Leigh Bowery! finalmente una mostra a Londra lo celebra come merita
Alla Tate Modern si (ri)scopre il genio incontenibile di Bowery, performer e artista a tutto tondo, attraverso un ricco compendio dove moda, musica, foto e video, restituiscono molto della sua vita al limite.
Finalmente. Leigh Bowery! è la mostra che celebra la figura più irriverente, caleidoscopica e coraggiosa che nel XX secolo ha animato senza riserve con arte, moda e performance quel prezioso spazio liminale dell'ambito espressivo di cui tutti disponiamo, in modo assolutamente unico e controverso. Dal 27 febbraio sino al 21 agosto 2025 alla Tate Modern di Londra è possibile immergersi nella vita intensa e coloratissima di Leigh Bowery. Australiano di Sunshine, sobborgo di Melbourne, diventato poi londoneer definitivo nel 1980, è stato un essere umano oltre l'ordinario. Definirlo artista, club kid, modello, personaggio televisivo, stilista e musicista potrebbe anche risultare riduttivo, certamente fuori luogo: categorizzarne le gesta vorrebe dire minimizzare il senso e l'efficacia della pratica della contaminazione, unico motore del suo vissuto.
Nella sua breve ma straordinaria vita, Bowery (1961-1994) ha reinventato abiti e trucco come forme di scultura e pittura, ha testato i limiti del decoro e ha creato una nuova forma di performance art per esplorare il corpo come strumento mutaforma con il potere di sfidare le norme di estetica, sessualità e genere. Per la prima volta, grazie a Tate Modern, sono riuniti i suoi costumi stravaganti e abbaglianti insieme a dipinti, fotografie e video per esplorare come hanno cambiato per sempre l'arte, la moda e la cultura popolare. Perverso e provocatorio, ha messo al centro la teatralizzazione del sé. Prima di questa grande occasione espositiva era stata allestita nel 2022 LEIGH BOWERY: Tell Them I've Gone to Papua New Guinea alla Fitzrovia Chapel, mostra della durata di solo un mese di sette dei costumi più iconici che Leigh ha disegnato, creato e fatto volteggiare a Londra durante gli anni '80 e i primi anni '90. Location appropriata: si tratta infatti dell'unico edificio rimasto del demolito Middlesex Hospital dove proprio Leigh morì per complicazioni dovute all'AIDS la notte di Capodanno del 1994. Aveva solo trentatré anni.
Se mi etichetti, mi neghi
Leigh Bowery! com'è la mostra alla Tate Modern
La mostra su Leigh Bowery è un viaggio lisergico nel suo universo in Technicolor, camp e massimalista da cui sarà impossibile uscirne senza conservarne tracce preziose. Per fare un rapido collegamento alla moda, tra i designer che lo hanno citato, omaggiato, e celebrato citiamo Alexander McQueen che nella collezione autunno inverno 2009 ha rievocato la fisiognomica di Bowery attraverso bocche rosse esagerate, lattine come bigodini tra i capelli, tessuti print all over su silhouette XL. Ovviamente non è stato l'unico. Nel tempo da John Galliano a Rick Owens, da Charles Jeffrey Loverboy a Gareth Pugh, arrivando a Maison Margiela e Walter Van Beirendonck, le sue influenze hanno ispirato i creativi di ogni latitudine da Lady Gaga a Beth Ditto sino all'artista Pandemonia calata nel ruolo di creatura gonfiabile.
Se di notte lasciava i suoi mostri liberi di vivere altre dimensioni dal proprio sé, di giorno Bowery disegnava costumi per i Culture Club e la compagnia di danza di Michael Clark come pure si dilettava nella direzione artistica dei progetti dei Massive Attack. Per questo la curatela di Tate in collaborazione con Nicola Rainbird, collaboratrice stretta e moglie di Bowery - nonché oggi direttrice e proprietaria dell'Estate of Leigh Bowery, insieme al supporto di Margery King, Fiontán Moran e Jessica Baxter, mette in mostra anche i lavori di Charles Atlas Hail the New Puritan del 1985 e del film Because We Must del 1989 e tanti documenti sulle sue inquietanti e disturbanti performance. Citiamo tra tutte "Mirror" del 1988 alla galleria Anthony d'Offay Gallery che l'ha visto per cinque giorni vestirsi, svestirsi e posare di fronte a uno specchio bidirezionale, consentendo agli spettatori di guardarlo a sua insaputa mentre un’aroma all'essenza di banana si diffondeva periodicamente nello spazio espositivo. Diciamo pure la punta dell'iceberg del suo pensiero sulla concezione formale dell'espressione artistica esasperata portata verso il limite della sfera della provocazione. Così facendo Leigh Bowery non ha solo messo in scena il suo corpo ma messo alla prova l'atto stesso di guardare che appartiene a ciascuno di noi.
Reimmaginandosi come una creatura aliena Leigh Bowery si è concesso tutto. Come l'onnipotenza sulla vita stessa. Sua è infatti la performance dedicata alla nascita, momento viscerale e catartico, in cui sdraiato su un tavolo sul palco del Taboo, locale underground da lui animato, e vestito solo di un impermeabile, dopo rumorosi gemiti ed emissione di fluidi, partorisce con enfasi la sua fidatissima collaboratrice, poi diventata sua moglie Nicola Rainbird, fino a quel punto portata in grembo sotto al trench grazie a un'ingegnosa imbracatura, qui documentata nello scatto di Fergus Greer. Anni dopo sarà Rick Owens a portare in passerella per la collezione primavera estate 2016 lo stesso sistema performativo per celebrare lo spirito di Leigh nel tentativo di scuotere le memorie del suo pubblico davanti al valore del lavoro di Bowery.
Fu la stretta amicizia di Bowery con Lucian Freud a segnare una svolta nel suo rapporto con il mondo dell'arte contemporanea alla fine degli anni '80. Diversi ritratti personali di Bowery realizzati da Freud sono esposti alla Tate Modern, a dimostrazione di come l'artista tedesco abbia presentato una nuova visione di questo stravagante performer. Spinto dall'intimità di posare per Freud, Bowery inizia sempre più a usare il suo corpo come materia prima, affermando in particolare che "la carne è il tessuto più favoloso".
La mostra culmina con uno degli ultimi capitoli della vita di Bowery, l'incursione nella musica con la band Minty. Unendo il suo amore per la performance, il valore dello shock e l'umorismo, gli ha permesso di raggiungere la piena espressione delle sue idee creative, mostrando il suo desiderio costante di sperimentare, correre rischi e creare uno spazio per le domande. L'ultima esibizione di Bowery al Freedom Café di Londra nel novembre 1994 ha visto la partecipazione di un giovane Lee 'Alexander' McQueen e dell'amico Lucian Freud, dimostrando quanto fosse diventata di vasta portata la sua influenza sul mondo dell'arte e della moda.
Vestiti come se la tua vita dipendesse da questo, altrimenti non preoccuparti, Leigh Bowery