Oggetto volante non identificato
La maggior parte delle supercar viene riconosciuta dai più al primo istante.
Non è bello fare nomi, ma a volte basta una silhouette che non ha mai mutato le proprie forme in settant’anni per far intuire di che marchio si tratti. Altre volte è sufficiente il suono di un motore. Altre volte ancora, molto semplicemente, il solo colore identifica la vettura che stiamo guardando. Insomma, ci siamo capiti.
Ma il mondo è bello perché è vario ed sistono supercar su cui curiosi e passanti si devono soffermare più a lungo. Quando non bastano un’occhiata veloce o le note degli scarichi devono avvicinarsi e girare intorno alla vettura per trecentosessanta gradi, fino a leggere il marchio sul cofano anteriore o nella parte posteriore. E quando leggono McLaren, si fermano.
Per gli appassionati, è istantaneo collegare il marchio alla leggendaria McLaren F1 progettata da Gordon Murray e prodotta in 106 esemplari oppure alla P1, hypercar uscita dalla factory di Woking solo nel 2013 in 375 pezzi.
McLaren è anche il nome del team di Formula 1 che ha dominato il Campionato Mondiale tra gli anni 80 e 90 grazie a piloti come Prost, Senna o Hakkinen.
Per i non appassionati, invece, McLaren è un mistero. Un oggetto volante non identificato atterrato sul pianeta terra, magari in un parcheggio o alla stazione di servizio con le ali spiegate.
Questo è esattamente l’effetto che una McLaren 720S fa a chiunque non mastichi pistoni e beva benzina a 100 ottani dalla nascita.
La prima sensazione che questa vettura offre è proprio questa: l’attrazione infinita delle persone, d'ogni genere ed età. Per fotografare questo missile a quattro ruote, si sporgono dai finestrini delle loro auto in autostrada, da fermi, chiedono rispettosamente di poter fare una foto a questa navicella spaziale, misteriosa e poco conosciuta.
Non nascondo d'aver guidato parecchie auto attraenti, ma nessuna di queste ha mai catturato tanta attenzione quanto la 720S. E non è nemmeno rossa, né arancione o gialla: è di un bel più sobrio grigio scuro.
Naturalmente, il modello di punta dell’attuale listino McLaren (eccezion fatta per la Senna, modello a tiratura limitata come F1 e P1 di cui sopra, ndr) regala anche altre memorabili sensazioni.
Ne regala una moltitudine.
La posizione di guida è perfetta, costruita intorno al pilota e caratterizzata da un’eccellente visibilità garantita da ampie superfici vetrate e ammorbidita da prezioso Alcantara. La strumentazione è retrattile a seconda della modalità di guida scelta e lo schermo del sistema di infotainment è posizionato al centro della plancia. Questa belva da pista, che si rivela docile nell’utilizzo quotidiano, è mossa da un 4.0 V8 biturbo da 720 cv e di 770 Nm di coppia.
Traduzione: 341 km/h di velocità massima, 2.8 secondi per raggiungere i 100 all’ora con partenza da fermo e 7.8 per oltrepassare i 200. Da brivido. Quattro dischi carboceramici aspettano quieti di fare il loro dovere non appena in temperatura. Aiutati anche dall’aerodinamica attiva, fermano completamente questa palla di fuoco lanciata a 200 km/h in soli 117 metri. La vettura è estremamente precisa e sfruttabile davvero in ogni situazione. È generalmente silenziosa e pacata; il fischio delle turbine accompagna ogni accelerata con eleganza, mai con cafoneria. Tranne quando si scaldano collettori, dopo aver impostato la modalità di guida Track: lì la storia cambia e dai due scarichi posteriori escono delle fucilate in grado di far impallidire chiunque, a bordo e non.
Frustando il V8 ad alti regimi, lui sibila e sbuffa beffardo proiettando im avanti 1300 kg scarsi alla velocità della luce. Un tuono. Gli pneumatici posteriori reagiscono con sgomento e cercano trazione disperatamente, il muso sembra alzarsi e la vista fatica a reggere la velocità circostante. E proprio quando pensi che questo mostro in tight non possa andare più veloce, lui invece lo fa e spinge in maniera sublime fino ad oltre 7000 giri.
Un’esperienza unica, letteralmente mozzafiato. Pupille dilatate e realtà aumentata.