La metamorfosi di Andrea Adamo
Nel corso del 2020 Andrea Adamo ha dato vita a un marchio sensuale di maglieria dai tagli couture, che diventa una seconda pelle in cui muoversi liberamente. Presentata duranta la Milano Fashion Week, la collezione "Metamorfosi" Spring Summer 2022 è un rimando al mito raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi: ogni capo esalta la femminilità insieme alla sua fragilità. Abbiamo intervistato il designer parte della issue 39 de L'Officiel Italia e individuato come talento di punta nel panorama della moda italiana
Sembrare nudi, pur essendo vestiti. Con capi che esaltano le forme di chi li indossa, senza modificarle. Il manifesto di Andrea Adamo parte dalla libertà di essere quello che si è: senza costrizioni, stratagemmi e artifici; la sua label e la prima collezione lanciata per la SS/21 - di cui abbiamo parlato la scorsa stagione nello speciale talents italiani - è, nel vero senso della parola, come una seconda pelle anche nella scelta della palette colori, che si ispira alle tonalità dei fondotinta. “Oggi dire “gay”, “etero”, “effeminato”, “virile”, “grossa” o “non grossa”, “bianca, nera gialla” non ha senso. Per me la nudità è legata alla caduta delle etichette verso la creazione di un concetto di ben più ampia portata: il fit universale, ovvero il fit che non esiste, perché è al servizio di tutti” spiega il designer di origine calabrese, che traccia ora un dress code molto originale. Una sottile vena erotic-chic, che potremmo definire naturismo elegante, per una collezione daywear di maglieria che si avvia a trasformarsi, stagione dopo stagione, in una linea sempre più completa e costruita, apprezzata da un pubblico internazionale, che impazzisce per questa nuova estetica del .
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Come inizia la tua avventura nella moda?
Arrivo dal nulla: sono cresciuto in una città, Crotone, che amo e ho amato molto, che rappresenta una parte di me che è imprescindibile. Mi piace pensare che la mia passione per la moda sia un qualcosa che ho dentro, tramandata dalla nonna sarta che mi ha incoraggiato a fare della moda la mia carriera. Sapevo di voler diventare un designer, così ho lasciato Crotone e mi sono trasferito a Bologna. Studiavo all’Accademia di Belle Arti e contemporaneamente lavoravo in un call center per pagarmi l’università. Subito dopo gli studiè iniziata la mia avventura nella moda, e dopo 12 anni all’interno di aziende e brand come Roberto Cavalli, Zuhair Murad a Parigi e infine nell'atelier di Dolce&Gabbana, ho deciso di iniziare un nuovo percorso, ADĀMO nato e lanciato durante il primo lockdown. Un vero azzardo.
Perché la nuova collezione SS22 si chiama “Metamorfosi”?
L’ho chiamata così perché ho sempre parlato di racconti come quella scorsa collezione ‘Gli amanti’ parla di Adamo ed Eva, del peccato originale; qui si parla di una transizione, un cambiamento; rispetto alla scorsa collezione, Adamo ed Eva iniziano a vestirsi: da abiti in maglia a costine alla rete, il nuovo ‘fil rouge’ di tutti i capi, e il cotone come nuovo tessuto di collezione per conquistare anche i consumatori asiatici. I colori utilizzati invece rimangono un must del brand: bianco, beige, marrone e nero. Parlando de ‘La Metamorfosi’, la collezione è presentata attraverso questa donna misteriosa che si aggira tra gli scogli: ci siamo ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, al mito di Andromeda, e vi renderete conto che nulla è lasciato al caso. Dalla rete nei tessuti alle catene, fino al motivo a spirale, ogni cosa rimanda al mondo del mito. Io sono nato sul mare, e la collezione mi sarebbe anche piaciuto chiamarla Crotone, ma in Italia, al contrario della Francia, ho paura di essere visto come Nazional popolare: credo che ci sia una visione un po’ bigotta da questo punto di vista. Inoltre, agli scogli vi è legata la storia della Madonna Nera Bizantina, che è stata trovata sugli scogli della mia città, intatta, tanto che da noi si festeggia la Madonna di Capo Colonna. Insomma, elemento dello scoglio è un topos nella mia vita. Ci tengo a precisare il mio interesse nel lavorare solo con il Made Italy e con un imprinting tutto italiano: questa collezione nel mondo deve essere conosciuta come Metamorfosi, a prescindere dalla nazionalità. Non voglio tradurre i nomi delle collezioni in inglese o in altre lingue, perché vorrei che anche all’estero si abituassero a termini in italiano. Bisogna essere fieri delle proprie origini. Farò un manifesto, la mia lettera d’amore all’Italia, descrivendo tutto ciò che mi lega profondamente alla mia terra.
Cosa rappresenta questo motivo a spirale? Parte della corsetteria?
Volevo un cambiamento senza perdere l’identità. C’è stato uno studio molto attento con il laboratorio sulle realizzazioni e le tecniche utilizzate, soprattutto nelle costine, la spirale che si vede sulle coppe dei top e dei bustier viene ripetuta più volte in diversi capi, anche come dettaglio decorativo sui pantaloni ad esempio. Ho guardato a Mr. Pearl, Gaultier (con cui un giorno vorrei collaborare) ma anche a stilisti degli anni’ 90 come Rifat Ozbek. Oltre al filato normale di maglia ne uso uno particolare che rendo tutto più compatto e adattabile al corpo: realizza un effetto tipo spandex, che di solito c’è più nel jersey, dal quale ho iniziato a sviluppare la base della collezione. Mi aiuta con la vestibilità di corpi diversi. In generale molta dell’ispirazione nasce dalla corsetteria.
Parlaci del tuo rapporto con le celeb, quanto contano per un brand di moda oggi come oggi?
Nasce più o meno dal mio passato, avendo lavorato per Cavalli, D&G, Murad, con i quali ho viaggiato tantissimo, facendo fitting con JLo, Adele e Bejoncè. Praticamente facevo solo evening per questi brand, ora faccio day time, anche se a modo mio: il boom è nato con la richiesta di Kylie Jenner, il top richiesto da lei non esiste più in nessun negozio, ed è stato il momento che ha più cambiato il mio percorso. La scorsa stagione ho realizzato un abito in esclusiva solo per LuisaViaRoma, e in generale l’assortimento nei negozi è terminato, tutto sold out. Ora sto per lanciare una collezione in esclusiva per Net-a-porter e ho appena vestito Elodie con una tutina custom-made. Un omaggio allo stile di Raffaella Carrà.
Cos’è per te la bellezza in una donna?
La bellezza delle donne è quello che muove la mia fantasia. Sono cresciuto negli anni Novanta dove il canone di bellezza era assimilabile alla perfezione, corpi né troppo magri, né troppo curvi. Erano corpi “sani”, e per questo tengo a precisare nella mia ricerca estetica voglio rappresentare donne healthy, sane: quando lavoro anche con il mio team dico a tutti che non voglio mai raccontare una storia ‘malata’ o ‘cupa’. Guardando le mie immagini , una donna deve riconoscersi da un punto di vista positivo, in un misto tra incanto, desiderio e stupore. Le mie icone sono l’elegante Christy Turlington o la sovversiva Grace Jones, che si faceva disegnare spirali sul corpo nudo, anche lei ha ispirato il nuovo motivo che ho inserito nella maglieria.
Hai mai pensato a una collezione uomo o a sviluppare l’eveningwear?
Stiamo cominciando a pensare alla Fall Winter 22, di sicuro porterò avanti l’idea del cotone, perché ci credo tanto. Piano piano vorrei inserire l’evening, gli abiti da sera, in linea con il brand: secondo me è il terzo passo, quello successivo così come piano piano pensare anche all’uomo, anche se considero i miei pezzi gender-fluid, possono già essere indossati dal pubblico maschile. Per loro comunque sto pensando a una collezione intimo speciale.
Cosa vuoi fare da grande?
Voglio essere il nuovo Gianni Versace! Di Gianni, inteso come genialità ce n’è uno solo, ma penso a lui come personaggio capace di creare seguito, influenzare i trend, rapportarsi con le star. Mi ha sempre affascinato questo di lui. Le persone hanno sempre pensato che fossi pazzo ad iniziare una collezione durante il periodo della pandemia, ma guarda cosa è successo in meno di un anno. Chi avrebbe mai detto che avrei vestito personaggi come Elodie, Vittoria Ceretti e all’estero celebrity come l’attrice Vanessa Kirby che oltre a Gucci ha deciso di indossare anche Adamo, oppure Kylie Jenner? L’importante è crederci, convincerti che volere è potere. Fare questo lavoro non è facile, ti porta degli up and down enormi, ci vuole carattere.