La cantante e attrice Krystal Jung si racconta
Domanda: in una scala da 1 a 10 quanto ti piace la tua vita al momento? Risposta: 6! Quando si pensa a una star del Kpop, il “pacchetto di arti made in Corea del Sud, in cui ogni elemento legato a un brano - testi, coreografie, espressioni facciali, movimenti del corpo - è curato nel dettaglio”, la prima immagine che sfiora la mente è una produzione in serie di soldatini addestrati allo show business. Allevati fin da bambini a cantare, ballare, recitare, posare, essere belli. A diventare degli idoli. Da servire a un pubblico di fan che li venerano come divinità. Eppure il punto esclamativo iniziale, opera di Krystal - vero nome Chrystal Soo Jung - apre a nuovi punti di vista. A 24 anni vanta un curriculum da veterana: membro di ben due girl band, f(x) e SM the Ballad, attrice (“Prison Playbook”, “The Bride of Habaek”, “My Lovely Girl”), modella. Nel 2011 ha anche vinto Kiss & Cry, un celebrity talent per pattinatori non professionisti. Solo questo spingerebbe un comune mortale a regalarsi un dieci,
«Non sognavo di diventare un’artista. Non ho fatto nessuna audizione, l’agenzia mi chiese solo di andare nei loro uffici per un casting. Da quel momento è stato un frenetico susseguirsi di impegni. Più lavoravo più mi divertivo. Neanche pensavo al successo»
ma non lei. «Non mi accontento facilmente. Non è che sia depressa o ipercritica. È solo che a ogni buona recensione o complimento mi dico: “Beh, forse sono stata brava”. Mi piace raggiungere un risultato». Il prossimo sarà dare forma a un desiderio pulsante: «Voglio vivere libera». Lo racconta mentre posa, tra un sorriso e l’accenno all’ossessione per gli orecchini, l’impossibilità di scegliere tra cioccolato al latte e fondente, la routine beauty quotidiana fatta essenzialmente di crema idratante, i lavori creativi che avrebbe fatto in alternativa: architetto, fotografo, interior designer. Figlia (adottiva) di quella cultura sudcoreana che predica la perfezione assoluta nella vita come nel lavoro e nell’aspetto fisico, Krystal è nel mezzo, in uno spazio di sospensione tra ciò che è stato e ciò che potrà essere. «Gli artisti coreani sono sempre impegnati. A me va bene, lavoro in questo settore da tanti anni. Di recente ho avuto la fortuna di potermi gestire da sola e avere un po’ di tempo libero. Ho trovato il modo
di rilassarmi di più. Ho anche imparato a lasciare andare. Non mi faccio più scuotere dalla negatività, dai commenti perfidi online. E sto imparando a riconoscere nuove idee e applicarle alla mia vita». Sul finire del vecchio millennio, durante una vacanza a Seul con la famiglia - i suoi all’epoca erano emigrati a San Francisco, dove Krystal è nata - sua sorella maggiore Jessica (ex Girls’ Generation e ora solista), viene selezionata da una delle più grandi agenzie di spettacolo locali. Vogliono anche lei, ma i genitori la ritengono ancora troppo giovane. Qualche anno più tardi sciolgono le riserve e il resto è storia. «Non sognavo di diventare un’artista. Non ho fatto nessuna audizione, l’agenzia mi chiese solo di andare nei loro uffici per un casting. Da quel momento è stato un frenetico susseguirsi di impegni. Più lavoravo, più mi divertivo. Neanche pensavo al successo. In fondo ho avuto un’infanzia normale». Sua sorella è da sempre il suo mentore-complice. Insieme nel 2014 sono