The Many Faces of Elisa
Oltre venti anni di successi, una voce straordinaria, un talento in continua evoluzione. Al lavoro sul suo prossimo album, la cantante Elisa Toffoli racconta i suoi miti musicali, il suo amore per l'ambiente, la pandemia come momento di verità.
Foto Attilio Cusani
Styling Luca Falcioni
Un percorso atipico per la scena musicale italiana, un talento evidente, outstanding, una voce bellissima, più di vent'anni di successi. Ma a render Elisa una figura di riferimento intergenerazionale è (anche) la sua empatia profonda per gli esseri umani in difficoltà, in particolare i bambini. E la sua urgenza di difendere l'ambiente.
L’OFFICIEL ITALIA: Cosa è per te la musica?
ELISA: La mia attrazione fatale, fin da quando ero bambina. La musica mi investe, mi rapisce. È una forma di elevazione, è poter volare, è il mezzo che mi permette di creare una connessione profonda con me stessa per arrivare agli altri.
L’OFFICIEL ITALIA: Sul tuo Instagram ci sono tanti tributi a musicisti che in qualche modo ti hanno “formato”. Chi ti ha influenzato di più?
ELISA: Io sono un’appassionata ascoltatrice di musica. Ancora adesso dedico all’ascolto ogni giorno almeno un’ora e mezza del mio tempo, una cose che fanno solo i DJ e gli adolescenti. Quando ero piccola piccola, ancora alle elementari, ero impazzita per Michael Jackson e per Madonna, per “True blue”. In prima media mi sono innamorata dei Beatles, in seconda media ho vissuto una folgorazione totale per i Doors e Jim Morrison. È stato attraverso Morrison, attraverso la lettura dei testi Morrison, in particolare di “An American Prayer” che ho scoperto la scrittura, e un certo tipo di poesia, William Blake, Edgar Allan Poe, Baudelaire. Ed è sempre grazie alla fascinazione nei suoi confronti che ho scoperto gli scrittori della Beat Generation, Allen Ginsberg, Jack Kerouac... Che leggevo insieme a Emily Dickinson e a Patti Smith. In realtà dopo i Beatles e prima di Morrison avevo avuto anche un innamoramento devastante per gli artisti della Motown, Otis Redding, Aretha Franklin, Etta James, e da lì mi si era aperto il mondo del gospel blues, e poi del rock blues fino alla psichedelia, ai The Mamas & The Papas e all’incredibile Janis Joplin. Non ho citato Björk o Alanis Morissette, che pure mi hanno influenzato molto, perché hanno cominciato a far parte del mio immaginario in una fase successiva, mentre Morrison e gli altri di cui parlavo prima fanno parte di me fin dall’inizio.
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L’OFFICIEL ITALIA: Hai sempre fatto molte collaborazioni con altri artisti.
ELISA: Delle collaborazioni mi affascina il fattore sorpresa, la sensazione di non avere il controllo, visto che nella vita normalmente ce l’ho. È come se fossimo delle ostetriche in attesa di vedere cosa verrà fuori.
L’OFFICIEL ITALIA: Per L’Officiel hai nominato una serie di artiste protagoniste della nuova scena musicale femminile italiana. Che cosa le accomuna?
ELISA: A 43 anni, ho avuto modo di osservare dopo di me due generazioni successive di artiste, le trentenni e le ventenni di oggi. Di loro mi colpisce in primis l’autenticità, l’attitudine forte, il rifiuto di omologarsi a degli standard. È una generazione cazzuta, che rifiuto di etichettare come arrogante nel suo sforzo di liberarsi dagli schemi sotto l’enorme pressione dei social.
L’OFFICIEL ITALIA: Personalmente, e musicalmente, in che direzione stai andando?
ELISA: Ho una gran voglia di incontrare gli altri. La pandemia mi è sembrata una sorta di giudizio universale, è come se avessi infilato la mia vita nella bocca della verità, e abbia tirato un bilancio forzato della mia esistenza, della mia felicità, delle mie priorità. Mi sta uscendo una musica meno riflessiva rispetto al disco precedente. Sarà un disco celebrativo della bellezza, con tantissime collaborazioni con altri artisti, arrangiatori, produttori, il più importante gruppo di lavoro che abbia mai messo insieme, in un momento che sembra costringerci alla solitudine e alla lontananza.
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"Ho sempre provato din da bambina, un senso molto forte di rifiuto totale dell'ingiustizia con la natura, con l'ambiente ho sempre sentito un legame fortissimo" Elisa Toffoli
L’OFFICIEL ITALIA: Negli anni hai devoluto gli incassi di tanti dischi e concerti e collaborato con tante associazioni, da Save the Children a Emergency, da Legambiente all’Unicef, dai concerti di “Una. Nessuna. Centomila” contro la violenza di genere fino ad “Amiche per L’Abruzzo”. Su Instagram posti l’invito “Stop Global Warming” e “Fridays for Future”, chiedi giustizia per i “ fratelli palestinesi”, speri in un’era “gentile” dell’America dopo l’elezione di Biden e Kamala Harris...
ELISA: In realtà mi trattengo tanto, il mio istinto mi porterebbe a fare molto di più. Ho sempre provato, fin da bambina, un senso molto forte di rifiuto dell’ingiustizia. Con la natura, l’ambiente ho sempre sentito un legame fortissimo. È un tema che sarà molto importante nel nuovo album cui sto lavorando, in uscita nel 2022. Instagram è il social che gestisco in prima persona, il luogo dove sono senza filtri, dove mantengo un filo diretto con le cose.
L’OFFICIEL ITALIA: Hai diretto anche molti dei tuoi video: come funziona? L’immagine nasce in modo diverso dalla musica?
ELISA: Prima scrivo le melodie e i testi, poi degli script che mi servono come linea guida dei video. Scrivo in continuazione e tengo tutti i miei diari perché mi piace ritrovare a posteriori quello che sentivo in momenti passati.
L’OFFICIEL ITALIA: Cosa ti ha portato a collaborare alla colonna sonora di “Django unchained”? (Il film di Quentin Tarantino con Jamie Foxx e Leonardo DiCaprio, nda).
ELISA: È stata una delle cose che mi ha reso più felice nel corso della mia carriera. Tanto più che è stato grazie a Tarantino che ho anche poi lavorato al “Dumbo” di Tim Burton. Il maestro Morricone aveva scritto il brano per me (e infatti inizia con un richiamo a “Per Elisa” di Bethoven), e io continuavo a sbagliare l’arrangiamento, perché come fai a modificare il lavoro di un genio? Finché a un certo punto mi sono immaginata come avrebbe arrangiato il pezzo lo stesso Morricone giovane, nella sua fase spaghetti western. Ne ho realizzata una versione cruda utilizzando la chitarra e altri strumenti e in modo abbastanza complicato il demo è arrivato a Tarantino. Che l’ha voluto esattamente così. Nel caso di Burton ho portato nell’arrangiamento qualcosa di gotico, e un po’ di anni ’40. Ho creato una versione orchestrale completamente digitale, scritta al computer utilizzando campioni di suoni vintage e filtrando la mia voce con un microfono retro.
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L’OFFICIEL ITALIA: Gli altri momenti più belli della tua carriera?
ELISA: Per forza Sanremo (2001), la mia vittoria così assurda, con Giorgia data per favorita in gara con una canzone incredibile, e io un’outsider... non solo la vittoria, ma tutti quei premi (incluso quello di “miglior interprete del Festival” introdotto apposta per lei da Gino Paoli, nda). È stato surreale. Quando sono tornata al mio paese mi hanno accolto come se fossi il Papa. Poi la canzone (“Teach me again”) che ho scritto, prodotto e cantato in duetto con Tina Turner. Un riconoscimento, tanto più importante allora, come l’MTV Europe Music Award. Il successo di “Dancing”, che a sei anni dall’uscita è stata presa da una coreografa e utilizzata in una serie tv americana, catapultando la canzone ai vertici della classifica americana e nelle Top 20 di tutto il mondo, al punto che poi ho realizzato nel 2008 una tournée in America e Canada, un successo di nicchia ma significativo perché dimostra che tutto può succedere e che la musica è veramente libera. E poi il mio lavoro con Carlo Antonelli di Sugar, che mi ha aiutato e formato anche dal punto di vista visivo, spingendomi ad avere l’audacia di cercare immagini che rappresentassero in modo viscerale quello che sentivo dentro. E il documentario con Guadagnino (per il making of di “Lotus”).
L’OFFICIEL ITALIA: Che rapporto hai con la moda?
ELISA: Per me la moda è molto importante. E molto difficile. Perché il suo peso specifico può entrare in contrasto con il personaggio dell’artista, mentre penso che debba essere al servizio del mood, del flow di quello che stai raccontando, se no rischi di diventare qualcun altro. Sono affascinata in particolare da tanti stilisti giovani che creano abiti a partire da materiali riciclati, quando sappiamo quanto sia devastante l’impatto della moda sull’ambiente, mentre mi fa felice vedere i giganti della moda cominciare finalmente a mostrare attenzione alla preservazione delle risorse, non più considerate come infinite.
L’OFFICIEL ITALIA: Un abito che hai sentito particolarmente tuo?
ELISA: A 22 anni ho disegnato una piccola collezione di abiti per il videoclip di “Luce” girato da Luca Guadagnino. Ero molto attratta dalla Cina, dal bianco che per loro è il colore del lutto, mi ero disegnata una maglia di garza medica perché la canzone parlava d’amore, della sofferenza dell’amore e del bisogno di curarsi, indossata con dei pantaloni larghi e le Onitsuka Tiger in omaggio alle arti marziali. Avevo disegnato anche delle giacche a kimono e coreane, e una giacca con un cappuccio alla Star Wars: per un anno intero non ho indossato altro che quello, mi sembrava di essere diventata un manga super potente!
Hair Giulio Ordonselli
Make Up Serena Congiu
Photo Assistant Federico Terenzio
Digital Assistant Cristina Sinelli
Styling Assistant Gianluca Cococcia e Chiara Fioravanti
Special Thanks to Gigli D'Oro Suite Hotel Roma e Michel Eggimann - Maestro Liutaio, Roma