La Principessa
La vettura è stata presentata al grande pubblico durante il 42° Salone dell’Automobile di Torino, nel 1960. Nello stesso anno, il cinema italiano ci regalava capolavori come L’Avventura di Antonioni o La Dolce Vita di Fellini. Unico esemplare prodotto al mondo, venne subito ribattezzata La Principessa per via della sua estetica superiore e della sua raffinatezza stilistica. Carlo Abarth aveva chiesto a Pininfarina di creare la linea per una monoposto da record a ruote coperte e lui, senza esitazioni, si era messo a studiarne il progetto in galleria del vento, al Politecnico.
La leggerissima Abarth 1000 Record Car, questo il suo nome reale, è spinta da un piccolo motore quattro cilindri di 982 centimetri cubici, in grado di erogare la (oggi alquanto modesta) potenza di 105 cavalli a 8000 giri/minuto. Il suo CX (coefficiente di penetrazione aerodinamico) di soli 0,20 è ancora oggi qualcosa di irraggiungibile, se non da un paio di concept cars. È alta poco più di un metro, lunga poco più di quattro e mezzo. Questi sono i numeri principali, sulla carta.
In bacheca, invece, ci sono numeri scolpiti sull’ottone, perché quest’automobile ha infranto nove record mondiali, tra cui uno dove ha viaggiato per 10.000 chilometri alla velocità media di 191,376 km/h ed un altro in cui ha corso per 72 ore consecutive ad oltre 186,687 km/h.
L’auto è perfetta: non è mai stata restaurata, conserva intatta la sua livrea ed i suoi adesivi originali; è stata recentemente (e sapientemente) fotografata dallo Studio Degler (che due anni fa avevano scovato una favolosa Mercedes 300 SL Gullwing abbandonata sotto un banano a Cuba, ndr.) e sarà messa all’asta il 20 e 21 Agosto prossimi da Gooding & Co’s al concorso d’eleganza di Pebble Beach, in California.