Interviste

"The Lobster Man" l'intervista a Philip Colbert, l'artista delle aragoste

L'artista scozzese Philip Colbert è stato ribattezzato il “figlioccio di Andy Warhol”. Le sue opere più note, le aragoste cartoon, prendono vita in ogni forma e materiale e stanno conquistando musei e istituzioni artistiche internazionali. 

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Ritratto di Philip Colbert.

L’arte può colpirci in molti modi diversi, ma sia che ci tocchi sul piano estetico-formale o su quello emotivo, il suo compito è lasciare un segno. È il caso dell’aragosta gigante, e galleggiante, dell’artista Philip Colbert nel Canal Grande di Venezia nel 2022 durante La Biennale di Venezia, forse è un po’ lo stesso principio per cui Duchamp scelse un wc, Manzoni una scatoletta di latta o Andy Warhol una zuppa da supermercato. Perchè va ricordato che l’arte nell’era dell’immagine digitale deve, citando Mersch: «apparire, presentificare, circoscrivere, disporre, rappresentare, contrastare, differenziare, mostrare, testimoniare e documentare». E servirsi di oggetti o soggetti, apparentemente anonimi rende l’arte più accessibile, popolare e democratica. Il Lobsterman, con le sue pop aragoste cartoon rosso fuoco ci riesce definendo immagini chiare e surreali, in contesti culturali specifici, garantendo allo spettatore un divertimento infantile. Le sue opere d'arte sono state esposte in tanti musei importanti: Hunan Provincial Museum (Cina), Sejong Center for the Performing Arts (Seoul), Modern Art Museum (Shanghai), Saatchi Gallery e Tate Modern, The Van Gogh Museum (Amsterdam) e in Italia al MANN di Napoli con una monografica, conclusasi lo scorso aprile, dopo una prima installazione pubblica nella città, “House of the lobster”.

L'OFFICIEL: Partiamo dal MANN di Napoli, come è nata la mostra “House of the lobster”?
Philip Colbert: La mia persona creativa è un’aragosta cartoon. Sono sempre stato interessato alle aragoste raffigurate nella storia dell’arte, sono un simbolo di mortalità, dovuto al loro colore rosso, anche se sono rappresentati vivi. Una sorta di morti viventi. Anni fa vidi un’immagine di un mosaico di Pompei che rappresentava una scena marina con un polpo e un’aragosta primitiva intrecciati. Credo sia una dei primi capolavori con una aragosta come protagonista e per me è stato illuminante. L’anno scorso, durante un viaggio a Napoli ho visitato il MANN e sono rimasto colpito dall’affresco di Alessandro Magno tanto da desiderare una mia mostra lì. 

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The Lobstars Break Free In Venice” nel Canal Grande di Venezia nel 2022.

LO: Sei appassionato di arte antica e l’Italia è un Paese con un ricco patrimonio culturale, c’è qualche artista o simbolo che ti ha influenzato particolarmente?
PC: Sono rimasto folgorato dal Pantheon. Quando l’ho visto per la prima volta ho pensato fosse un’astronave atterrata nel Medioevo o nell’antica Roma. Poi c’è De Chirico, nei suoi quadri è come vivere tra le rovine del passato. Dal suo lavoro ho tratto tutti gli elementi architettonici in rovina che aggiungo alle mie opere più pop. Infine Canaletto, la mia installazione a Venezia del 2022, un’aragosta galleggiante di 20 metri su una cassa merci, è stata una interpretazione del suo lavoro. 

LO: A quando risale la prima aragosta?
PC: Le primissime erano solo doodle (schizzi), avevo sui vent’anni. Gli scarabocchi sono diventati disegni, e con il tempo una sorta di firma personale. Poi piano piano ho iniziato con i vestiti color aragosta, mi sono anche sposato con un abito rosso customizzato con i piccoli crostacei stilizzati. Così la gente ha iniziato a chiamarmi “The Lobsterman”. Nel momento di fare un autoritratto nel 2016 ho finito ancora con il disegnare un’aragosta, a cui poi è seguita nel 2017 la mia prima grande mostra con lo stesso personaggio come protagonista, in cui mi ero definitivamente riflesso. Era ed è la mia versione creativa e artistica, quando mi guardo allo specchio sono carne ma sono anche il linguaggio che ho costruito. Sono passato dall’avere un simbolo a essere quel simbolo. 

LO: Un alter ego?
PC: Sì, immagino di averlo creato in astratto, un avatar che si è trasformato nella mia vera personalità artistica.

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Foto della mostra “The Lobster Empire” al MANN di Napoli. Ritratto Philip Colbert.

«un artista può impiantare visivamente il proprio universo nella realtà e ridefinire un mondo nel mondo». 

LO: Parlando di avatar, tecnologia, scienza e AI stanno influenzando notevolmente il mercato dell’arte…
PC: La tecnologia è stata molto trasformativa per ciò che l’arte può essere, e che è oggi. I media digitali hanno influenzato l’estetica, la filosofia e il significato stesso dell’arte. Da anni sto costruendo un metaverso chiamato Lobsteropolis, nato come galleria digitale. Ora è molto di più, mi permette di creare esperienze artistiche uniche in cui anche lo spettatore può interagire in modo diretto. È come se l’arte diventasse musica pop: si creano dei drop di NFT, si mettono online si vendono e si crea una community. L’ultima volta i miei sono andati sold out in cinque minuti, erano quasi 8mila, un po’ come lanciare un album musicale. Questo progresso costante mi porta a pormi sempre meno limiti: sto per lanciare un progetto di ricerca scientifica sulle aragoste, in cui grazie a un sistema di telecamere sarà possibile per tutti seguire processi ed esperimenti direttamente da casa. Il mix di arte, scienza e spazio digitale sono il mio terreno fertile di sperimentazione. 

LO: Detto questo, il grande pubblico rimane fedele a mostre e musei, vedendo l’arte digitale come una categoria di serie b. Come mai secondo te?
PC: L’arte è come una torta. L’arte digitale è solo una fetta della torta. C’è a chi piace e a chi no. C’è chi compra un dipinto e lo appende in casa e chi compra un file multimediale e riproduce l’opera alla tv. L’aspetto positivo del mercato NFT è che ha dato commerciabilità all’arte digitale, rendendola più rilevante. Oggi gli artisti hanno la possibilità di esplorare ogni idea e mondo possibile fino a oltrepassare i confini metafisici.

LO: Come vivi da artista i tuoi universi?
PC: Credo molto nell’arte e nella sua capacità di reinventare il mondo; un artista può impiantare visivamente il proprio universo nella realtà e ridefinire un mondo nel mondo, anche in un attimo. Alcuni lo hanno fatto in modo eccelso, Niki de Saint Phalle ha creato con il Giardino dei Tarocchi di Capalbio un microcosmo ambizioso di edifici e sculture fantasy. Keith Haring trasformava in arte tutto ciò che toccava, che fosse racchiuso in casa o libero in strada. 

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"Lobster and Horse (After Picasso)", 2023.

LO: Le tue opere sono colorate, super pop e divertenti, accessibili e apprezzate da un pubblico molto ampio, che include anche i bambini. Ti interessa questo aspetto?
PC: I bambini hanno uno spirito artistico straordinario e identificano il loro senso di individualità, espressione, meraviglia, ottimismo e bellezza con l’atto stesso della creazione. È un grande potere e mi piace molto l’idea che il mio lavoro riesca a interagire anche con loro, anche grazie al suo aspetto infantile e a ispirarli in qualche modo. Dall’altra è ricco di simbolismi, giochi linguistici e riferimenti che spero adulti e addetti al settore possano intuire e apprezzare. 

LO: Altri progetti?
PC: A fine 2023 si è rinnovata la collaborazione con la squadra di calcio della Roma, con una capsule di due T-shirt, una felpa e un toy. Lavorare con l’AS Roma è stato divertente: ho avuto la possibilità di portare una delle mie lobster giganti all’Olimpico, customizzato le magliette dei giocatori e tutti i gadget, realizzato i video per gli schermi dello stadio creando di fatto una performance artistica su larga scala che ha coinvolto un pubblico di 70mila persone. Ecco cosa può fare l’arte. 

LO: In una vita parallela cosa saresti?
PC: Da bambino volevo fare l’archeologo. Ho ancora questa grande passione per la storia e i suoi manufatti. La mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli è stata una conferma. L’archeologia permette di ridefinire il futuro scoprendo il passato ma anche immaginare e fantasticare su civiltà antiche, miti e leggende. L’altro mio desiderio era fare il contadino perché amo la natura, ma non credo sarei un buon agricoltore. 

"After Battle di Issus Mosaic", 2023.

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