Interviste

Celeste Dalla Porta: l'intervista alla musa di Sorrentino in 'Parthenope'

La protagonista dal primo frame all’ultimo di “Parthenope”, il film di Sorrentino che ha segnato il suo debutto sul grande schermo, racconta il suo percorso evolutivo tra cinema, disegno e musica reggae.

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Abito di chiffon e bracciali, SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO.

Photography TASSILI CALATRONI

Styling ENRICA LAMONACA

In “Parthenope”, il film di Sorrentino che ha segnato il suo debutto sul grande schermo, Celeste Dalla Porta è presente in ogni frame, seduttiva, imperturbabile, inaccessibile. «Ero a Venezia tre settembri fa ormai, e mi chiama il mio agente per dirmi che Sorrentino stava facendo dei colloqui per un film e voleva vedermi. La sensazione è stata quella di conoscere una persona normale, non un mito, era molto simpatico e io ero rimasta impressionata anche dal fatto che mi sentivo a mio agio da subito, per quanto prima fossi molto agitata. Poi ogni tanto mi richiamava, e a un certo punto mi hanno lasciato un sacco di scene da studiare in una settimana. Ho fatto tantissimi altri provini, ogni volta avevo la sensazione che fosse una grande possibilità, ma mi ripetevo che se alla fine non dovessi essere poi io la prescelta sarei stata comunque grata di tutte quelle lezioni, perché tra Paolo, e Annamaria Sambucco e Massimo Appolloni, che si occupavano del casting, per me è stata un po’ una scuola. Onestamente pensavo di non avere ancora gli skills adatti per poter interpretare “Parthenope” perché mi sentivo ancora troppo aspra, troppo acerba per stare su un set del genere come protagonista».

LOI: Qual è stata la cosa più difficile nel calarti nel ruolo?
CDP: Un certo tipo di leggerezza, di spensieratezza, di distanza che Parthenope mette tra lei e gli altri personaggi, oltre al fatto che è napoletana (Celeste è milanese, nda) e molto ricca, e poi la postura, il modo in cui si muove. Abbiamo deciso insieme il tipo di sguardo, il tipo di intensità dello sguardo, come lei guarda il mondo, come lo seduce, come poi scappa. “Parthenope” racconta quell’età in cui tu, ragazza o ragazzo, perché secondo me succede a tutti, scopri il tuo potere, non tanto di bellezza, perché non stiamo parlando di una bellezza per forza fisica - qua è stata rappresentata anche fisicamente - ma secondo me è proprio una questione quasi ormonale, quell’età in cui esci dal liceo e sei la giovinezza nel mondo, non più la giovinezza nel liceo ma nel mondo dei grandi, e quindi quanto potere hai? Abbiamo studiato molto lo sguardo, perché era proprio lo sguardo che trasmetteva questa sicurezza che ti bastasse aprire gli occhi e guardare qualcuno perché questo qualcuno fosse affascinato, attirato verso di te.

LOI: È facile assumere quel tipo di sguardo?
CDP: No, è un personaggio spregiudicato, quindi può sembrare ridicolo, no? Abbiamo lavorato molto anche sul movimento, Parthenope cammina in modo sempre consapevole e calmo.

LOI: Il film è realizzato da Saint Laurent Productions, e in tutto il film tu vesti Saint Laurent.
CDP: I vestiti sono stati importantissimi nella costruzione del film, soprattutto nel sottolineare la differenza tra lei giovane e lei grande. Parthenope giovane indossa sempre vestiti morbidi, che cadono, mentre poi indossare una giacca più rigida, più strutturata, e una gonna che ti arriva alle ginocchia e che quindi cambia per forza il tuo passo, un tacco basso rispetto al tacco alto, i pantaloni lunghi e stretti, anche a livello posturale mi hanno aiutato proprio. E poi sono abiti meravigliosi, mi ricordo quella giacca rossa in chiesa, al primo incontro con Tesorone, come quel bellissimo smoking che ha Raimondo quando muore, bianco, quasi angelico.

LOI: Come hai vissuto il primo red carpet a Cannes? Ansia o felicità?
CDP: Prima un’ansia folle, proprio uno sprofondamento. Poi quando invece mi hanno vestita mi sono sentita un’altra, è un vestito che ho amato tantissimo.

LOI: E nella vita normale come ti vesti?
CDP: Abbastanza total black, neutra, poi se voglio gnoccheggiare lo faccio.

LOI: Tutta la prima parte del film, quella che si gioca sul vostro rapporto a tre, richiama tantissimo “The Dreamers”.
CDP: Tantissimo, anche se non ne ho parlato con Paolo, però il rapporto a tre con il fratello e l’amico del fratello, che si innamora della sorella, sono molto Bertolucciani. Anche durante la preparazione ho studiato il personaggio di Eva Green e quella sicurezza che ha Eva Green.

LOI: Con che film identificavi Sorrentino prima?
CDP: Con “La grande bellezza”, ma in verità ho adorato tutta la sua filmografia, “Youth- La giovinezza” ad esempio, ho dovuto vederlo più volte per capire tutte le storie che ci sono dentro. Il mio preferito è “L’amico di famiglia”, perché è proprio un film che non ti aspetti, inquietante, un film che ti si attacca.

LOI: Dopo aver finito di girare “Parthenope” tu sei stata volutamente ferma, senza cercare/accettare nuovi progetti. Che cosa ti auguri succeda e che scelte farai?
CDP: Mi auguro di fare le scelte giuste intanto anche rinunciando a qualcosa, di rimanere comunque con il mio sentire cercando di ascoltare soprattutto me stessa, perché in questa fase sento di essere tanto condizionata dagli altri, mentre vorrei anche ampliare il mio essere.

LOI: Sei la nipote di Ugo Mulas, la fotografia ti interessa?
CDP: La mia famiglia è una famiglia di fotografi, lo sono mio fratello, mia mamma, mia nonna. Mi interessa, visto che ci sono nata, ma non ho mai avuto la pretesa di sentirmi fotografa. Mi piace molto la musica, mio padre è musicista, lavorare con la musica, che sia in senso performativo o solo ascoltarla, mi attira di più.

LOI: Hai dei registi da cui ti piacerebbe essere diretta?
CDP: Mi è sempre piaciuto molto Iñárritu, in Italia amo Valerio Mieli, un regista indipendente che ha fatto solo due film (“Dieci inverni” e “Ricordi”, con Luca Marinelli e Linda Caridi, ndr), sto aspettando il prossimo. Mi piace Alice Rohrwacher, adoro il regista di “Triangle of Sadness” e di “The Square”, Ruben Östlund.

Top, gonna lunga e foulard, SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO; chocker e bracciale collezione "Like" in oro e pavé di diamanti, CRIVELLI.

«Il cliché che per amare gli altri devi amare te stesso oggi inizio a capirlo».

Trench, SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO; orecchini, chocker, bracciali e anello collezione "Like" in oro e pavé di diamanti, CRIVELLI.

LOI: Hai attrici di riferimento?
CDP: Juliette Binoche, l’ho seguita dai tempi de “Les amants du Pont Neuf” di Leos Carax, che adoro, Penélope Cruz, e poi Julia Roberts, Cate Blanchett, Meryl Streep, Natalie Portman. E Zendaya, mi piacciono tantissimo le scelte che fa.

LOI: Cosa fai nel tuo tempo libero?
CDP: Disegno, suono la chitarra, mi piace cantare e ascoltare musica, tantissimo, e ultimamente mi piace lavorare con le mani la creta, l’argilla, il pongo e creare delle piccole storie stop motion.

LOI: Perché avevi scelto di frequentare il liceo artistico?
CDP: Perché andavo pazza per il disegno, non facevo altro. Ma quelli del liceo sono stati anni in cui ero concentrata su altro, sulle relazioni, d’amicizia, d’amore, sulla scoperta di me stessa, con il sogno di fare l’attrice.

LOI: Ti ricordi quando hai iniziato a pensare che avresti fatto l’attrice?
CDP: Da sempre in realtà, da quando ero bambina, anche se da piccola volevo fare tutto come tutti i bambini, l’esploratrice, la ballerina, la cantante, però quando guardavo un film, guardavo l’attrice e dicevo: “Che bello, che bello…” Alla fine del liceo volevo iscrivermi a un’accademia di recitazione, ma non ho provato con nessuna accademia a Milano, sono andata direttamente a Roma al Centro Sperimentale, ho superato le prime fasi di ammissione ma non mi hanno presa… Ero così timida, ma dicevo a me stessa: se sono arrivata fin qua, forse ho una possibilità, però mi devo mettere in gioco, e sono andata a Parigi, ho frequentato un trimestre in una scuola internazionale che si chiama Jacques Lecoq, solo il primo trimestre perché poi l’anno successivo ho riprovato il Centro Sperimentale e mi hanno presa in una situazione dove ero appunto più consapevole, più matura e anche in una classe più giusta per me. E quindi ho fatto tre anni meravigliosi con una perenne sensazione di essere in fase di espansione. Quando ho finito la scuola c’è stato un vuoto atomico per un anno. Mi ripetevo: siamo troppi, mi sembrava di assistere allo sprofondare del mio sogno, ho fatto dei provini che non andavano mai bene o non mi piacevano mai tanto i ruoli, le sceneggiature, e quindi alla fine è meglio che non siano andati bene. E siccome qualcosa devi guadagnare fai un po’ la cameriera, però sei infelice perchè per quanto tu lo viva come un lavoro assolutamente temporaneo, ti dici anche: ok, se poi questa cosa non va, mi devo iscrivere a un’università, capire cosa voglio fare. Stavo progettando di andarmene, e proprio in quel momento è arrivata questa cosa enorme, e quindi mi sono sentita grata non solo a Paolo ma all’universo e a tante cose, è stato un momento di grande spiritualità devo dire, perché pensavo che le mie preghiere fossero state ascoltate.

Abito di chiffon e bracciali, SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO.

LOI: Beh il fatto di chiamarti Celeste…nomen omen.
CDP: Non sono cattolica. Da piccola lo detestavo, ovviamente. Lo trovo un nome anche un po’ vecchio, e appunto questo richiamo al cielo! Mi dicevo: non ho neanche gli occhi azzurri, cioè non riuscivo proprio… invece ultimamente lo apprezzo molto, sia perché non è comune, sia perché a Napoli è un nome anche maschile.

LOI: Sei innamorata in questo momento?
CDP: No, l’amore un po’ mi manca, però non vivo male perché per amare devi anche trovare una giusta libertà, in questo momento non mi sento ancora del tutto libera dalle mie insicurezze. E poi purtroppo quel cliché di frase che per amare gli altri devi amare te stesso inizio veramente a capirlo. Poi non dico di non amarmi, è che sto scoprendo me stessa piano piano.

LOI: Leggi?
CDP: Vado molto a periodi. Se mi intrippo e ho il tempo, sì. Nell’ultimo anno, dopo il film ho sentito di avere un blocco, anche andare al cinema era meno interessante, era meno interessante scoprire la musica, era meno interessante leggere, ho avuto un down importante, tutti mi avevano avvertito, e quindi mi sono molto chiusa, invece adesso mi sto riaprendo.

Miniabito, TOM FORD; bracciali, ISABEL MARANT; sandali, SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO.

LOI: Cosa è importante per te?
CDP: La musica. Avere una colonna sonora del proprio film è importante. Adesso, da pochi giorni, ascolto una canzone reggae che mi piace molto, si chiama “Patoo” dei Twinkle Brothers, una canzone sulla pace in questo periodo di buio, nero, veramente buio, agghiacciante. L’altro giorno sono andata a sentire un concerto reggae di un gruppo storico giamaicano e mi è arrivato un amore collettivo incredibile, ho percepito il senso che ha il reggae di preghiera rispetto al mondo e all’universo. Marley è grande, grande, grande.

LOI: Che cosa ti colpisce di più di questo periodo difficile? Cosa ti sembra più brutto?
CDP: La bellezza di questo periodo è la libertà, la possibilità di giudicare, di parlare, di esprimersi, però mi sembra una libertà un po’ di massa, mi sembra strano anche la facilità con cui ci dimentichiamo delle cose, ci siamo dimenticati che fino a qualche giorno fa c’era il Covid, ci siamo dimenticati che c’è una guerra in Ucraina, ci siamo dimenticati dell’Afghanistan, vediamo tutto e dimentichiamo tutto in maniera consumistica e inquietante. Ci stiamo abituando a entrare nella massa e a dimenticarci tutto il resto.

Team credits:

HAIR Kiril Vasilev @ THE GREEN APPLE ITALIA

MAKE UP Miriam Langellotti @ THE GREEN APPLE ITALIA using NUDESTIX available @SEPHORA e @DOUGLASONLINE;

DIGITAL TECH Giustiniano Modarelli.

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