Interviste

The Creative Match: Bulgari si unisce a Charaf Tajer di Casablanca

La fashion house romana Bulgari chiama Casablanca e il suo designer Charaf Tajer per il nuovo capitolo del progetto “Serpenti Through the Eyes Of ”.

La collaborazione di Bulgari e Charaf Tajer di Casablanca
La collaborazione di Bulgari e Charaf Tajer di Casablanca

«Cosa mi ispira? Il mondo che ci circonda. La natura. L’architettura... Mostrare alle nuove generazioni la bellezza, regalando un po’ di gioia. I giovani hanno internet, hanno accesso a tutte le informazioni. Ma allo stesso tempo non conoscono tante cose, non vivono l’esperienza reale. Io voglio poter creare una piattaforma che educhi alla bellezza, che mostri alla generazione Z che il mondo è bello e positivo». E questo stesso spirito Charaf Tajer, anima creativa del marchio Casablanca, l’ha infuso nel progetto studiato a quattro mani con Bulgari. Immaginando un’interpretazione esclusiva di Serpenti attraverso una collezione capsule di accessori parte della serie “Serpenti Through the Eyes Of”, iniziativa lanciata nel 2017. «Con Bulgari condividiamo lo stesso amore e rispetto per i codici senza tempo e l’ambizione di interpretarli costantemente in maniera inedita: questo è il prisma con il quale abbiamo giocato. Serpenti ha alle sue spalle un’iconografia millenaria e volevamo riportarlo ancora una volta nel presente in chiave contemporanea, giocando con le sue caratteristiche estetiche», ha aggiunto il designer, che ha immaginato una mini collezione di sette pezzi divisi in due famiglie: lo sport con l’Après Tennis Story e il patrimonio artistico con la Mosaic Story.

L’OFFICIEL ITALIA: Da dove sei partito per creare la collezione/collab?
CHARAF TAJER: Siamo partiti da due idee. La prima era che volevamo rendere omaggio al coté più decorativo dell’architettura romana, città che è parte della storia di Bulgari con i suoi mosaici e i palazzi storici, e greca, perché il fondatore di Bulgari era greco. L’altra idea è legata al tennis, una mia grande passione: ho voluto portare nel mondo elegante di Bulgari un tocco sportivo, un po’ più pop e un po’ più giovane. Come non era mai stato fatto prima.

LOI: È stato difficile lavorare a questo progetto?
CF: È stato challenging. Abbiamo lavorato con codici classici ma volevamo che avessero un’attitude moderna. Questa è stata la parte più difficile del progetto. Lavorare su un heritage importante e proiettarlo nel futuro. Oggi le nuove generazioni creative giocano con i codici del passato e li rompono per creare altro. Il mio percorso è differente; credo nella conversazione e continuazione di un racconto estetico. Non occorre distruggere un edificio per crearne uno nuovo, è meglio ristrutturalo e regalargli un tocco contemporaneo. La rottura negli ultimi 40 anni è stata l’unico strumento dell’innovazione. Oggi siamo alla fine di un ciclo e all’inizio di un nuovo capitolo.

LOI: È lo spirito che ti guida anche nel creare le collezioni Casablanca?
CF:
Si, lavoro sempre nello stesso modo: rilettura del passato con un’iniezione di modernità assoluta. Credo che sia questo il cuore di Casablanca. Un universo sospeso tra vintage e modernità. Mi piace pensare di creare un nuovo classico, senza distruggere il passato che per me è fondamentale. Credo che tutto ciò derivi dalla mia passione per l’architettura... Credo che in futuro esisterà un modo di fare architettura nuova seguendo l’antico. Forse è per questo che amo il movimento Memphis: super moderno ma con codici e proporzioni molto classiche, infiocchettate da una sperimentazione cromatica esterna. Credo che questa sia la direzione da esplorare per affrontare il futuro.

LOI: La collab con Bulgari è stata la più challenging della tua carriera?
CF: È la mia seconda, dopo New Balance. E mi piace pensare che siano delle unioni di savoir-faire più che di nome. Per me deve parlare il design ed è per quello che sulle borse di Bulgari non abbiamo scritto il nome Casablanca. Oggi ci sono troppe collab un po’ noiose. Per me devono essere liaison speciali, uniche.

LOI: Quale sarebbe la tua collaborazione ideale?
CF: La mia estetica un po’ pop potrebbe sposarsi con diversi segmenti, una macchina, un building, un hotel, una collezione di arredamento, un profumo... Ma se ci penso, forse potrei creare direttamente in house una collezione di design per la casa, di mobili e art de la table. Forse mi piacerebbe lavorare a un’automobile.

LOI: Quale è il tuo primo ricordo di Bulgari?
CF: Mi è capitato di vedere alcuni disegni storici fatti a mano di gioielli, sembravano opere d’arte. E un altro dei primi ricordi che mi richiamano alla memoria Bulgari è il logo, potente, con quella U che diventa V. Grazie a questo progetto ho anche avuto il privilegio di vedere gli archivi, alcuni gioielli antichi che mi hanno ispirato a livello di palette cromatica. Esplorando gli archivi ho capito che il tennis poteva essere il mio tassello in questo universo già ampio e importante.

LOI: Hai mai pensato di creare una collezione di gioielli?
CF: È uno dei miei sogni. Un giorno sono sicuro che lo farò.

LOI: Come hai iniziato la tua carriera nella moda?
CF: Ho un background di architettura e anche di psicologia... ogni designer è un po’ psicologo, soprattutto sociologo. Quando ero giovane con un amico ho creato il mio primo brand, Pigalle, perché sua madre aveva un piccolo atelier in cui produceva i prototipi di sfilata di Rick Owens e Comme des Garçons. Ho sempre amato i vestiti ma non sapevo di avere un punto di vista preciso sugli abiti, pensavo che tutti avessero il mio stesso gusto. Quando ho capito che chi ha un punto di vista forte sulla moda sono i designer ho deciso di creare il marchio, era il 2008. Inoltre, il lavoro nei club di quando ero ventenne mi ha aiutato a creare una community di Casablanca guys che ancora oggi mi accompagnano.

LOI: Se dovessi definire Casablanca...
CF: Una frase mi ha sempre guidato: Looking at the beauty of the world. Siamo una finestra su un mondo meraviglioso. Un mondo dove il cielo cambia colore in maniera unica. Un mondo dove c’è natura, design, architettura. Il messaggio di Casablanca è gioia.

LOI: Che cosa auguri al tuo marchio per il futuro?
CF: Di essere riconosciuto, nella nuova generazione, come i grandi marchi che hanno ispirato il mio percorso nella moda: Chanel e Hermès, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent o Pierre Cardin.

LOI: E torniamo alla tua idea di neoclassico...
CF: Mi piacerebbe che Casablanca diventasse il neoclassico della prossima generazione, un classico con un cuore pop e un’anima un po’ sport. Ogni epoca ha avuto i suoi “classici”. Negli anni ’20 c’è stata Coco Chanel. Negli anni ’60 Pierre Cardin. Negli anni ’70 Yves Saint Laurent. Negli anni ’80 Vivienne Westwood o Issey Miyake. Il mio sogno è che Casablanca diventi il classico di questa epoca. Mi piacerebbe che un giorno si dicesse: “io colleziono vintage di Casablanca”.

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