Women dressing Women: la mostra al MET di New York
La mostra “Women Dressing Women” al Met di New York pone l’accento sulla creatività femminile di tutte le figure professionali coinvolte nel settore: non solo designers.
L’identità di genere è al centro del dibattito sociale e politico, ma anche terreno di discussione nel panorama del fashion, dove si lamenta la quasi totale assenza di designer donne ai vertici dei grandi brand. “Women dressing women” (fino a 3 marzo 2024) mette in scena 80 pezzi della collezione permanente del MET, firmati da Claire McCardell, Gabrielle Chanel, Miuccia Prada, Madeleine Vionnet, e da designer meno conosciute come Adèle Henriette Nigrin Fortuny, Isabel
Toledo, Mad Carpentier fino alle contemporanee Vivienne Westwood, Marine Serre, Gabriela Hearst e Rei Kawakubo. La mostra è suddivisa in quattro aree tematiche per mostrare come l’industria della moda sia stata un «potente veicolo per l’autonomia sociale, finanziaria e creativa delle donne», come spiega l’Associate curator Mellissa Huber.
L'OFFICIEL ITALIA: Quando e come avete avuto l’idea per la mostra?
MELISSA HUBER: Il curatore del Met Andrew Bolton e io abbiamo avuto diverse conversazioni sull’organizzazione di una mostra che potesse celebrare il lavoro delle designer donne e abbiamo pensato che il centenario del suffragio femminile negli Stati Uniti potesse essere il momento giusto. Quando la mia ex collega Karen Van Godtsenhoven ha espresso interesse nell’organizzare una mostra simile, Andrew ci ha suggerito di collaborare e, sebbene la pandemia ne abbia alterato la cronologia originale, l’argomento rimane più attuale che mai.
LOI: Ci sono delle curiosità legate a designer meno sconosciute?
MH: Ogni pezzo trasmette molteplici storie e prospettive. Sebbene Madeleine Vionnet sia una delle stiliste più conosciute e venerate nella storia della moda, pochi sanno che dopo la chiusura del 1939, l’ex personale della maison fondò degli atelier. Nella mostra c’è un abito di Mad Carpentier, che è frutto di una collaborazione tra Madeleine “Mad” Maltezos, ex sarta d’atelier di Vionnet (che lavorò con Patou e Karl Lagerfeld), e Suzie Carpentier, che aveva lavorato come venditrice; il secondo è un abito plissettato dorato creato da Marcelle Chaumont, la première di Vionnet considerata la sua “erede spirituale”. All’interno dell’esposizione c’è un abito “Delphos” di Fortuny, la cui storia è frutto di una scoperta dei colleghi del Museo Fortuny, che hanno dimostrato come sia stata Adèle Henriette Nigrin Fortuny, partner creativa e romantica di Mariano, ad avere un ruolo determinante nella progettazione dell’abito plissettato.
LOI: Pensa che la figura della designer donna sia rappresentata al giorno d’oggi?
MH: La moda è stata una delle prime industrie a impiegare le donne, fornendo forme senza precedenti di autonomia sociale, finanziaria e creativa. Anche oggi è così. A noi interessa raccontare la varietà di ruoli all’interno della gerarchia aziendale, mettendo in risalto anche ruoli meno visibili di altri, che sono tuttavia fondamentali per il settore.