New faces to watch: Riccardo Mandolini
Riccardo Mandolini, giovanissimo attore dal talento innato in questo caso lo possiamo dire veramente, in quanto il mestiere lo ha imparato sul campo. D’altronde non poteva essere diversamente, figlio d’arte al 100%, la mamma l’attrice Nadia Rinaldi ed il papà il regista e drammaturgo Mauro Mandolini. Mi dice, ed è vero, essere molto chiuso e introverso, e proprio il palco e il set lo hanno aiutato a sbloccare qualche sua chiusura, infatti si è considerato un nerd fino all’età di tredici anni per poi diventare ana vera icona con la serie cult di Netflix “Baby”. Ma proprio in questi giorni dove gli appassionati della serie si stanno godendo l’ultima stagione, Riccardo è impegnato sul set del suo prossimo film girato in Puglia.
Quando hai capito di voler fare l'attore?
La mia fortuna è stata che ho sempre odiato le baby-sitter, quindi escogitavo sempre il modo per farle impazzire, al punto di farle abbandonare il lavoro e costringendo i miei a portarmi in giro con loro. In questo modo il set cinematografico è diventato il mio habitat naturale, senza però prefiggermi nessun obbiettivo. Poi verso i tredici anni ho iniziato davvero ad appassionarmi al cinema, ed anche se mia madre non me lo permetteva io di nascosto mi guardavo i film di Tarantino in streaming, ed è stata una vera svolta per il mio gusto e passione per il silver screen.
Ti saresti immaginato tutta questa popolarità da Baby?
Assolutamente no, anche perché Baby nasce come “teen-drama”, che poi con una sapiente regia e sceneggiatura, e di conseguenza la costruzione dei personaggi lo ha portato a sconfinare ed incuriosire diverse fasce di pubblico. Ogni attore del cast è riuscito a farsi odiare e amare dal fruitore, anche con personaggi molto negativi come quello interpretato da Isabella Ferrari nel ruolo della madre di Alice Pagani, ma sempre facendo comprendere nel dettaglio il motivo di ogni azione ed emozione. Questa è stata l’arma vincente. La mia unica polemica a chi ha fatto critiche negative sulla serie è che forse si sono dimenticati che comunque anche se ispirato a fatti realmente accaduti rimane una fiction. Se avessero voluto rappresentare la sola verità del fatto di cronaca ne avrebbero fatto un film e non una serie TV.
Quanto c'è di Damiano in te?
Me lo porterò nel cuore per tutta la vita, anche perché non avendo studiato recitazione, ho dovuto far congiungere il mio bagaglio emotivo a qualcosa di scritto da un’altra persona cercando di avvicinarmi il più possibile a lui.
Damiano io non l’ho mai visto come il classico ragazzino incazzato, anzi doveva avere una dolcezza nell’essere diverso dagli altri, non perché avesse i muscoli, o perché vendesse il fumo, ma proprio per le esperienze che aveva vissuto e sofferto. Perdere un genitore com’è successo a lui è un evento che ti segna, ma credo che ti segni anche a cinquant’anni, ti cambia, ti lascia un vuoto incolmabile.
Che rapporto hai con la moda?
La verità è che mia madre mi ha sempre vestito carino, senza essere ne griffato ne nulla, tanto è vero che mia nonna mi chiamava il principino. Ora non posso dire che il mondo non mi sia cambiato, gli stilisti hanno piacere a farmi indossare i loro capi e io mi diverto, alla fine ho sempre vent’anni.
Che cosa stai facendo in questo momento in Puglia?
Sto girando un film prodotto da RAI cinema in Puglia che si intitola “Ben tornato papà” per la regia di Domenico Fortunato che interpreta anche il ruolo di mio padre, e il cast meraviglioso che ho a fianco è composto da: Donatella Finocchiaro, Dino Abbrescia, Giorgio Colangeli e Silvia Mazzieri di cui mi innamorerò nel film.