Fashion

Endless Curiosity: il retrofuturismo raccontato dall'era spaziale degli anni '60, agli NFT

Il retrofuturismo è una costante e continua evoluzione: l’industria della moda guarda sempre in avanti e indietro per comprendere il suo ruolo nella scena culturale del momento.

Uno scatto realizzato da Guégan per il numero di dicembre del 1969 de L’OFFICIEL.
Uno scatto realizzato da Guégan per il numero di dicembre del 1969 de L’OFFICIEL.

Sebbene i tardi anni ’60 del Novecento siano forse l’era più memorabile associata allo stile retrofuturista, le sue radici affondano ancora più indietro nel tempo, anche se continuano a ritrovarsi nel fashion contemporaneo, come evidenzia l’attuale ubiquità del revival della moda Y2K. Il matrimonio tra moda e tecnologia si può far risalire agli anni ’20 e agli inizi dei ’30. In un’epoca ossessionata dall’idea di modernità in tutti gli ambiti della vita, i designer e gli artisti spesso hanno fatto affidamento su lamé dorati, motivi planetari e sulle prime sperimentazioni con materiali inusuali.

Negli anni ’60 André Courrèges ha rivoluzionato la direzione della moda retrofuturista con la sua collezione space-age del 1964. In concomitanza con l’ossessione culturale della corsa spaziale alla conquista della Luna, l’uso, da parte di Courrèges, di scioccanti bianchi ottici, di materiali come la lycra, il vinile e il PVC è diventato il marchio di fabbrica del suo design.

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A sinistra: modella in Pierre Cardin fotografata da Guégan per L'OFFICIEL nel 1966; A destra: modella in Jacques Heim fotografata da Guégan per L'OFFICIEL nel 1966.


Yves Saint Laurent aveva ammesso: «Le cose non sono state mai più le stesse dopo l’esplosione di Courrèges». Parodiato in classici cult del cinema come “Chi sei, Polly Maggoo?” il film del 1966 di William Klein e parte essenziale del successo di film di science fiction e di serie come “Barbarella” e “Star Trek”, la moda space-age ha dilagato. Gli abiti in maglia metallica di Paco Rabanne e le tinte accese di Cardin, insieme alle silhouette ispirate all’aeronautica riflettono lavisioneutopicaetecnocentricacosìvigorosamenteabbracciata dalla cultura in generale. Nel 1969, la NASA aveva chiesto a Cardin di disegnare una tuta spaziale per i propri astronauti. Negli anni ’80 si è imposta l’audacia dei temi spazio e alieni delle collezioni di Thierry Mugler e Claude Montana.

A metà degli anni ’90, con
il nuovo millennio dietro l’angolo e un’ansia incombente circa le nuove tecnologie, la moda è stata definita da visioni distopiche di un futuro dominato da hacker e cyberpunk. L’ascesa del World Wide Web sul finire degli anni ’90 ha determinato una moda ispirata alle tecnologie, capitalizzando l’interesse culturale in tutto il mondo tech. Film come “Hackers”, “Strange Days” e “The Matrix” hanno influenzato una moda con costumi di ispirazione cyber dalle linee scivolate, fatti di vernice e dettagli metallici. Alcune ispirazioni per l’hacker chic anni ’90 nascono da una paranoia tech e da uno spirito ribelle nei confronti dei macchinari, come l’estetica steampunk ispirata al XIX secolo. Oggi, mentre la tendenza Y2K riporta in auge oggetti tech “retrò” come i cellulari a conchiglia e le grafiche dei testi del T9, molta della moda cutting-edge guarda verso il futuro. I fashion NFT hanno acquisito popolarità nell’ultimo anno, reinterpretando la traiettoria di un brand nel cyber-universo e superando i limiti degli indumenti materializzati. Nel marzo 2022 si è tenuta la prima Metaverse Fashion Week di sempre, organizzata da Decentraland.

"Nel 2021 L'OFFICIEL ha creato il suo universo digitale per la fashion week con House of Dreams, un museo virtuale. I visitatori sono stati invitati a esplorare 13 spazi differenti, ciascuno dei quali includeva un NFT unico e dedicato"

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In senso orario da sinistra in alto: modella a Courrèges fotografata da John Stewart per L'OFFICIEL nel 1968; Modella in Pierre Cardin fotografata da Guégan per L'OFFICIEL nel 1969; Modella in Pierre Cardin fotografata da Patrick Bertrand per L'OFFICIEL nel 1968; Modella in Pierre Cardin fotografata da Guégan per L'OFFICIEL nel 1968.


Nel settembre 2021, L’OFFICIEL ha creato il suo universo digitale per la fashion week con House of Dreams, un museo virtuale che celebra i 100 anni del magazine. I visitatori sono stati invitati a esplorare 13 spazi differenti, ciascuno dei quali includeva un NFT unico e dedicato a una certa dimensione della lunga storia della moda vista attraverso le lenti di L’OFFICIEL. In collaborazione con marchi come Salvatore Ferragamo, Valentino e Dior, la House of Dreams rappresenta il più grande cambio nel modo in cui le pubblicazioni e i brand si stanno allo stesso modo adattando a un mondo sempre più online. Oltre a questi spazi virtuali, molte case di moda stanno
incorporando nei propri abiti della wearable technology, mentre sono in cerca di migliorie tecnologiche a livello di tessuti, come MYX, un sostitutivo del cuoio generato da funghi.

Fotografia di Raphael Dellaporta per L'OFFICIEL nel 2004.
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In senso orario da sinistra in alto: modella in Jil Sander fotografata da Thomas Krappitz per L'OFFICIEL nel 1998; Modella fotografata da Ranjit Grewal per L'OFFICIEL nel 1999; Modella in Christian Dior fotografata da Christophe Kutner per L'OFFICIEL nel 2000.

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