Róisín Murphy a Milano, il concerto del tour "Hit Parade" tra ricerca e avant-garde
La musicista e direttrice creativa Róisín Murphy ha una visione artistica singolare, che l'ha vista reinterpretare se stessa in modo creativo più volte. "Hit Parade" è il suo ultimo album, ora in scena con il tour che arriverà a Milano il 19 marzo all'Alcatraz. Disinvolto, artistico e sofisticato - a tratti estremo - con una forte complessità nel suono. Che riflette la carriera dell'artista.
Róisín Murphy ha una visione artistica singolare, è un'artista singolare a tratti estrema, come lei stessa si definisce. Una carriera lunga e sfaccettata, basti ricordare gli esordi con i Moloko e la successiva decisione di un percorso da solista, puntuale e unico. Una musica ricca, come il suo patrimonio ispirazionale, sicuramente disco/dance coinvolgente e vibrante. L'ultimo album Hit Parade è stato un successo, e la cover album un vero gioiellino che riflette appieno la prog stravaganza della musica che contiene. Róisín Murphy ha iniziato il suo tour da qualche mese partendo proprio dalla sua terra natale l'Irlanda con le prime due date. Il 19 marzo arriverà a Milano all'Alcatraz per uno show grandioso e sofisticato, come il pubblico italiano. Parola di Róisín! L'OFFICIEL Italia l'ha intervistata proprio in vista dello show.
L’OFFICIEL ITALIA: Partiamo dall’inizio. Com’è nato l’album e il sodalizio artistico con Dj Koze?
Róisín Murphy: Ho collaborato con due pezzi al suo ultimo album. C’erano molti feat e io sono l’ultima artista che ha contribuito. Da lì abbiamo sempre continuato a collaborare a distanza tra il Regno Unito e Amburgo, senza pressioni, o scadenze semplicemente per il piacere di farlo. In modo naturale siamo arrivati a lavorare al mio.
LOI: Nell’album Hit Parade, c’è una canzone in particolare che ti rappresenta al 100%?
RM: Per il mio nuovo tour ho aggiunto in scaletta You Knew ed è fantastica. La sento e sono io al 100%, è davvero molto Róisín.
LOI: Il video musicale di Hit Parade è stato girato in Irlanda, nella tua città natale. Qual è la connessione tra le tue origini, la tua storia personale e, ovviamente, la tua musica?
RM: Sono cresciuta in un’atmosfera culturalmente molto ricca nella contea di Wicklow, in Irlanda. C'erano molti musicisti e cantanti in famiglia, e avevo uno zio in particolare di nome Jim che era un musicista jazz. Era in così tante band. Suonava di tutto ed era un grande cantante. Il canto ha avuto un ruolo fondamentale nella mia vita crescendo. Tutti cominciavano a cantare da un momento all'altro: era come vivere in un musical! Mio padre conosceva centinaia di canzoni, come Frank Sinatra, cantanti jazz, tutto dal Great American Songbook. Sapeva anche recitare poesie: avevamo un gioco in cui diceva: "Dimmi semplicemente qualsiasi cosa e scommetto che conosco una canzone o una poesia al riguardo".
LOI: E oltre la dimensione familiare, quali le tue icone musicali?
RM: Grace Jones. Oggi ho la fortuna di poter cantarci insieme, questo estate saremo a Londra per un grande show e l’accompagnerò in alcuni pezzi. É un grande onore perché ha avuto una grande influenza sul mio lavoro.
LOI: Parlando di Jones, c’è stato un super revival della musica disco anni 80’, come mai secondo te?
RM: Davvero non lo so, forse sono troppo vecchia per sapere cosa sta succedendo nella club culture, ma ho trascorso gran parte della mia vita nei night club, non ascoltando solo disco ma anche tanta house. L'album Hit Parade ha risentito tantissimo di queste influenza, spaziando dall'hip hop, all’r&b, al soul, fino alla musica più pop e a quella disco, dance e techno. Il mio album del 2020, Róisín Machine, era molto disco oriented ma per me aveva un che di progressive e avanguardia raccontando bene chi sono io ora - e anche chi ero ai tempi di Sheffield e dei Moloko - come musicista e cantautrice. Non seguo le tendenze artistiche, non lavoro in questo modo, preferisco che sia la mia vita a influenzare il mio lavoro con le cose e le persone che ne fanno parte.
LOI: Anche l’estetica visuale dell’album è molto forte, un mix di reale e surreale…
RM: La copertina è estrema. Devo dire che sono una che si rende conto di aver fatto qualcosa sopra le righe solo dopo averlo fatto! Mi occupo direttamente della direzione creativa delle copertine degli album, dirigo i video e cerco di curare tutti i dettagli di ogni singolo progetto, cercando di farmi guidare anche dal mio istinto. La mia visione estetica è, da sempre, molto influenzata dal lavoro di Cindy Sherman, con cui ho avuto il piacere di lavorare da adolescente. Trovo il suo lavoro liberatorio: distorcere la propria immagine, servirsi di archetipi femminili e trasformarli in un manifesto artistico femminista è travolgente e potente. Un bel trucco e un bel vestito sulla copertina dell'album per me non erano abbastanza.
LOI: Le donne che citi, Grace Jones e Cindy Sherman, sono donne potenti, che hanno messo un segno nel settore in cui operano. Pensi che essere una donna forte sia un ostacolo nella società in cui viviamo, e che in qualche modo possa rendere più difficile il costruirsi una carriera?
RM: Non ho mai pensato che essere una donna forte potesse comportare complicazioni. Quando canto mi dimentico di tutto, e non penso che il genere sia rilevante in termini artistici. Quando lavoro con le persone del mio team, per me conta il risultato e la prestazione, se sono brave persone...non penso mai alla misoginia. Forse sono stata fortunata.
LOI: Abbiamo parlato dell’album, della cover e arriviamo al tour…come ti senti in merito?
RM: Sono entusiasta. Il secondo spettacolo del tour è stato uno dei miei migliori. Dalla scenografia, al sound, alla musica fino alla mia voce e ne sono davvero orgogliosa.
LOI: Il 19 marzo sarai a Milano all'Alcatraz, cosa ti aspetti da questa data?
RM: Un pubblico meraviglioso e sofisticato. In Italia c’è una cultura musicale ricca, legata agli anni 60-70, con artiste invidiabili e dalla forte personalità artistica come Mina e Patty Pravo.