The place of dreams: l'intervista a Isabelle Stanislas
L’interior designer Isabelle Stanislas mescola un approccio moderno al rispetto per la storia e l'artiginalità
L’architetta e interior designer Isabelle Stanislas connette magistralmente arte, dettagli storici, paesaggi, mobili su misura e materiali ‒ complementari o a contrasto ‒ per creare spazi lussuosi per i suoi clienti. Oltre a mettere la sua esperienza a disposizione di maison come Hermès e Cartier, Stanislas è anche stata selezionata per rinnovare il palazzo dell’Eliseo, residenza ufficiale dei presidenti francesi dal 1873. Una monografia sul suo lavoro è stata recentemente pubblicata da Rizzoli.
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L’OFFICIEL: Perché hai scelto l’architettura?
ISABELLA STANISLAS: A 16 anni ho visitato la Bezalel Academy di Arte e Design a Gerusalemme. Mi hanno ispirata la libertà dei corsi e il metodo d’insegnamento. Più che l’architettura in sé, è stata la libertà che mi ha fatto desiderare di seguire quel percorso. Ho studiato architettura d’interni a Parigi, e ho imparato a disegnare, prima di frequentare l’Istituto delle Belle Arti di Parigi.
LO: Il disegno è ancora una parte importante nel tuo lavoro?
IS: Sì, non mi metto a ideare un progetto senza un foglio. Mi piace disegnare. Il progetto si dispiega su di un rotolo di carta lucida.
LO: I tuoi primi incarichi come architetta ruotano intorno alla moda. Prima di allora, che relazione avevi con quel mondo?
IS: Non avevo connessioni, ma la buona sorte mi ha fatto incontrare Thierry Gillier, che aveva aperto una boutique di Zadig & Voltaire a Les Halles. Tre mesi dopo mi ha chiamata per il progetto di un’altra boutique. È un bel biglietto d’ingresso; l’ambiente della moda è molto femminile e dai ritmi veloci, diverso da quello dell’architettura, più lento e mascolino. La moda è in movimento, con collezioni ogni tre o sei mesi, mentre in architettura un progetto può metterci anni a realizzarsi. Il primo negozio che ho fatto per Zadig & Voltaire era in Rue des Francs-Bourgeois, uno spazio che abbiamo tenuto abbastanza grezzo, molto diverso dal retail dell’epoca. Poi abbiamo lavorato alla boutique di Rue François-Ier, dove emergeva il vero concept, successivamente applicato agli store di tutto il mondo. Più tardi ho lavorato con Hermès e Schiaparelli, e oggi mi occupo principalmente di Cartier.
LO: Come approcci un nuovo progetto?
IS: Ho due punti focali. Il primo riguarda i clienti: ognuno ha una personalità unica, e per me è importante. Il secondo è il luogo, che ha un trascorso, tradizioni e uno stile. Il mio lavoro consiste nell’incrociare questi parametri: le preferenze dei clienti e il rispetto del posto. Quando presentiamo un progetto, ci lavoriamo sopra un anno o due. È come un matrimonio, ci vuole fiducia. La gente viene da me con dei sogni; sta a me renderli realtà.
LO: Da dove trai ispirazione?
IS: Dai viaggi! Quando sono in vacanza, mi piace sperimentare tutti i retreat possibili, in Portogallo, Marocco, Spagna, ovunque la mia mente possa prendersi una pausa e osservare il mondo. Anche se la mia primaria fonte d’ispirazione è l’arte.
LO: Chi sono i tuoi artisti preferiti?
IS: Cy Twombly, Rudolf Stingel, Damien Hirst, sono anche fan delle opere di Tadashi Kawamata più concentrate sul volume. Mi piace anche molto Fraçois Morellet, una grande dell’arte cinetica.
LO: Come incorpori la natura nel tuo lavoro?
IS: Mi piace lavorare coi paesaggi. A Comporta, in Portogallo, è stato bello situare le case tra i pini. Lavorare con la vegetazione come se fosse architettura. In tutti i progetti curati in Portogallo era necessario integrare gli alberi esistenti con l'edificio.
LO: Chi sono i tuoi mentori?
IS: Tadao Ando, perché dà vita al cemento e riesce a farlo sembrare leggero. Renzo Piano, il cui approccio è sia globale sia puro nei dettagli, è un architetto capace di creare un progetto da un singolo particolare, anche un bullone. Mi piace anche Louis Kahn, un vero maestro della simmetria edella materia.
LO: Qual è il tuo progetto da sogno?
IS: Vorrei disegnare un museo o uno spazio culturale.
LO: Artigianalità e su misura sono inscindibili dalla tua professione, che si confronta con materiali di lusso.
IS: Ho lavorato con artigiani francesi per 20 anni. Senza di loro,l’architetto è nulla. Hanno lunghi tempi d’esecuzione, ma è una garanzia di eccellenza. Mi piace anche lavorare con gli ebanisti per prototipi di arredi. Legno e marmo sono i miei materiali preferiti.
LO: Il tuo libro "Isabelle Stanislas: Designing Spaces, Drawing Emotions" è uno sguardo su 12 progetti emblematici e la sua uscita è accompagnata da un profumo. Mi racconti la scelta?
IS: Ci sono voluti due anni. Avendo lavorato molto a Parigi, volevo testimoniare l’heritage di appartamenti del XVII e XVIII secolo. Sono fiera del risultato. Abbiamo deciso di fare uscire una traccia olfattiva (candela e spray per ambienti), con D’Orsay, specialista nel profumo su misura. Si chiama “20:15 Presque prête”, è la storia della mia vita; il momento prima di una serata che promette di essere vorticosa. Mi incantava l’idea di associare un profumo al mio lavoro.