Interviste

L'intervista a Pia Lanciotti: l’iconica Donna Wanda Di Salvo in “Mare Fuori”

Dopo l'anteprima su RaiPlay, torna su Rai2 una delle serie-tv più amate, "Mare Fuori". Scopri l'intervista esclusiva all'attrice italiana Pia Lanciotti, aka la villain Donna Wanda Di Salvo.  

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Total look, HERMÈS.

Photography GAIA BONANOMI

Stylist GIANLUCA COCOCCIA & MARTINA GHIA

Interview DONATO D'APRILE

Un viaggio attraverso l'affascinante e poliedrica carriera di Pia Lanciotti - con retroscena, momenti di pura emozione e tutte le sfumature dell'arte che abbracciano teatro, cinema e serie televisive. Grazie alla sua incredibile presenza scenica e una maturità artistica senza pari, l'attrice sta incantando il pubblico con uno dei suoi ultimi ruoli. Ovviamente, parliamo di Donna Wanda Di Salvo, l'iconica cattiva (ma non del tutto) di Mare Fuori”. Questa serie è tra le più pop del momento ed è diretta da Ivan Silvestrini, subentrato a Carmine Elia e Milena Cocozza a metà della seconda stagione.

Scorri verso il basso per leggere l'intervista completa a Pia Lanciotti; e tutti gli scatti del nostro editoriale moda.

L'OFFICIEL ITALIA: Partendo dagli esordi, dai tuoi studi, raccontaci la tua esperienza con il Teatro Giorgio Strehler...

PIA LANCIOTTI: Ho cominciato a 16 anni perché la mia insegnante di danza qui a Battipaglia, sapendo del mio interesse per il teatro, parlò a mia madre di un trafiletto su Repubblica che parlava della nuova apertura della scuola di Strehler. Così, lei fece di tutto per ottenere l'indirizzo e il bando, e alla fine, su 1200 persone, riuscì ad essere tra gli ultimi 45, nonostante avessi solo 16 anni. Purtroppo, non fui selezionata allora, ma due anni dopo mi ripresero e feci il secondo corso. L'inizio con Strehler è stata un'esperienza unica, un teatro che non si fa più. Esisteva una cura, un'armonia e una connessione che trasmettevano qualcosa di più grande, anche spiritualmente parlando. Ricordo ancora la capacità di Strehler di giocare con le luci, trasformando anche il buio in una dimensione più elevata, permettendo così di raccontare storie a un livello di coscienza diverso.

Total look, EMPORIO ARMANI.

LOI: Avendo fatto tanto teatro, cinema e televisione, quali sono le differenze?

PL: In televisione, ho avuto l'opportunità di interpretare ruoli significativi in serie come "Sopravvissuti" e "Mare Fuori", entrambe dirette dallo stesso regista con cui ho una grande affinità lavorativa. Tuttavia, fino ad oggi, nel cinema non è stato così. Per quanto riguarda il teatro, apprezzo particolarmente il valore delle prove. Ricordo la preparazione di testi complessi come "I demoni" di Dostoevskij, diretto da Peter Stein. Qui ho avuto l'opportunità di interpretare il ruolo della matta, la commovente Mar'ja Timoféevna. La performance dal vivo offre un'esperienza unica, in cui il corpo e la voce devono comunicare in modo completo con un pubblico in continua evoluzione. Ti permette di costruire relazioni profonde con il personaggio, con te stesso, con gli altri attori e con il pubblico. So bene che interpretare grandi personaggi al cinema, come Favino ne "Il Traditore" di Marco Bellocchio, è senzaltro un'avventura stimolante, ma ritengo che il teatro sia altrettanto gratificante perché ti permette di crescere in modo più completo.

LOI: Pensi che nel cinema ci siano meno ruoli significativi per le donne?

PL: Sebbene ci siano notevoli esempi di interpretazioni femminili, come quella di Ksenija Aleksandrovna Rappoport ne "La Sconosciuta" di Giuseppe Tornatore, o di Penelope Cruz in "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini, sono purtroppo molto limitate. Questa carenza riflette una lunga storia culturale in cui l'energia maschile ha predominato, ma è importante sottolineare quanto entrambi i generi siano fondamentali per una rappresentazione completa della società. È essenziale riconoscere il valore dell'energia femminile nel mondo contemporaneo e garantire una sua rappresentazione equa e significativa nelle narrazioni cinematografiche.

Total look, EMPORIO ARMANI.
Total look, GIADA MONTENAPOLEONE.

LOI: C’è un momento della tua carriera che ricordi come particolarmente emozionante?

PL: Ricordo quando avevo trent'anni e recitavo "Il gabbiano" di Cechov, diretto dal famoso regista lituano Eimuntas Nekrošius. È stata un'esperienza straordinaria. La sua anima era eccezionale, era amato da tutti. Con lui ho interpretato una madre, nonostante avessi la stessa età degli altri attori. È stato un momento di grande intensità emotiva e profondità spirituale. Il regista amava evocare sempre immagini così suggestive. Ricorderò per sempre la sua frase 'raccontatemi quanto cielo avete sopra la vostra terra e quanto mare sotto i vostri piedi'.

LOI: Hai mai incontrato un personaggio che ti è stato particolarmente difficile da interpretare?

PL: Ogni personaggio che noi attori interpretiamo ci racconta qualcosa di noi stessi, anche se a volte non lo riconosciamo immediatamente. Abbiamo la capacità di accedere a parti profonde di noi attraverso di loro, perché c'è sempre qualcosa che ci richiama a momenti della nostra vita. Per me, più che un personaggio specifico, è stato difficile lavorare con un regista come Luca Ronconi, un genio indiscusso. Non era tanto il personaggio a crearmi difficoltà, ma la modalità di lavoro e la mancanza di ascolto. Questo è stato fondamentale perché mi ha permesso di capire cosa non risuonava in me e di crescere artisticamente. Abbiamo avuto dei contrasti profondi perché lui tendeva a imporre il suo punto di vista senza dare spazio al processo creativo dell'attore. Questo approccio può essere limitante e generare tensione, impedendo all'attore di esprimersi pienamente.

LOI: Il rapporto tra attore e regista è fondamentale...

PL: Lo è per il risultato finale di uno spettacolo o di un film. Ho avuto esperienze positive con molti registi, tra loro Claudio Tolcachir, un argentino dal talento straordinario, e Giacomo Bisordi, un regista italiano con cui ho lavorato per "Fred's Diner" di Penelope Skinner. Tuttavia, come già accennato, ho affrontato dei problemi perlopiù caratteriali in alcuni rapporti di lavoro, ma questi conflitti sono stati estremamente formativi. Nonostante le difficoltà, devo dire che senza queste esperienze, soprattutto senza Luca, non sarei la persona e l'artista che sono oggi.

LOI: Secondo te, esiste un modo efficace per coinvolgere e avvicinare i giovani al teatro?

PL: Penso che sia raro entrare in teatro e sentire una storia che veramente tocchi il cuore, non solo dei giovani ma di tutto il pubblico. Per avvicinare le persone al teatro è fondamentale raccontare storie autentiche, evitando gli stereotipi e privilegiando i classici, come Shakespeare, ma interpretati in modo autentico. Spesso, la recitazione risulta artificiosa e distante, ma grazie a giovani attori e registi che riescono a comunicare in modo genuino, si può trasmettere emozione e coinvolgimento. Guardando "Mare Fuori", mi colpisce la recitazione autentica degli attori, che mettono le proprie emozioni al servizio della storia senza fingere. Quando guardi "Euphoria", osservi attori giovani e straordinari, che rappresentano una moderna interpretazione di Shakespeare.

Total look, SPORTMAX.

«Non bisogna mai giudicare i personaggi, altrimenti si rischia di non rendere giustizia alla complessità umana».

Total look, SPORTMAX.

LOI: Credi che la tua Donna Wanda Di Salvo in "Mare Fuori" sia davvero così cattiva?

PL: I cosiddetti cattivi, o villain, non sono mai semplicemente cattivi, così come i buoni non sono solo buoni. Ridurre i personaggi a stereotipi appiattisce la complessità delle storie che stiamo raccontando. La realtà è fatta di luci e ombre, e sono proprio queste sfumature a dare forma e profondità ai personaggi. Wanda è un personaggio negativo poiché è una camorrista, ma è anche una donna che ha dovuto combattere. Questo è il background che ho immaginato per lei, ma cerco anche di far emergere altri aspetti. È una madre che ama incondizionatamente suo figlio, un figlio che forse le somiglia perché cerca di sfuggire al destino che lei non è riuscita a evitare. Questo genera un conflitto continuo tra di loro. Il fatto che suo figlio non riconosca il suo amore e la sua protezione la fa soffrire profondamente. Non è una donna solare, ma questo dipende anche dalla sua solitudine e dal senso di fallimento nel perseguire ciò che credeva essere il bene. Il destino dei personaggi riflette il nostro nella vita reale, con tutte le sue sfaccettature. Non bisogna mai giudicare i personaggi, altrimenti si rischia di non rendere giustizia alla complessità umana e alle storie che stiamo raccontando. È importante sviluppare uno spirito critico articolato, che vada oltre le semplici letture dei fatti. Ampliare lo sguardo ci rende più consapevoli delle sfumature della vita, anche se può renderla più complicata. Tuttavia, ci arricchisce e ci rende più empatici, aprendoci alla diversità e alla complessità del mondo che ci circonda.

LOI: Ricordi quando tutto è iniziato?

PL: Ero a Roma quando ricevetti la proposta dal mio agente. Conoscevo già il regista e mi inviarono subito le tre scene da leggere. Tra queste, ne ricordo una in cui dovevo dare uno schiaffo a mio figlio, una cosa che odio fare. Mi incuriosì molto, così insieme al regista della prima stagione, Carmine Elia, decidemmo di esplorare le potenzialità del personaggio. Inizialmente, avevo valutato di interpretare un altro ruolo, ma alla fine sono contenta di aver scelto di interpretare Wanda.

LOI: Come interprete del personaggio più glamour della serie, qual è il tuo rapporto con la moda?

PL: Anni fa lessi un libro su Marlene Dietrich, il quale narrava come lei mescolasse mondi diversi attraverso la costruzione della sua immagine e dei costumi. Questo tema mi appassiona da sempre; adoro creare e personalizzare la mia idea di moda. Inizialmente, con la prima costumista Giuliana Cau, si era pensato a un look molto understatement, ma successivamente, con Rossella Aprea, abbiamo sviluppato l'aspetto che vedete oggi. Quando si racconta la contemporaneità, non si tratta solo di abiti; l'abbigliamento diventa parte integrante del personaggio. Infatti, quando si narra una storia, non si descrive più solo la quotidianità. Può sembrare comune in apparenza, ma è tutto tranne che ordinario.

Team credits: 

HAIR & MAKE-UP Lisa Lionello
PUBLICIST MPunto Comunicazione

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