica ma è soprattutto affermazione estrema della differenza da sé. È cioè espressione di qualcosa che ci rappresenta in maniera distinta da tutte le altre proprietà particolari. Al dunque una rosa è una rosa, come un telefono è sempre un telefono. C'è qualcosa di più però della rosa stessa. Qualcosa di misterioso che trascende pure la singolarità malvestita e le imperfezioni fisiche della Callas, e che lascia sbigottiti e ammirati: l'identità si risolve in un elemento nuovo e inatteso: Maria Callas e solo lei è la Divina .
Non la risoluzione delle sue intime contraddizioni ma la crepa che attraverso di esse, differenziandosi da sé, rivela un’identità sorprendente.
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Cos'è allora che rende un telefono speciale se al dunque ogni telefono è un telefono? In una rincorsa infinita non solo i modelli nascono e muoiono con l'alternarsi delle stagioni regolate dai tempi della Moda, ma anche le serie crescono in numerazioni che riaffermando un'identità di base provano a soddisfare le diverse terrene necessità degli utenti. Sarebbe semplice risolvere il rompicapo ricorrendo alla vecchia distinzione tra forma e contenuto. Agisco sulle potenzialità dell'hardware implementandole e cerco un equilibrio estetico che le contenga. La ricerca però non ha niente a che vedere con la novità, è proprio l’opposto, è la non-novità per antonomasia; ricerca è riflessione costante sulle tracce continuamente indicate e perseguite, rimodellate, riproposte. È riscrittura di codici che si sgambetta da sé: se imita solo sé stessa cala il sipario.
Così, visitando la Fondazione Franco Zeffirelli a Firenze in occasione della presentazione della Xiaomi 12 Series in realtà non si scopre ciò che già si sa o che ci si aspetta di scoprire, quello che si rivela è l'animo artistico del regista che solo gli accidenti della vita hanno poi indirizzato sul teatro e sul cinema. Un animo che sembra esplicarsi al meglio e resiste sorprendentemente al consumo del tempo nei bozzetti e negli acquerelli, che a loro volta per quegli accadimenti strani che capitano sovente e in maniera più facilmente orecchiabile nella musica rivelano le ascendenze consapevoli o meno di qualcun altro: qui non si può ad esempio non pensare immediatamente all'uso che in altri ambiti fa Gipi dei colori e a come le notazioni di Zeffirelli diventino nuvole nei suoi fumetti.
Ma sono debiti, furti, citazioni? Potrebbe anche essere che proprio perché diamo valore all'opera di un contemporaneo sia questo a illuminare espressioni del passato che altrimenti avremmo trascurato. E l'occhio del Colosso Toscano veda più lungo all'interno delle Galleria dell'Accademia rivolto su sé stesso privo di un orizzonte che quello del suo fake in piazza della Signoria. Oppure è vero il contrario, ed è il fake ad attribuire maggior valore all'originale proprio perché esposto alla vista di tutti, non solo di quelli che si prendono l'impegno di visitare i musei. O sono invece complementari e mentre open air ne ammiri il lato A, le sedie in galleria fanno da corona al maestoso lato B? In definitiva, anche negli Uffizi è l'emoji della paura ad aggiungere nuovo significato al volto della Medusa o chi ha disegnato la faccina aveva in mente il Caravaggio? E la Ferragni a fianco della Venere del Botticelli porta sul breve nuovi clienti agli Uffizi o ne riporta di fedelissimi infastiditi dalla troppa affluenza sul lungo periodo?
Xiaomi esce dalla sua comfort zone e rilancia sul suo stesso successo salendo di livello come nella narrativa dei videogiochi. Ma come suggerisce l'uovo di Koen Vanmechelen in vetro di Murano anche Xiaomi - corsi e ricorsi per me che questo viaggio nella cinematografia del brand l'avevo iniziato alla Mostra del Cinema e un vero e proprio Eastern Egg tra le statue romaniche al primo piano degli Uffizi per i frequentatori dei videogames - porta insito dentro il brand, cullato e protetto da artigli di pollo, un passato ancestrale e la promessa di un futuro sconosciuto. Chi guarda verso l'esterno dall'implementazione dell'hardware sogna orizzonti di intelligenza artificiale, chi guarda dentro di sé dalla finitura sagomata dei display si sveglia e nei momenti di ricarica forse approda alla realtà del Sé, alla conoscenza che ormai ci scopre indissolubilmente legati alla tecnologia. Un CyberDog ci svela come ci vede un cane, umani già differenti con protesi artificiali che sono parte di noi. Se tolgo la cornice allo schermo però che rapporto ho col mondo tutto intorno a me?
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Zefiro soffia dispettoso e tutti i volti sacri della Madonna nella pittura italiana da Cimabue in poi alla fine trovano una nuova identità profana nella bellezza divina della Venere di Botticelli, la quale al contempo rivela quanto tutte quelle madonne fossero semplicemente ragazze. Il Big che fa ricerca, assieme tecnica ed estetica, e disdegnava i cartelloni ora domina sulle facciate dei palazzi; chi investiva in pubblicità e replicava altrui modelli di successo invece azzarda nuove combinazioni che spesso sono reintepretazioni del passato (solo gli stupidi si lamentano d'essere copiati, perché chi non crea può sì rubare la scena ma l'altro è sempre un passo avanti anche quando è due passi indietro).
Le visioni sono importanti ma funzionano solo attraverso narrazioni adeguate. Un abito di scena disegnato da Zeffirelli o un dolcevita nero può spostare l'attenzione quanto e più di una tripla fotocamera. Dominare la scena è un impegno oneroso che non disdegna nemmeno i favori della sorte, a saperli cogliere. Un attore in scena recita "caddi come corpo morto cade", il nuovo ambassador di Xiaomi, Luca Argentero, fuori scena ruba la scena mentre la stampa tech a cena si inebria di una scocca che rotolando a terra non si fa nemmeno un graffio. Ma una cicatrice ti può anche ricordare un tempo in cui eri felice. Una camera senza vista a Firenze ti libera dall'avorio dei cliché hollywoodiani e ti consegna alla siepe leopardiana; la sala breakfast del Grand Hotel Baglioni al quinto piano alla Grande Bellezza effetto cartolina.
Passeggi per Firenze e se non apprezzano più "i tuoi occhi verdi o la simpatia" ti fanno i complimenti per il telefono... siamo animali tecnologici, estensioni della tecnica, al confine tra umano e AI, i bordi si confondono, un Tondo è ancora un quadro?, fai uno scatto in modalità Pro del Ponte Vecchio con lo Xiaomi 11T da una finestra degli Uffizi, pensi sia buono perché il nuovo 12 non ce l'hai, te l'hanno solo raccontato a un dinner party a tavola tra youtuber chiacchieroni improvvisamente afasici lontani dal web, e immagini come sarà col serie 24 telefonando tra vent'anni, poi ti viene il dubbio sia impossibile che possa essere esistere ancora "tra miliardi e miliardi di persone" qualcosa di originale e controlli sulle Immagini di Google fino a quando senza trovarne uno simile l'algoritmo ti dice "a quanto pare sei arrivato alla fine".
Lo uploadi su Instagram.
Un telefono è un telefono.
Ma domina la scena quando non lo è.
Quando sei tu, quando ti alzi da tavola, ti togli dalla scena e solo mancando ti riavvicini a te, perduto letteralmente nel buio delle strade, tra rumori e odori sconosciuti, in una sera che è primavera senza esserlo: è diverso anche il tuo passo.
Sei contento di averlo perché quando ti sei svuotato le tasche ti riporta almeno indietro suonando la canzone di Bresh.
Firenze lo sai.
Spirito divino.
È andato in scena: Xiaomi 12 Pro, il diamante della nuova flagship 12 Series. Grazie al supporto dell’Intelligenza Artificiale le tre fotocamere da 50 mpx (con la principale basata sull’ultra-large IMX707 di Sony), il sensore da 1/1.28” con lente a 7 elementi e l’obiettivo f/1.9 promettono meraviglie assieme al comparto video: motion tracking per la messa a fuoco, ripresa notturna con ultra night photo e portrait night photo. Schermo AMOLED con 1500 nits di luminosità di picco. Batteria da 4600 mAh (il caricatore è presente nella confezione assieme al cavo dedicato, un plus che di questi tempi è meglio precisare).