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Biennale Arte 2026, "In minor keys" il tema scelto dalla curatrice scomparsa Koyo Kouoh

La Biennale di Venezia realizzerà la Biennale della compianta curatrice Koyo Kouoh. L'arte contemporanea tornerà in Laguna dal 9 maggio al 22 novembre 2026.

Koyo Kouoh (Mirjam Kluka/Courtesy of La Biennale)
Koyo Kouoh (Mirjam Kluka/Courtesy of La Biennale)

La Biennale d’Arte 2026 sarà affidata alla visione - ormai divenuta testamento - di Koyo Kouoh, la curatrice scomparsa lo scorso 10 maggio. Non sarà sostituita. E questo non per mancanza di alternative, ma per una decisione morale e civile: portare a compimento un pensiero, anziché sostituirlo con un altro. Il progetto curatoriale, il titolo, le linee guida, gli artisti: tutto sarà esattamente come lei l’aveva immaginato. Il gruppo di lavoro scelto dalla stessa Kouoh - composto da personalità come Gabe Beckhurst Feijoo, Marie Helene Pereira, Rasha Salti, Siddhartha Mitter e Rory Tsapayi - seguirà la traccia da lei delineata con dedizione. 

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(Courtesy of La Biennale)

Nata in Camerun il 24 dicembre 1967, Koyo Kouoh è stata una figura centrale dell’arte contemporanea internazionale. Curatrice di prestigiose mostre in tutto il mondo, ha diretto lo Zeitz MOCAA di Città del Capo, uno dei più importanti musei africani. Ha partecipato a due edizioni di Documenta e guidato per cinque anni il programma educativo della Contemporary African Art Fair tra Londra e New York. Autrice di saggi critici e promotrice di una visione panafricana dell’arte, il 17 ottobre 2024 era stata nominata direttrice artistica della 61esima Biennale Arte di Venezia. Dopo mesi di lavoro sul progetto, è scomparsa in Svizzera il 10 maggio 2025, a 57 anni.

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(Courtesy of La Biennale)

In minor keys, il tema della Biennale Arte 2026 è una sinfonia in chiave minore che sopravvive al tempo.

Il titolo dell’edizione 2026, “In minor keys”, parla già da solo. Espressione che sfiora la metafora e diventa filosofia. In musica, le tonalità minori sono quelle in cui si annidano la malinconia, il rimpianto, la dolcezza struggente che accompagna ogni elaborazione della perdita. I portoghesi la chiamerebbero saudade. Ma, nella concezione di Kouoh, queste chiavi minori sono anche varchi attraverso cui entrare in mondi meno ascoltati, meno rappresentati, e per questo più urgenti da comprendere. La Biennale che ci aspetta non sarà fatta di effetti, di clamori o di colpi di scena. Sarà, piuttosto, una meditazione corale sul margine, sull’esilio, sulla capacità di generare bellezza anche laddove la tragedia ha lasciato macerie

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(Courtesy of La Biennale)

Il testo filosofico redatto dalla curatrice è stato letto dalle voci del team che ha lavorato alla curatela della Biennale insieme a lei. «Fai un respiro profondo», inizia il testo, «espira, rilassa le spalle e chiudi gli occhi. È un invito ad accogliere queste parole nelle condizioni fisiche, meteorologiche, ambientali e karmiche in cui vi incontrano, a rallentare il passo e a sintonizzarvi sulle frequenze delle tonalità minori, perché sebbene spesso siano sommerse dalla cacofonia ansiogena del caos che imperversa nel mondo, la musica continua». «Se nella musica le tonalità minori sono spesso associate alla stranezza, alla malinconia e al dolore», continua questa prefazione alla mostra che vedremo il prossimo anno in Laguna, «qui si manifestano anche nella loro gioia, consolazione, speranza e trascendenza. Nelle tonalità minori, suono e sensazione sono radicamento, custodiscono le cadenze, le melodie e i silenzi di mondi risonanti che si raccolgono e si fondono in un’assemblea polifonica dell’arte, unendosi e comunicando in una collettività conviviale, irradiando luce attraverso il vuoto dell’alienazione e il crepitio del conflitto».

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