Viaggi

Le meraviglie della Norvegia

Come un riassunto di Norvegia, contemporaneo e inedito, Bergen interpreta ogni aspetto della cultura scandinava odierna. Ventiquattro ore fuori dall’ordinario, tra degustazioni sperimentali, viaggi indietro nel tempo, arte e ispirazioni design. Spalle alle foresta, pieds dans l’eau
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Testo Laura Taccari
Foto Omar Sartor

Sul finire di settembre, ci capitò di essere di passaggio a Bergen, città costiera della regione di Vestlandet, Norvegia meridionale.
Nell’economia di un viaggio che ci avrebbe portato a conoscere i fiordi remoti del Grande Nord lungo la rotta di una crociera epica, la tappa aveva ottenuto l’interesse secondario di un porto da cui salpare senza rammarico, ma, come per ogni esplorazione, i doni più preziosi sono da attribuire all’imprevedibile. Così ci trovammo a camminare sulle strade di legno tra le case centenarie del Bryggen nell’innocenza di un tramonto autunnale, a mangiare crostacei giganti al mercato del pesce e a salire verso i pendii pacifici, dove l’urbanistica si faceva meno fitta e la foresta diventava giardino, mettendo i propri alberi a decoro delle case più belle della città. Ci trovammo a percorrere i vicoli orlati di facciate rosa, ocra, salvia, corallo, a fermarci ad ammirare i davanzali domestici d’impronta naïve, a sbirciare oltre le vetrine di spazi creativi - gallerie d’arte, uffici privati e centri culturali - in perfetto equilibrio tra minimal e folk.

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Era tardo pomeriggio ed era sabato. L’euforia si addensava sulle vie intorno a Christies gate. È lì che ci piacque confonderci con i giovani locali, ascoltare le loro voci vivaci e incomprensibili, prima di costeggiare il lago esagonale Smålungeren e di sederci nell’atmosfera rarefatta del ristorante Lysverket. Eravamo in un’ala del Kode - che l’indomani ci avrebbero presentato come uno dei principali musei di Scandinavia - e stavamo per gustare inediti bocconi di Neo-fjordic cuisine. Termine coniato dallo stesso Christopher Haatuft, patron chef del Lysverket, avremmo saputo in seguito, per indicare quella scuola della cucina scandinava le cui materie prime sono raccolte e pescate nelle baie dei fiordi limitrofi. È lo stesso Haatuft a occuparsi personalmente della “spesa” del ristorante, avventurandosi quotidianamente nelle calette delle coste circostanti, accompagnato dal suo pescatore di fiducia (www.lysverket.no). Tre sorsi prelibati di Langoustine Soup, servita attraverso l’espressione più evoluta del design nordico a noi noto e accompagnata da pane rustico fatto in casa e burro whipped e perfettamente salato, furono sufficienti per eleggere il Lysverket a superbo esemplare di bistrot dei nostri tempi e Bergen, esemplare città minore dove tornare.

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Un gomitolo di abitazioni a punta ed edifici schematici, custodito tra sette monti - paterni, struggenti, biblici - come quelli che abbracciano Roma, Gerusalemme, Lisbona, Praga, Mosca, e che le domeniche mattina terse come quella che abbiamo la fortuna di ricordare, si animano di esploratori determinati a trascorrere all’aperto ogni ora benedetta dal sole. Il ritrovo per tutti è all’ingresso della Fløibanen, la funiculare che ci fa volare fino alla vetta del Monte Fløyen.
Gli adulti locali attendevano il proprio turno in fila indiana, mentre i propri piccoli scioglievano le righe facendo la spola con il banchetto di frittelle di mele e hot chocolate, allestito da un team di giovani studentesse in tenuta sportiva. Una volta raggiunta la vetta, avremmo potuto fermarci e apparecchiare il nostro pic-nic custoditi dai primi abeti della foresta, o metterci comodamente in cammino verso Skomakerdiket, ma noi intraprendemmo il sentiero più lungo, ma non arduo, verso il Monte Ulriken, il maggiore dei sette.

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Lassù ci vennero in mente i faraglioni estremi del Big Sur, quelli desolati del Montenegro e certi panorami sardi profumati di mirto, e il blu del Mare del Nord ci apparve il piú misterioso e la costa di Bergen la più selvaggia. Dopo poche ore ci saremmo allontanati su quelle acque protette, come accadeva dal 1898 per tutti i croceristi del postale Hurtigruten, nell’allegria tipica dell’incipit di un’avventura di gruppo.
Anche quella volta, alcuni si sedettero nella sala ristorante, a scambiare convenevoli con i commensali, buttando vagamente l’occhio al menu custodito nella copertina di pelle nera, altri, i più meticolosi, si affrettarono a riporre i propri oggetti personali negli spazi chirurgici delle proprie cabine, e altri, i più romantici, non si curarono dell’aria gelida, attardandosi sul pontile con gli occhi rivolti a Sud, sulle luci tremule del volto di Bergen. Noi eravamo tra loro, a ricordare un vecchio film di cui non ci sarebbe tornato alla mente il titolo, già perdutamente rapiti da quella che sarebbe stata ricordata come la nostra prima crociera d’esplorazione nel Mare del Nord. 

Per approfondimenti sulla crociera a bordo dello storico postale, Giver Viaggi (www.giverviaggi.com).

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