Interviste

#talkingwith Rise Above

La rinascita di Roma.
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Marcello Crescenzi è  nato a Roma nel 1979 e da allora non l'ha più lasciata. Ha costruito un legame, con la sua città, estremamente profondo e quasi simbiotico. 

Rise Above è il nome del suo progetto da illustratore, prende il nome da un noto brano dei Black Flag. Non è, però, solo un semplice nome: è esortazione a fare di più, a superare le difficoltà, ad  andare avanti senza aver paura del buio.

Come sei arrivato a fare arte? C'è qualche aneddoto interessante che riguarda te e il disegno quando eri un bambino?

Da bambino disegnavo sempre, soprattutto quando non ero in casa; non esistendo tecnologia portatile come per i bambini di oggi, il mio svago quando ero fuori casa era portarmi da leggere e da disegnare. 

Se dovessi darci una proporzione, quanto lavori al computer e quanto disegni a mano?

2/3 del lavoro è fatto a mano, 1/3 è la colorazione e finalizzazione in Photoshop. Per i lavori non particolarmente colorati, se non proprio in bianco e nero, a occhio e croce siamo sul 3/4 di lavoro a mano.

 

Cosa avresti voluto sapere prima di diventare un'illustratore?

Che sarebbero finiti tanti ambiti e applicazioni di questo lavoro, alcuni trasformandosi altri scomparendo quasi. Che avrei dovuto affrontare un contesto di crisi/rinnovamento di una cosa che è esistita quasi senza scossoni per secoli.

È impegnativo da un punto di vista pratico, proprio tecnicamente inteso, e umano.

Quali sono gli strumenti che preferisci per le tue illustrazioni?

Micromina HB per le tracce e penne a china 0.05. E una vecchia fotocopiatrice con cui ingrandisco gli schizzi per ricalcare le bozze, scurire le matite che devo ricalcare etc. etc.

 

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Hai mai provato qualche strumento che si è rivelato completamente sbagliato per la resa stilistica che desideravi?

Il pennello, anche se lo ho usato consapevolmente sapendo che non era adatto al risultato che volevo raggiungere; però era una giusta via di mezzo tra il segno che cercavo e le mie effettive capacità. Lo usavo un po' come una bici con le rotelle, diciamo. Ancora peggio mi sono trovato con i pennarelli con la punta a pennello.

Lavori molto, riesci a trovare il tempo per disegnare solo per te stesso?

Ci provo, ci tengo. Di solito ci riesco, quest'anno però mi è risucito meno del solito.

 

Cosa ti risulta più facile: far viaggiare la tua mente e la tua immaginazione o lavorare guidato da indicazioni fornite dai tuoi clienti?

Mi è facile in ambedue i modi, per motivi ovviamente diversi. Il modo che preferisco, ma purtroppo dipende dal caso, è quando si uniscono e mi si interpella perché realmente interessati a cosa posso dire per poi farmi andare da solo, cosa che comunque cerco di fare sempre con molto scrupolo e rispetto, mettendomi al servizio del concept per darne una visione in primis personale ma che sia anche consona al progetto

 

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Nella storia dell'arte contiamo molte differenti stili, a quale epoca ti senti maggiormente vicino?

Più che epoche in toto amo degli artisti che hanno cercato di mediarle col loro presente per un uso e una forma nuovi, come Piranesi con la sua indagine "psichedelica" dell'antichità. Mi piace la complessità di chi sa essere convincentemente trans-epocale. Non mi piacciono mai le cose troppo semplici, autoriferite, naif, detesto la dittatura dello zeitgeist che impone "il tuo tempo" così come la lagnosità della nostalgia. Quindi ho enormi bacini a cui attingere da molte epoche e ciclicamente vado e torno da una o dall'altra.

 

Come descriveresti il tuo stile e come lo hai sviluppato?

Non ci ho mai pensato a come definirlo, forse classicismo con un twist? Se poi lo stile sia "mio" non lo so, lo spero, ci lavoro perché lo sia. Sta agli altri deciderlo e in caso pure dargli un nome. È ragionato sicuramente, in parte frutto di volontà in parte di consapevolezza dei limiti, a cui ho sopperito come potevo. Per ogni cosa che ti prefiggi di riuscire a fare graficamente ce ne sono due che non vengono e su cui adoperi un compromesso tra cosa volevi e come ti viene, spesso da lì nascono i tratti distintivi, anche per questo ho cominciato ad accettare con serenità i "limiti" col tempo quando prima mi frustravano.

C'è qualche illustratore (di moda) al quale quardi con particolare ammirazione?

Non ho una cultura della moda ma conosco per cultura generale Accornero, Gruau, Barbier, Downton. Mi piacciono, soprattutto Gruau, però per le mie cose guardo ad altri modelli.

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Come inizi un nuovo lavoro?

Leggo più possibile riguardo l'argomento in questione, raccolgo appunti e schizzi, faccio foto a oggetti o luoghi che mi serviranno come referenze. Faccio in fondo tutto quello che si fa per la preparazione di un film, in piccolo. Ma soprattutto leggo più che posso in merito.

Da bambino, e qui mi ricollego alla prima domanda in cui mi chiedevi un episodio in particolare della mia infanzia, mi venne regalata una bella edizione del romanzo Le avventure del barone di Münchhausen illustrato da Gustave Doré e fu uno shock culturale: non riuscivo a capacitarmi di come forme e volumi potessero essere resi così bene con la sola stratificazione o (peggio ancora!) affiancamento di linee modulate. Per fare pace col cervello mi dicevo che doveva essere un processo di stampa ma quando scoprii che non era così impazzii e da lì ho sempre subìto un fascino particolare per la calcografia, per il disegno al tratto, per le incisioni e per chi alle incisioni si rifaceva. Ho sempre teso a quello. So fare acquaforte e silografia/linografia, ma per questioni di spazio e tempo non le pratico mai.

 

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Hai mai pensato di lavorare nella fotografia/arte plastica?

La fotografia non mi ha mai affascinato, figurati che non ho mai avuto nemmeno una  macchinetta fotografica seria! Per la scultura invece ho una pulsione abbastanza forte, ne subisco l'ascendente fin dalla prima infanzia, è un rapporto con la monumentalità credo inevitabile, vivendo in una città di statue di ogni epoca. Sono ad esempio molto influenzato oltre che dalla scultura classica, anche da quella fortemente drammatica a cavallo tra ottocento e novecento, molto meno riguardata ma molto presente a Roma, l'opera di gente come Baroni, Ferrari, Morbiducci, Zanelli. Tornano spesso le statue nei miei disegni, sì, sono un argomento presente e sento che un giorno cercherò di tirarlo fuori dal foglio.

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