Muore André Leon Talley, leggendario giornalista di moda
Caftani stravaganti e una grande personalità, famoso per i suoi commenti pungenti. Un altro grande lutto nel mondo del fashion system: un'icona del giornalismo di moda, è considerato uno dei primi afro-americani ad avere promosso talenti bipoc
Muore all'età di 73 anni André Leon Talley, famoso per i suoi look stravanti fatti di caftani appariscenti, i suoi commenti pungenti e la sua posizione come editor-at-large a Vogue USA, dove ha lavorato a stretto contatto con Anna Wintour, fino al 2013 . Non si sa molto della sua morte: mancato ieri, 18 gennaio in un ospedale a New York, ne dà la notizia il suo agente letterario, David Vigliano. Una vita incredibile: inizia come stagista della celebre giornalista di moda Diana Vreeland al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, e negli anni lavorò per la rivista Interview di Andy Warhol, per Woman's Wear Daily, il New York Times, fino ad arrivare a Vogue.
Rappresentava l'esprit creativo della moda degli anni '80, con amicizie illustri con designer del calibro di Yves Saint Laurent e con Karl Lagerfeld , che ospitava Talley nelle sue case vacanza e al quale regalò abiti, una spilla di Fabergè e un baule di Louis Vuitton. Spesso definito 'larger than life' - più grande della vita - per la sua grande ricchezza, conoscenza della moda, ma anche in maniera ironica per le sue misure: alto quasi due metri e dal carattere istrionico. Amava indossare caftani e cappelli vistosi durante una carriera durata oltre sei decenni, difendendo sempre la diversità sulle passerelle 'lo stile trascende razza, classe e tempo' ripeteva spesso. Di lui lo stilista americano Tom Ford disse - 'Appartiene a un altro tempo. Un tempo in cui i giornalisti erano in grado di creare un sogno, in cui la moda era un'economia molto più elegante, in cui lo stile contava davvero'. Iconico il video mentre commenta le pose assunte da Rihanna durante il red carpet del Met Gala nel 2015 (tema 'China Through The Look Glass) e il suo cameo nel film Sex & The City, durante il servizio sposa di Carrie Bradshaw.
"André Leon Talley è stato un giornalista fenomenale che ci ha stupito con la sua analisi della moda e dell'intera storia della moda in generale. Soprattutto, era l'unica persona che ha osato opporsi a Karl Lagerfeld due giorni prima di una sfilata. Non voleva lasciar perdere e alla fine Karl lo ha ascoltato... È una scena che è rimasta scolpita nella mia memoria.", Ralph Toledano, Presidente della Fédération de la Haute Couture et de la Mode.
Nel 2003 esce il suo primo libro "A.L.T.: A Memoir" e nel 2017 il documentario "The Gospel According to André." Talley è stato il primo uomo afro-americano ad occupare un ruolo di così grande importanza per Vogue: uno dei momenti dei quali si è sentito più fiero, come raccontava al Post, fu la Cover Story della ex First Lady Michelle Obama alla quale consigliò di vestire in abiti di Jason Wu. Talley fu anche un'icona LGBTQ, creando la rivista 'The Power 50' nel 2007, nella quale cominciò a parlare della sua sessualità, definendosi 'fluido' nel 2018 in un'intervista di Wendy Williams. A giugno 2021 diventa testimonial del brand di scarpe Ugg dove posa davanti alla casa dove viveva quasi da "ospite" di amici fidati, nel 2020 scrive il suo secondo libro di memorie 'The Chiffon Trenches', nel quale parla della sua esperienza nel mondo della moda e di come gli abusi sessuali e il razzismo hanno influito sulla sua vita, carriera e amicizie. Lascerà Vogue nel 2013 per diventare Editor in Chief di Numerò Russia. Di tutti gli elementi dell'abbigliamento di una persona, Talley considerava le scarpe le più importanti: "puoi dire tutto di una persona da ciò che si mette in piedi", raccontava all'Associated Press.
