Ares Design
A pochi passi dal centro di Modena, nel cuore della motor valley, sorge il quartier generale di Ares Design. Questa realtà, fondata nel 2014 da Dany Bahar – ex uomo ai piani alti di Ferrari e Lotus – non è certo sulla bocca di tutti. Ares Design, il cui logo raffigura l’elmo del dio greco della guerra, esaudisce i desideri automotive più esclusivi dei suoi clienti a profilo molto elevato. Tra le candide mura di uno spazio da 18mila metri quadri, si personalizzano vetture (e moto, ndr) nuove o classiche secondo le specifiche dei loro proprietari. Gli inglesi amano chiamare questa pratica coachbuilding ovvero tagliare e ricucire carrozzerie per creare veicoli unici. Naturalmente, senza tralasciare la parte meccanica e, soprattutto, senza badare a spese. Questa pratica era diffusa già negli anni sessanta, quando facoltose personalità – nelle grazie del signor Enzo Ferrari o del signor Ferruccio Lamborghini – potevano richiedere che vetture di serie, in realtà già capolavori di per sé, fossero modificate per diventare delle one-off. Oggigiorno, per ovvi motivi di produzione, è molto raro che le case madri diano il nulla osta ad accontentare capricci così personali. Ora, però, c’è Ares Design.
Curiosando tra i vari reparti, s’intuisce subito che l’impegno profuso non è di poco conto. Si passa con disinvoltura dalla conversione a coupé di un’austera Bentley Mulsanne alla customizzazione estrema della Mercedes-Benz G63 AMG che qui prende le sembianze, ancora più mastodontiche, dell’Ares X-Raid con cui si potrebbe attirare l’attenzione anche in quel di Dubai. C’è una Porsche GT3 RS, ma in versione Targa, con la potenza che sale a 575 cavalli. Una schiera di Land Rover Defender è in attesa delle ultime finiture: uno sfoggio di carbonio, passaruota allargati e motori modificati oltre ogni saggia misura. Una Tesla Model S diventerà presto una raffinata shooting brake.
Come accennato in precedenza, Ares Design non personalizza solo vetture nuove. Sotto la carrozzeria di una Porsche 964 Carrera 2 targa del 1991 si celano sospensioni, motore portato a 470 cavalli e trasmissione PDK presi in prestito dalla recente 997, nonché console centrale ed infotainment “rubati” alla Panamera attualmente nel listino della casa di Stoccarda. Processo simile per una fiammante e meravigliosa Chevrolet Corvette Stingray del 1964: motore e assetto derivano dalla C7, gli interni foderati in pelle rossa e tutte le rifiniture dell’abitacolo sono rifatte ad hoc. Per chi ama le classiche, ma vuole dimenticarsi di tutta quella serie di problematiche generalmente connesso a questo tipo di auto.
Dulcis in fundo, la Panther ovvero una Lamborghini Huracan ricarrozzata – col benestare di Sant’Agata Bolognese – sulle sembianze della storica De Tomaso Pantera, che il proprietario di questa soon-to-be car adora e possiede, ma non ritiene abbastanza. Un altro progetto degno di nota si chiama Pony ed è la conversione di una Ferrari GTC4 Lusso V12 le cui linee esterne andranno a mixarsi con quelle retrò delle Ferrari 400i.