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Fragile Art: Enea Toldo racconta l’arte come risposta all'urgenza ambientale del presente

Le opere dell’artista svizzero Enea Toldo rileggono l’urgenza ambientale e la precarietà del nostro mondo. Puntando a raccontarle con un approccio olistico.

Un ritratto dell'artista Enea Toldo. Foto di Mattia Parodi.
Un ritratto dell'artista Enea Toldo. Foto di Mattia Parodi.

Foto MATTIA PARODI
Intervista SIMONE VERTUA

Il suo studio nellhinterland di Milano è un’ampio spazio fermo nel tempo che esprime la pratica creativa dell’artista Enea Toldo: «Lavoro qui tutti i giorni da solo, mi sento un po’ in colpa perché ci sarebbe spazio per ospitare qualche altra artista. Sarei tentato di farlo, ma dovrebbe essere qualcuno che mi ispiri e che mi stimoli». Nell’atelier è evidente che la sua ricerca è incentrata sull’uso di materiali di recupero, elementi naturali come le piante, la terra, le fotografie dei paesaggi vulcanici scattate durante i suoi viaggi, le tele di grandi dimensioni che rubano lo spazio, ma anche le lastre di metallo e gli attrezzi del mestiere. Il suo sogno? Esporre al Palais de Tokyo, anche se il suo vero obiettivo è raggiungere una community solida che comprenda il suo lavoro.

L’OFFICIEL: A che cosa stai lavorando al momento?
ENEA TOLDO: A delle cornici per i miei lavori piccoli che sono più complessi da vendere. Sebbene possa suonare male, uno dei miei obiettivi è vivere con la mia arte. Perciò ho provato ad incorniciare qualcosa e venderlo il giorno successivo. Vorrei risolvere questa cosa in vista della prossima mostra collettiva, per me è importante che i miei lavori siano liberi e non inscatolati, in questo modo assumono una vitalità propria. Il mercato dell’arte oggi è un disastro, ma è lì che mi muovo.

LO: Come ti sei avvicinato al mondo dell’arte?
ET: Mio padre dipinge ad olio, perciò l’arte non è mai stata una cosa lontana da me. I miei genitori avevano colto la mia attitudine all’arte e mi avevano spinto a frequentare il liceo artistico, ma io mi ero opposto: era l’età della ribellione e mi sembrava tutto poco concreto. Ho fatto un anno e mi sono spostato sulla grafica, poi ho lavorato come graphic designer per più di dieci anni e anche come art director per Interview Germany.

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LO: Come mai hai cambiato?
ET: Mi sembrava tutto effimero e ridotto al consumo veloce. Poi vedevo lo spreco ed era frustrante. Facevo dei libri per artisti o di fotografia, che dopo essere stampati con un sacco di cura generavano pile di rifiuti.

LO: Che cosa ha stimolato la tua ricerca artistica?
ET: Dopo un periodo a Zurigo, mi sono trasferito in Toscana in una zona remota, restaurando due casali con le tecniche naturali, usando intonaci a base di materiali organici. È stato in quel periodo che è nata la mia pratica artistica, ho cominciato a dipingere preparando le tele con le stesse tecniche che impiegavo sui casali. I miei lavori possiedono un significato ecologico, ho sempre prestato attenzione a queste tematiche e sono cresciuto con la paura del cambiamento climatico. Per questo utilizzo materiali poveri e a basso impatto ambientale, come argilla, terra, sabbia lavica e fibre vegetali che variano dalla paglia sminuzzata alla fibra di legno.

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LO: Chi sono stati i maestri che ti hanno incantato?
ET: Huma Bhabha per le sue sculture crude, Camille Henrot e Valentine Schlegel, che è stata molto importante per me. La maggior parte degli artisti che mi hanno influenzato sono donne, ma credo sia una casualità. Non mi piacciono gli artisti dal grande ego, preferisco chi si esprime attraverso gesti più sensibili.

LO: Come consideri i tuoi lavori?
ET: Il mio lavoro parla di fragilità. Le mie opere sono molto delicate, e mi rendo conto che questa caratteristica possa risultare complessa da apprezzare per i collezionisti. Nell’osservatore mi piace stimolare una riflessione emozionale e fisica.

LO: Ho visto che hai fatto un’esposizione da Villa Clea a Milano
ET: Sì, i fondatori Allina e Matteo Corbellini sono incredibili, sono partiti da un’ex autorimessa e l’hanno trasformata in uno spazio potente dove vivere l’arte. Ho trascorso una settimana in residenza con loro e i loro gatti. È stato stimolante vedere le mie opere in quello spazio, con un’illuminazione che cambiava costantemente.

LO: Hai mai pensato di provare altri linguaggi creativi?
ET: Ho iniziato sperimentando con la scultura, ma, provenendo dalla grafica, avevo un’attitudine all’immagine bidimensionale. Molti mi consigliano di buttarmi sulla performance, a me piacerebbe avere un approccio più olistico e installativo per poter coinvolgere più sensi. Ultimamente mi piacerebbe lavorare con il suono.

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La mostra "Torbido" di Enea Toldo a Villa Clea

LO: Cosa hai esposto nella tua personale “Sur la terre, nous sommes brièvement” curata da Thomas Havet alla DS Galerie di Parigi?
ET: Il titolo è una rivisitazione del titolo del libro di Ocean Vuong. Ho esposto tre tele di grandi dimensioni che non sono state appese ai muri, ma collocate nello spazio per generare un senso di impedimento nei visitatori e per mostrare entrambi i lati dei quadri. Mi piace quando c’è un confronto fisico con le opere. Poi ho installato in sito una scultura di terra che in realtà era un bruciatore di foglie secche di artemisia: si attivava tramite un arduino ad intervalli regolari e bruciava con la corrente, diffondendo una fragranza che inizialmente risultava piacevole ma poi diventava scomoda fino ad arrivare ad una sorta di inebriamento. E infine ho presentato delle tele realizzate con oli essenziali di artemisia estratti da me con degli infusi. L’Artemisia Vulgaris è una pianta che cresce sui terreni contaminati dall’uomo, per questo volevo aggiungere il suo odore dolceamaro alla mostra.

LO: Sei stato recentemente in Messico, che progetti hai per il futuro?
ET: Sono stato a Città del Messico per Material Art Fair con la DS Galerie per una collettiva, ma ho colto l’occasione del viaggio per staccare un po’ e fare ricerca. Quest’estate avrò una mostra collettiva nel paese di montagna dove sono nato e sono stato invitato ad esporre a Savvala, si trova in una zona paludosa della Lettonia ed è un museo a cielo aperto dove vengono organizzate residenze d’artista per stimolare la creazione di opere in sito.

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Una foto della mostra “Sur la terre, nous sommes brièvement” di Enea Toldo alla DS Galerie di Parigi

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