Fashion

Un tributo a Ossie Clark a 80 anni dalla sua nascita

A Prato apre al Museo del Tessuto la mostra Mr & Mrs Clark. 

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Apre al Museo del Tessuto di Prato (fino all’8 gennaio) la mostra Mr & Mrs Clark. Ossie Clark and Celia Birtwell. Fashion and Prints 1965-1974, curata dal giornalista Federico Poletti, promosso da MI- HUB Agency e Anima Fashion Group. Un progetto che vuole rendere omaggio a uno dei primi fashion duo, che hanno segnato e definito l’immaginario della Swinging London. Il progetto segna anche la collaborazione tra il Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani, uniti insieme per raccontare - anche tramite l’allestimento espositivo progettato da Arianna Sarti - il percorso dei due creativi che hanno lavorato insieme completandosi in totale armonia. Mr & Mrs Clark racconta l’abilità nel disegno di Celia, che sviluppava le stampe ispirate alla natura e alle avanguardie artistiche, mentre Ossie con la sua abilità nei tagli e nella modellistica dava vita ad abiti sensuali e femminili. La loro unione è stata immortalata da David Hockney nel celebre dipinto “Mr and Mrs Clark and Percy”, (realizzato tra il 1970- 71, conservato alla Tate Britain di Londra), che rappresenta non solo un ritratto di due stilisti, ma anche un manifesto di una nuova classe creativa tra arte e moda.  Mr & Mrs Clark sviluppa e valorizza un importante nucleo di abiti disegnati dallo stilista londinese e provenienti dalla preziosa collezione di Massimo Cantini Parrini, celebre e pluripremiato costumista. A quel nucleo iniziale di abiti, le ricerche di Federico Poletti hanno aggiunto materiali inediti, provenienti dalla collezione privata di Lauren Lepire a Los Angeles, e dagli archivi di Celia Birtwell e dalla famiglia Clark. Come racconta lo stesso Federico Poletti, curatore della mostra e del libro: “Per la prima volta il lavoro di Celia Birtwell e Ossie Clark viene presentato insieme, perché le forme e i tagli di Ossie non avrebbero avuto lo stesso impatto senza le stampe di Celia. Grazie ai prestatori che generosamente hanno donato in prestito materiali rari e di grande valore storico-artistico, abbiamo potuto realizzare una mostra unica anche per le diverse tipologie di materiali esposti. Sono 40 gli abiti iconici del loro momento di massima notorietà (1965-74), 10 gli abiti di carta, 7 i preziosi taccuini di Ossie e Celia, numerosi i disegni inediti, gli editoriali scattati da importanti fotografi internazionali, oltre a rari memorabilia, fino ai video con le incredibili performance/sfilate di moda di Ossie Clark".

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La mostra si apre con la foto che vede Celia e Ossie abbracciati, un ritratto emozionante scattato dall’amico Norman Bain (1967), che sintetizza il loro connubio professionale e personale. Protagonista della prima sala è la grande proiezione con la video intervista a Celia Birtwell (classe 2 gennaio 1941, ancora attiva come textile designer) che racconta del primo incontro con Ossie al Royal College of Art di Manchester, complice l’amico e artista Mo McDermott, tramite cui Celia conoscerà anche David Hockney. E poi la collaborazione con Alice Pollock e il periodo di Quorum, boutique e punto di incontro di artisti e musicisti (da David Bailey, Rudolph Nureyev, David Gilmore dei Pink Floyd) fino alle incredibili performance con le modelle e muse Pattie Boyd e Amanda Lear. Racconta la stessa Celia Birtwell nel video: “Ossie avrebbe potuto essere un architetto. Era bravissimo a creare forme tridimensionali, cosa che io non sono mai riuscita a fare. Io creo disegni piatti e lui riusciva a creare forme e volumi, che credo sia un talento che io non ho. Questo è stato un grande connubio tra due idee. Ossie riusciva a incapsulare i miei disegni fantasiosi e renderli reali... Ossie è stato forse il primo a mettere la musica in una sfilata di moda, coinvolgendo modelle di diverse etnie, persone interessanti da ogni dove, che danzavano durante lo show. Un fenomeno multiculturale per l'epoca che ha dato il via a un intero movimento”.  

La seconda parte del percorso racconta il mondo artistico di Celia Birtwell, che si forma alla Salford Art School di Manchester. Si diploma in Textile Design trasferendosi presto a Londra nei primi anni Sessanta, dove produce i primi tessuti per arredamento in stile op-art. Anche lei resta colpita dalle mostre e collezioni del Victoria&Albert Museum, in particolare dai costumi di Leon Bakst e Sergej Djagilev per i Balletti Russi e dall’arte delle avanguardie storiche. Il punto di partenza per capire le sue stampe si trova nelle sue illustrazioni conservate nei preziosi taccuini esposti e digitalizzati per l’occasione: un repertorio che testimonia l’ampiezza dei suoi riferimenti artistici. On show anche alcune foto originali che hanno interpretato gli abiti di Ossie e Celia, come quelle di Alfa Castaldi, Jim Lee (autore dell’immagine guida della mostra Plane crash del 1969), Sarah Moon, Norman Parkinson e Justin de Villeneuve. L’allestimento di questa sala prevede anche un corner dedicato al rapporto speciale tra Celia Birtwell e David Hockney. L’artista inizia a ritrarla già nel 1969 con i suoi abiti romantici a stampa floreale. Tra Celia e David nasce una grande amicizia che li porta a viaggiare in tutto il mondo, a volte insieme al fotografo Peter Schlesinger. Visitano Marrakech, San Francisco, la Francia e specialmente Parigi accomunati dal comune amore per l’arte e le mostre. Hockney dichiara: “il volto di Celia non è una maschera, ma può rivelare numerose facce”. Dopo il doppio percorso su Ossie e Celia, si entra nel cuore della mostra con la scenografica esposizione dei 37 look disposti su pedane in ordine cronologico, dal primo abito a pois del 1965 per arrivare alle creazioni del 1974, data che segna la loro ultima collezione: da quel momento le strade di Ossie e Celia si dividono per continuare in modo autonomo. Sono stati selezionati i capi con i pattern divenuti cult, dalla Lamborghini Suit del ’69 e il completo di ispirazione orientale (1968) indossato da Amanda Lear, il mini dress “aeroplane” ( del 1969 e fotografato da Jim Lee) e quello con stampa Monkey Puzzle, ispirato dai tappeti medievali; diversi gli abiti fluidi in chiffon e moss crepe con le stampe Candy flowers e Mystic Daisy (1970), Tulips (1972), tra cui anche i modelli con taglio a sbieco e l’abito floreale realizzato con la tecnica della stampa a riserva. Non mancano inoltre gli abiti con decorazione più astratta e geometrica, come quelli ispirati all’avanguardia russa e Kandinsky (1974) passando per i modelli dove è protagonista il color block, come il celebre abito “semaforo-traffic light” (1972) e altre creazioni della linea Ossie Clark/for Radley, che presentano solo stampe nella parte superiore. Una rassegna davvero completa per comprendere lo stile, i materiali e la tecnica sviluppata da Ossie e Celia in questo cruciale decennio. Completano la sala i tavoli sospesi dove si possono vedere una serie di numeri di Vogue, che testimoniano il successo del brand, oltre alla grande proiezione con i video dei loro fashion show, come quello al Royal Court Theatre nel 1971 con il contributo musicale di David Gilmour, uno dei fondatori dei Pink Floyd.  A fine ottobre sarà inoltre presentato il catalogo della mostra, che colma un vuoto nella bibliografia di questi autori e che prevede i contributi di giornalisti ed esperti tra cui Suzy Menkes, Antonio Mancinelli, Renata Molho e Cristina Giorgetti, oltre a interviste esclusive ad Amanda Lear e Celia Birtwell.

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