Fashion

Pat Cleveland riflette sulla sua eredità nella moda

Vera icona della moda per i suoi servizi fotografici rivoluzionari e per la sua personalità, riflette sul passato, sul futuro e su quella copertina per L’OFFICIEL.

Camicia e pantaloni, ALIETTE; shoes, JIMMY CHOO; necklace, GUCCI; orecchini e anello, MATTEO.
Camicia e pantaloni, ALIETTE; shoes, JIMMY CHOO; necklace, GUCCI; orecchini e anello, MATTEO.

Fotografia Deirdre Lewis
Styling Mecca James-Williams

L’OFFICIEL: Sei qui oggi per celebrare la tua copertina per L’OFFICIEL scattata nel 1971. Che effetto ti fa rivivere quel momento della tua vita?

PAT CLEVELAND: Ho sempre vissuto in quel momento. Arrivare a Parigi a vent’anni e sentirsi chiedere di posare per il magazine è stata una delle cose più spettacolari che mi siano mai successe. Pierre Cardin era sul set quel giorno - fu una tale sorpresa. Era anche il mio primo shooting a Parigi e quando sono entrata in studio, il cuore mi batteva fortissimo. Mi innamorai follemente di Pierre, era il mio idolo. Avevo studiato moda e indossavo i suoi capi già a 15 anni. Trovarmelo lì di fianco... Faticavo anche solo a immaginare di poter vivere un momento così. Che magia. E poi, quando per la cover ho indossato quel cappotto di Dior, sono andata in estasi. Era la cosa più lussuosa in cui ci si potesse infilare e io mi sono praticamente sciolta dentro.

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Settembre 1971 copertina de L'OFFICIEL

LO: Com’era il mondo della moda quando avete scattato quella copertina?

PC: Io ero l’americana arrivata a Parigi, lavoravo con Antonio Lopez e Karl Lagerfeld, che proprio allora stavano venendo fuori. Gli abiti riflettevano i cambiamenti del tempo e la musica nelle strade. Prima, la moda era solo per le signore dell’alta società e per le stelle del cinema. Ricordo le sfilate che feci per Madame Grès e Schiaparelli, la stanza era in assoluto silenzio e tu reggevi un cartoncino; la moda era una faccenda privata. All’improvviso, tutti iniziarono ad avere accesso all’abbigliamento e alla fantasia, negli anni ’70 c’era ovunque un’energia grezza, tutti cercavano di trovare il modo di esprimere se stessi attraverso l’arte e l’estetica, come Andy Warhol.

LO: Pensando all’evoluzione del ruolo delle donne nel mondo della moda e nel lavoro in generale, quali cambiamenti ti hanno reso più entusiasta, grata, oppure furiosa?

PC: Le donne devono fare i conti con molte cose. Ci sentiamo vulnerabili e responsabili di nutrire il mondo, ma allo stesso tempo certe porte si sono spalancate grazie alle donne venute prima di noi che ci hanno dato l’opportunità di essere noi stesse. Ci hanno detto: sì, possiamo metterci i pantaloni. Indossare completi, fumare sigarette, fare business, avere una famiglia e un lavoro. Possiamo andare a scuola, possiamo avere potere e siamo molto serie, quando si tratta del nostro potere. Questo non significa che dobbiamo perdere la nostra femminilità ed è per questo che la moda è così importante. Perché ci dà l’opportunità di sbocciare all’esterno così come all’interno di noi stesse, a prescindere dal nostro DNA. La moda può anche essere uno strumento - ti aiuta a essere discreta quando è il caso. Nessuna vuole andare in giro come un uccellino spiumato.

Prima, la moda era solo per le signore dell'alta società e le stelle del cinema. Negli anni '70 all'improvviso tutti iniziarono ad avere l'accesso all'abbigliamento e alla fantasia. C'era un' energia grezza,  tutti cercavano di trovare il modo di esprimere se stessi attraverso l'arte e l'estetica.

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Cappotto e orecchini SCHIAPARELLI

LO: C’è un qualche indumento o gioiello che ti fa sentire al meglio?

PC: La mia fede nuziale. L’ha realizzata un designer olandese, è un anello semplice, ma lo porto con tutto. Per quanto riguarda i vestiti, c’è una storia dietro ogni pezzo che mi è stato regalato. Sono molto sentimentale e possessiva quando si tratta dei miei abiti, sebbene molti siano esposti in musei. Mi fa felice pensare che prima sono stati utili a me e ora hanno uno scopo. Certe volte vado in un museo e vedo un mio vestito e penso, oh, come mi piacerebbe indossarti oggi. Allora mi infastidisco e vorrei rompere la teca e riportarmelo a casa, ma devo lasciarlo andare. Nel mio cuore, però, non dimentico nessun abito meraviglioso che ho indossato, resta sempre lì.

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Cappotto e orecchini SCHIAPARELLI

LO: Cosa ti piacerebbe che accadesse nella moda nei prossimi cento anni?

PC: Oh wow, tutti oggi stanno cercando di andare ai confini dello spazio e immagino che dovranno esserci delle hostess che avranno bisogno di un look adeguato. Ecco mi piacerebbe che qualcuno disegnasse qualcosa che lasci respirare la pelle, nuovi tessuti non nocivi per il pianeta e abiti che si prendano cura di noi. Credo che anche il concetto curativo sia una parte importante dell’abbigliamento. Le vibrazioni dei colori e gli indumenti che fanno stare bene il tuo corpo, sai, credo che questo sia il futuro.

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Cappotto e abito COLLEZIONE MICHAEL KORS Scarpe GIUSEPPE ZANOTTI Orecchino ALEXANDER McQUEEN

Il numero del centenario di L'OFFICIEL è ora disponibile in edicola

CAPELLI Junya Nakashima
TRUCCO Kuma
PRODUZIONE Sarah Milil LILI STUDIOS
ASSISTENTI FOTOGRAFICI Michel Oscar e Paula Andrea Poulsen
ASSISTENTE STILISTA Raz Martinez

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