Fashion

A.I. Herbarium: dove moda e natura s'incontrano

Ad Altaroma 2020 uno spazio dedicato moda e natura
plant aloe

Prima di scrivere poesie, nel 1845, Emily Dickinson costruì un erbario. Da questa prima opera composta da 424 fiori catalogati con disciplina e curiosità si poteva già intuire il genio della poetessa: precisione, amore per la natura, composizione impeccabile. A.I. Herbarium, il progetto di A.I. Artisanal Intelligence presentato ad Altaroma 2020 e curato da Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques, prende spunto proprio da questo libro custodito nella biblioteca di Harvard. La natura, vista da Dickinson come qualcosa da conoscere, descrivere o cantare, oggi è vista come una minaccia, come qualcosa da temere e quindi tutelare. Forse, però, c'è un modo per tutelarla senza doverla mettere in una teca o raccoglierla in un libro. La moda è uno di quei settori che potrebbe tutelarla facendola diventare materia creativa, di nuovo qualcosa da conoscere, descrivere, cantare. Nello spazio interno del Guido Reni District A.I. Herbarium esplora, in un luogo che è espositivo ma anche di interazione, la natura. In una piccola casa con un giardino si susseguono progetti, workshop, installazioni, archivi di strumenti e libri antichi, stampe botaniche dell'Antica Libreria Cascianelli, che contribuiscono a creare un’atmosfera da fiaba tropicale. Dall'Atelier di osservazione della materia di Chiara Cavallo, designer, secondo la quale le piante e il territorio possono essere intesi come veicolo di sapere e tradizione - presenta il suo progetto, Keur Design 2, un’esperienza sul territorio africano con due artigiani locali guidati nella realizzazione di una collezione di gioielli contemporanei. A Veronica Raccah con il suo laboratorio creativo nel quale ognuno si è divertito a creare con diverse tecniche una pagina di un Erbario Tessile Immaginario ispirato al Codex Seraphinianus. Ma anche un workshop in collaborazione con il Museo Orto Botanico di Roma, sulle specie vegetali che possiedono sostanze e composti in grado di colorare i tessuti. Il progetto è portato avanti da Andrea Bonito, curatore del Giardino dei Semplici. L’esperta Maddalena Marciano, attraverso aneddoti e ricordi, ha parlato delle tecniche di tinture naturali per la moda e per il cinema, ponendo l’attenzione sull’unione tra il fiore e la materia prima e le diverse colorazioni che dipendono dalla fusione di questi due elementi. Un altro workshop con Natural Color Culture di tintura di tessuti naturali con l'antico blu di guado, chiamato l'oro blu. Gaia Ceriana Franchetti, documentarista, esperta della cultura tessile indiana e fondatrice dello spazio di ricerca Indoroman, ha chiuso le tre giornate con tessuti preziosi, naturali e interamente realizzati a mano - dal cotone fino alla “seta non violenta” - come sfondo al suo racconto “Storia e geografia del Khadi”. Una lavorazione millenaria grazie all’arcolaio: simbolo dell’Indipendenza e del movimento del Khadi, creato da Gandhi, come resistenza politica ed economica all’impero britannico. Una performance dell'artista Marina Viola Cavadini, "Les Doights En Fleur", corona l'esperienza a 360 gradi. Le estremità del corpo umano diventano morbide, lucide e appuntite, sfumando nelle piante e negli elementi architettonici: i performer si fondono con la flora circostante in una forma di cross-contaminazione che predilige linguaggi non verbali e relazioni corporee.

 

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