XIAOMI: Cinemagic. Il nuovo 11T Pro
Una giornata a Venezia alla Mostra del Cinema col nuovo Xiaomi 11T Pro, attori noi stessi inseguendo il folle sogno del Red Carpet
Il motoscafo lascia l'approdo del NH di Murano, il pontile che si srotola in mare è dietro di noi mentre costeggiamo le numerose fornaci dove si soffia il vetro, creando armoniose forme che sulla punta delle lunghe aste prima d'essere lavorate diventano col calore dei forni bolle colorate. Un tragitto che ci porta dritti al Lido, alla sottile striscia di terra, la catwalk naturale che separa la laguna dall'Adriatico e che per due settimane ogni anno si prende la scena lasciando Venezia sullo sfondo, come una quinta scenografica o una boule de neige senza neve e coriandoli, con il campanile di San Marco a misurare la distanza tra la storia e l'effimero per eccellenza, la materia di cui sono fatti i sogni: il cinema. Una bolla dentro la quale si alternano attori e registi, tra aperture, presentazioni di film, interviste, locandine, tappeti rossi, pubblico dietro le transenne, giurati e critici, aspiranti star, vecchi leoni, sinuose gazzelle, produttori voraci, protettivi uffici stampa, smoking e generose scollature in cerca di scatti immor(t)ali, qualche sigaretta, molti spritz, la brezza salata che increspa le cotonature delle dive, i sorrisi richiesti, regalati, abbozzati, sforzati, le mani che ti salutano, ti indicano la direzione, ti proteggono, ti invitano, e gli occhi più spesso negati, nascosti dagli occhiali da sole, concessi solo ai fotografi accreditati, una bolla dentro alla quale si può anche illudersi o far credere d'essere qualcuno, e mentre gli attori recitano da star giocare per un pomeriggio a fare gli attori col rischio vero di prendersi sul serio.
Il motoscafo si avvicina al Lido e già appaiono di spalle sul litorale tra i murazzi, le ville liberty e le case del dopoguerra, i chioschi con le sdraio e gli ombrelloni, quell'aria tra festival e fiera di paese, dove la cultura alta si mescola al popolare e i messaggi inevitabilmente finiscono avvolti nei cartocci del fritto. Con un telefono all'altezza oggi puoi girare in HD e se hai uno stick o trovi un collega compiacente portare a casa un servizio che non ha niente da invidiare a quelli dei canali televisivi. Il copione tanto è quello visto mille volte: allora basta alzarsi quando ci si accosta ai pinnacoli moreschi dell'Excelsior e notata la piccola folla curiosa che si affaccia dalla balconata allungare il braccio in un saluto perché l'esca sia lanciata e sull’imbarcadero tra i pali a strisce da ormeggio veder salire la frenesia da vip watching. Una volta scesi lasciarsi condurre, senza dimenticare di rivolgere un saluto cortese ma sbrigativo, cordiale senza essere affabile, alla camera wide angle da 108 MP che mi ha anticipato e ora mi segue per il tunnel che sotto la strada riemerge tra moquette e pareti rosse con le foto in bianco e nero dei divi nella Sala degli stucchi.
Qui poi basterà in fase di montaggio cercare la musica di Morricone per rievocare la celebre scena con De Niro e la McGovern in “C’era una volta in America” e pubblicare il primo teaser su Insta per poi riascoltarlo con la qualità audio immersiva di Dolby Atmos grazie ai doppi speaker Suond By Harman Kardon. Intanto ci portano sulla strada che conduce al Palazzo del Cinema e allora tra gli addetti ai lavori e i curiosi, come due maree che si incrociano, si sovrappongono, si scontrano, si ricompongono in movimenti centripeti, studiamo la prospettiva giusta per filmare una camminata che tra i cartelloni dei film in concorso stringa sul soggetto come in Blob ("Ma chi siete? Rai 3?" facendo il verso a Elio Germano) e poi si allarghi, grandangolare, a testimoniare che sulla longitudinale passeggiata, tra Palazzi, casinò e provvisori stand, ci siamo veramente e se è vero come racconta Sorrentino nel suo film che Fellini sosteneva che la magia del cinema rendeva meno scadente la realtà qualche volta bisogna concedersi di sognare per accorgersi che non c'è bisogno di un Metaverso perché anche la realtà può essere magica.
Al Tennis Club, in un’area riservata, abbiamo modo di incontrare Mario Martone e sentirlo raccontare dei suoi esordi quando i film si giravano su pellicola e scattarci un selfie con Salvatore Esposito per poi montarlo con la funzione che riproduce, scontornando i soggetti, l’effetto Vertigo con la distorsione prospettica resa celebre da Alfred Hitchcock. Una pausa aperitivo prima della proiezione al Campari Lounge presso la Terrazza Biennale è l’occasione per ricaricare in soli 17 minuti il telefono grazie alla HyperCharge da 120W e girare con Night Time-Lapse un footage della spiaggia con la prospettiva delle cabine resa immortale da “Morte a Venezia”, ma non c’è tempo da perdere bisogna affrettarsi sulla promenade, mentre risuonano le note di una musica anni Settanta e Battisti canta di una vita luminosa e più fragrante, di là dal telo bianco come oltre lo schermo cinematografico oltre il quale qualcuno prova ad alzare la macchina fotografica già sfilano gli interpreti e in barba al servizio d’ordine è facile immaginare di poter attraversare quello spazio bianco ed entrare invece di uscire come nella “Rosa purpurea del Cairo” dentro il film di qualcun altro solo per schioccare un bacio nell’incavo del braccio di Jessica Chastain.
Sono in platea e mentre la speaker annuncia i nomi degli interpreti e del regista che scendono in galleria per assistere alla proiezione tra gli applausi di rito del pubblico siamo tutti invitati a spegnere il telefono dopo l’ultima ripresa in zoom. Scende il buio in sala e quando lo riaccendo sono nel buio della notte, sulla scia bianca dell’elica, in direzione di Murano, e mentre constato di avere in memoria video e foto mi sembra di aver già visto tutto nella bolla colorata di una fornace mentre il vetro si scalda e la fantasia prende la sua forma.
Riprese e montaggio: Xiaomi 11T Pro con Qualcomm Snapdragon 888, tripla fotocamera da 108 MP, telemacro 2x e obiettivo ultra-grandangolare da 120°. Video 8K e HDR10+ per girare filmati da vedere sul display Amoled FHD+ da 6.67 pollici a 120Hz.