Time to Build: Rolex incontra l'architettura alla Biennale di Venezia
Estetica e funzione accomunano il mondo dell'orologeria e quello dell'architettura. Lo sa bene Rolex che sostiene la Biennale di Venezia e i progetti di archistar e giovani promesse.
L’impegno verso l’innovazione e i processi tecnologici, la preci- sione e l’uso di forma e spazio – che sono insieme inscindibile di estetica e funzione – accomunano la realizzazione di un orologio e quella di un edificio. Per questo Rolex, che sostiene da tempo la Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, ha anche come obiettivo quello di aiutare progetti culturali e di mentoring. Archistar quali Álvaro Siza, Kazuyo Sejima, Peter Zumthor, David Chipperfield e David Adjaye hanno affiancato giovani colleghi talentuosi, e il loro lavoro è diventato oggetto di mostre collaterali nel Padiglione Rolex, il cui design, con la lunetta zigrinata, ricorda l’estetica di alcuni dei più noti segnatempo della maison. Esposizioni che sono i risultati dell’iniziativa Maestro e Allievo, programma avviato nel 2002, con cui il marchio investe nel futuro dell’architettura e nella condivisione intergenerazionale di conoscenze, idee, visioni; con l’idea di creare un mondo più sostenibile. Ne sono un esempio il lavoro di Kazuyo Sejima e il giovane Yang Zhao (2012-2013), chiamato a partecipare a Home-for-All, per nuovi edifici comunitari nella regione del Giappone devastata dallo tsunami del 2011. Oppure lo svizzero Peter Zumthor con la collega paraguaiana Gloria Cabral (2014-2015) coinvolta nel realizzare una cappella del tè nei pressi di Seul, in Corea del Sud. E ancora David Chipperfield e l’architetto urbanista svizzero Simon Kretz (2016- 2017), nell’East London che riflettono sulla creazione di una città inclusiva. E l’ultimo in ordine di tempo tra David Adjaye e Mariam Kamara (2018-2019), che hanno sviluppato un centro culturale a Niamey, la capitale del Niger, terra natale dell’architetta, per essere al servizio della comunità, con una struttura di materiali semplici, accessibili e realizzati in loco; non ultimo, appropriati dal punto di vista ecologico, climatico e culturale. Un risultato dato dalla visione di Rolex, che trova nell’architettura lo stesso intento di soddisfare un insieme di codici veicolati attraverso l’estetica, il design, la funzionalità. Come nei suoi edifici di Dallas e Milano, progettati rispettivamente dall’architetto Kengo Kuma e dallo Studio Albini, o il Rolex Learning Center presso l’École polytechnique fédérale di Losanna (EPFL), firmato dallo studio SANAA (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa).