Designer Interview: la Garçonnière di Giuseppe Porcelli
Il fascino e il mistero di Giuseppe Porcelli non insegue la contemporaneità ma suggestioni passate da attualizzare nell’oggi.
Esiste un termine, bovarysme, evocato da una celebre Madame, a cui si ricorre per evadere nell’altrove, lontani dalla routine quotidiana, grazie alla persuasione dell’arte del sogno. La densità narrativa di una stanza, intesa come spazio altro, è anch’essa parte di un’immersione statica eppure così vividamente dinamica e fortemente votata al transfert salvifico. La strada è la stessa che ha intrapreso l’evoluzione progettuale di Giuseppe Porcelli, architetto e designer campano, milanese per elezione dall’animo newyorkese, al suo debutto come solo designer durante la Milano Design Week 2025
Garçonnière è il titolo del concept intimo scelto come allestimento all'interno di un pied-à-terre nel cuore del quartiere Città Studi di Milano dove i quattro elementi, una poltrona, una console, una lampada da tavolo e uno specchio, si inseriscono in una vera e propria simulazione narrativa evocata grazie anche ai rivestimenti tessili delle pareti realizzate da Fortuny. Uno spazio protetto e omoerotico ispirato alla tensione dell’amore maschile, si riflette su ego, solitudine ed edonismo di chi, in quello spazio entrerà in chiave esplorativa. “Espandere il concetto di garçonnière è stato fondamentale per dare forma allo stile del mio contenuto, un equilibrio tra il maschile e il femminile orientato alla fascinazione per un passato antiquario ottocentesco vittoriano. Lo dice la fusione dei materiali come ad esempio lo è il connubio tra acciaio e nappa dello specchio a diamante. Lo dice la convivenza di elementi d’arte classica scelti come lo sono le opere di nudo d’accademia, busti e teste, diventati poi modelli di celebrazione e contemplazione del maschile, accostati a lavori contemporanei di esplorazione lucida sulla stessa tematica come le opere dell’inglese Alex Foxton”.
Porcelli non nasconde la vocazione alla rilettura di un passato dimenticato, nostalgico eppure così intenso e romantico, motore di una sensibilità ritrovata dopo il periodo bellissimo e irripetibile - quanto solo può esserlo un primo grande amore - nel ruolo di Product Design Director da Dimorestudio con Emiliano Salci e Britt Moran. Studio dove la creazione di un’atmosfera totalmente coinvolgente è la sola cornice possibile con cui raccontare i prodotti. “Quando ho iniziato il capitolo solo, ho riscoperto l’antico e la storicizzazione, lo stile Impero e gli inizi del Novecento, ovvero tutto ciò a cui non avevo avuto possibilità di attingere, ideale invece oggi a tracciare il solco del mio nuovo percorso estetico. Non inseguo la contemporaneità, ma solo suggestioni passate da attualizzare nell’oggi. Penso a casa mia, dove sono cresciuto, e alle case degli amici dei mei genitori. Nel Sud Italia l’ostentazione della bellezza è differente e sicuramente il fatto di essere meridionale contribuisce alla cifra e al pathos della mia estetica. La drammaticità dei colori scuri, il chiaro scuro della scuola spagnola e siciliana". Ammette il designer: “in pratica sono un concentrato del Regno delle due Sicilie in dialogo costante con l’Inghilterra vittoriana, un periodo a me particolarmente caro dove sono fiorite le arti e l’ingegneria e dunque il nostro modo di vivere contemporaneo”. La componente artigianale è lo snodo fondamentale del lavoro di Porcelli con cui customizza, re-integra pezzi e plasma nuovi mondi in progetti sia di hospitality che residenziali dislocati tra Roma, Milano e Dubai. L’abilità, la conoscenza e la manualità degli artigiani va tenuta in vita e alimentata in nuovi network di alleanze tra giovani generazioni che hanno voglia e passione di studiare, provare e collaborare. E davanti all’impossibilità di una lavorazione Porcelli non si arrende: “se sai come si fa, allora puoi chiedere”.