Interviste

"Dreamer" l'intervista a Walter Chiapponi, Direttore Creativo di Tod's

Walter Chiapponi guida l’ufficio stile delle collezioni uomo e donna di Tod’s e si definisce un direttore creativo artigiano, alla continua ricerca del contatto fisico con ciò che disegna. Il suo mantra è: «Vestire, non travestire».
shoe clothing wood person plywood pants flooring shelf floor jacket

Quando arriva nella stanza Walter Chiapponi crea un vortice: solleva una ventata di energia, un sovraccarico creativo che gli gira tutt’intorno. Milanese, timido e spudorato allo stesso tempo, dall’ottobre del 2019 è il direttore creativo delle collezioni uomo e donna di Tod’s, giusto il tempo di debuttare sulle passerelle milanesi del febbraio successivo, per poi trovarsi, come tutti, a vivere gli strange days che sappiamo. È la prima volta che il suo nome sale alla ribalta internazionale. Sui banchi dell’Istituto Europeo di Design ha come docente Alessandro Dell’Acqua che lo vuole con sé a fine anni ‘90. Più tardi passa a Blumarine, da Riccardo Tisci, come primo assistente nei suoi anni da Givenchy. Poi è la volta di Valentino con Alessandra Facchinetti, di Gucci nell’era Frida Giannini e con Alessandro Michele come collega. A seguire Miu Miu e, nel 2016, Bottega Veneta, al fianco di Tomas Maier prima e di Daniel Lee poi. Abituato a lavorare nell’ombra, gli è rimasto ancora un pizzico d’imbarazzo nel sentirsi gli occhi addosso.

L'OFFICIEL ITALIA: Sei stato chiamato a definire il nuovo corso di Tod’s, ma come descriveresti  oggi il DNA del brand?
WALTER CHIAPPONI:
Credo si tratti di una realtà unica nel panorama italiano, una collezione pensata per vivere la quotidianità e soprattutto il tempo libero, il che mi rende molto fortunato, perché mi devo occupare di vestire le persone in momenti in cui si dedicano ai propri hobbies e si divertono. Il mio compito è fare evolvere questo mood, non certo rivoluzionarlo.

LO: Secondo te, che cosa di Tod’s cattura l’attenzione del pubblico?
WC: 
Credo ci sia una sorta di rassicurazione in ciò che proponiamo, ovvero dei capi comodi, in un connubio tra eleganza tout court e leisurewear non banale. Soprattutto, non ci sono mai forzature, l’ossessione di essere trendy. Facciamo dei pezzi timeless, per vestire e non travestire le persone. Vogliamo che chi ci indossa si senta a proprio agio, magari con nuovi punti di vista legati alle forme, ai materiali, ai colori, eppure sempre con una attitude sussurrata. E puntiamo ad ampliare il pubblico di riferimento, parlando anche a interlocutori differenti. Nell’immaginario collettivo, Tod’s si riferiva forse a uomini e donne più maturi, io cerco invece di trasmettere i codici di eleganza, cultura e classicità anche a persone più giovani. La scelta di Aaron Altaras, uno degli attori della serie di Netflix, “Unorthodox”, come volto della nuova campagna, lo testimonia.
 

THIAM indossa giacca di pelle, maglia di cotone, pantaloni di lino, borsa di canvas con inserti di pelle e mocassini.

LO: Come ti rapporti con Diego Della Valle?
WC: È un tipo tosto, tra di noi è stato amore a prima vista. Non è la prima volta che mi capita di sviluppare una grande intesa con un mio capo, ma Della Valle è particolarmente stimolante. Le sue costruzioni mentali e il suo approccio al lavoro sono molto diversi dai miei, si è creato un bellissimo dialogo, dove c’è spazio per entrambi. È molto riservato ed è un grande esteta, ho tanto da imparare da un imprenditore come lui.

LO: C’è qualche aspetto del suo carattere che vorresti rubargli?
WC: Tutta la sua cultura, davvero impressionante, e il suo senso di leadership. In quest’anno così difficile, ha saputo sorridere e proteggerci in modi diversi, comprendendo le necessità di ognuno. Mi ha dimostrato grande incoraggiamento e la volontà di andare avanti, in azienda non ha mai lanciato segnali di depressione, è stato pazzesco.

LO: E dalle altre grandi maison in cui hai lavorato, che esperienze ti sei portato dietro?
WC: Ho avuto la fortuna di affiancare dei mostri sacri della moda e li porto tutti nel cuore, perché ognuno mi ha dato qualcosa. Di una fuoriclasse come Miuccia Prada ammiro la capacità di essere in costante sfida con se stessa, la lotta agli stereotipi del bello e la voglia di rendere glamour ciò che gli altri non guarderebbero mai. Riccardo Tisci mi ha guidato nei meandri di un un immaginario più camp, più popolare, sviluppato però in una maison come Givenchy, la cui storia era molto diversa. È con Alessandro Dell’Acqua che ho iniziato, lui all’epoca era un enfant prodige della moda che della moda contestava certi canoni, un’esperienza molto formativa.

LO: Qual è la responsabilità più grande di un creativo oggi?
WC:
Bisogna riuscire a destare interesse, sia nel prodotto, sia nel modo in cui lo presenti. Viviamo un momento di intensa emotività e tutto ciò che sento freddo, rigido, grafico non mi appartiene. Chi fa il mio mestiere deve essere propositivo e avere costanza.

 

MATILDE indossa abito di cotone strutturato, borsa e ciabattine di pelle. In tutto il servizio capi e accessori, Tod's.

LO: Cosa ti ha lasciato in termini di esperienza il 2020?
WC: È stato l’anno in cui ho dovuto essere più leader in assoluto e ho capito di saperlo fare. Durante le tantissime videocall con i miei collaboratori è stato significativo entrare in qualche modo in contatto con le loro famiglie, comprendere meglio la quotidianità di ognuno. Ho conosciuto le loro case, i mariti, le mogli, i figli: l’interazione tra le sfere del privato e del lavoro mi ha dato molto.

LO: Cosa dobbiamo aspettarci in termini di trend da qui in poi?
WC:
Sono stanco di sentir parlare di abbigliamento comodo, di pigiami, di indumenti da casa. Tutta questa nonchalance ci mette poco a diventare trasandatezza e alla lunga influisce negativamente anche a livello psicologico. In giro ci sono troppe tute e troppe sneakers, io ho voglia di rivedere persone che si prendono cura del proprio aspetto, che hanno voglia di essere eleganti. La moda non è solo una T-shirt con un grande logo.

LO: Eppure in tanti sostengono che la moda non sia più di moda, è falso?
WC: Credo di aver detto anch’io una frase del genere in certi frangenti e me ne pento, perché è stata travisata. La creatività oggi è meno preponderante rispetto ai miei inizi, nel 1996. All’epoca ci eravamo lasciati il minimal alle spalle e l’ondata di designer inglesi dilagava, ovunque ti girassi c’era qualcosa di incredibile, era divertentissimo. Ora molti stilisti ragionano più da imprenditori e hanno esagerato nel rendere la moda troppo avvicinabile. Certi marchi sono diventati iper popolari, facendo sfilare ciò che già si vede per le strade, mentre si è perso il tentativo di offrire al pubblico un sogno. La moda non è morta, ma deve ricominciare a essere più aspirazionale.
 

Un ritratto del direttore creativo, Walter Chiapponi.


LO: Qual è il tuo metodo di lavoro?
WC: Ho una forma mentis molto precisa e sono estremamente ordinato, quando però si accende la creatività, divento un pozzo senza fondo e a un certo punto devo fermarmi, sennò rischio di andare avanti all’infinito. Sono un direttore creativo-artigiano, lavoro fisicamente sulle cose, taglio, cucio, smonto e rimonto i capi. Preferisco “manipolare” un pezzo messo a punto dai miei collaboratori, non per distruggerlo, solo per avvicinarlo il più possibile alla mia visione. Disegno poco, cerco piuttosto il contatto con l’oggetto, un atteggiamento corroborato dal tempo trascorso con Daniel Lee da Bottega Veneta, anche per lui la fisicità e la spontaneità sono fondamentali.

LO: Come ti poni con il tuo team?
WC: Voglio che le persone con cui lavoro si sentano in famiglia, un imprinting avuto da Frida Giannini e Alessandro Michele a Roma. Se metti la gente a proprio agio, ti seguirà senza che tu sia autoritario. Il mio ego non è smisurato e mi concentro sul bene dell’azienda, più che su di me.

LO: Che rapporto hai con il tuo guardaroba personale?
WC:
Ho una camera enorme e posseggo oltre 500 paia di scarpe. A volte prendo qualcosa già sapendo che non l’indosserò perché è troppo eccentrica. Essendo fan di certi miei colleghi, super creativi, li compro per il piacere di possedere degli oggetti meravigliosi. Di mio vesto in modo mai estremo, giusto qualche guizzo stravagante.

THIAM indossa giacca di pelle, maglia, bermuda, calze di cotone e mocassini con frange. MATILDE indossa blusa e gonna di cotone, "Shirt bag" di pelle martellata, calze ricamate e sandali.

PHOTOGRAPHY Simone Battistoni
STYLING Giulio Martinelli 
MODELS: Matilde Rastelli @ Elite milano, Thiam Mama @ Img models
HAIR & MAKE UP: Amy Kourouma
CASTING DIRECTOR: Laura Stella Motta @ Simple agency.

Articoli consigliati