La tradizione siciliana di Marco Failla
«Mi considero un designer prestato alla pasticceria», esordisce Marco Failla. E come dargli torto? Le sue torte coperte di maioliche di cioccolato, con inserti dorati in omaggio alla tecnica giapponese del kintsugi, in colori fluo o nelle palette pastello cui ci ha abituato Ladurée, sono una gioia per gli occhi. E rivelano, come gli schizzi a matita all’origine della sua progettazione o gli still life ispirati alle nature morte fiamminghe scattati da Alex Cinisi, una spiccata sensibilità artistica. Tutto comincia con un bambino goloso, affascinato dalle nonne che preparano dolci e torte secondo antiche (e segrete) ricette palermitane. «Il dolce è nostalgico, è una specie di macchina del tempo. Ho cominciato da piccolo a reinventarmi le ricette delle mie nonne, a distillare il limoncello, l’acqua di rosa, quella di fiori d’arancio». Diventato adulto Marco si iscrive a medicina. Per il suo trentesimo compleanno, quattro anni fa, decide di stupire gli amici con una mise en place delle sue torte in riva al mare. Il colpo d’occhio è strepitoso, e il proprietario della location gli propone di trasformare la serata in un format a scadenza fissa. Failla apre una pagina Facebook, poi comincia a postare le sue creazioni su Instagram. Ha più o meno 350 followers quando Stefano Gabbana riposta la sua (oggi depositata) torta con le maioliche: «In poche ore si sono messi a seguirmi in 6.500, ed io ero folle di felicità perché adoro Dolce & Gabbana e la loro moda. E poi, dopo quel post, tutte le wedding planners internazionali che programmavano matrimoni in Sicilia hanno cominciato a contattarmi».
Di torte per matrimoni più o meno lavish Failla ne crea tante, fino a quella, lunga sei metri, per il matrimonio dei Ferragnez: «Il difficile è stato riprodurre sulla torta i ricami del vestito della sposa... Alla fine la stessa Maria Grazia Chiuri (stilista di Dior che ha curato l'abito di Chiara Ferragni, ndr) mi ha fatto i complimenti». Una torta che gli ha cambiato la vita professionale: «mi ha dato credibilità, ha significato che nessuno più mi dà un brief chiedendomi di eseguirlo, ma che invece mi si chiede: "come faresti per me?". Io parlo con il linguaggio del design e della moda, penso in termini di silhouette», continua Marco: «parto dallo schizzo, in uno stile debitore ai libri di alchimia medievale e rinascimentale come alle tavole anatomiche dell’epoca o alle fiabe gotiche. Poi creo delle fragranze composte da varie essenze base, che sintetizzano la storia dietro alla torta, come ad esempio “Pomeriggio in campagna” dove il cedro e la cannella, macerati nel passito di Pantelleria, dovrebbero restituire la sensazione di una passeggiata in campagna in autunno». Se il suo cioccolato bianco al pistacchio dipinto a mano coi motivi delle maioliche ha fatto sensazione, come quello rosa baby coperto in foglia d’argento, per un evento Blumarine ha immaginato «un candy bar per adulti, con i marshmallow tagliati e bruciati al momento e serviti in coppe di champagne... nulla a che vedere con quelli commerciali e gommosi venduti in buste di plastica». Impegnato ormai anche nel disegnare piatti e alzate, Marco Failla si confessa un ammiratore dell’estetica: «maniacale del dettaglio, degna di un miniaturista» della pasticceria francese: «dici Ladurée e pensi a Maria Antonietta, Sofia Coppola e Lady Oscar». Il colore preferito per le torte? «La foglia d’oro è il mio dettaglio signature, poi tutte le sfumature del rosa, anche se in questo momento sono ossessionato dal giallo». Gli ingredienti feticcio? «Il cioccolato, il pistacchio, la frutta secca. E naturalmente lo zucchero, un oggetto magico, perché un cristallo di zucchero è come un diamante sfaccettato». Il committente ideale di una prossima creazione? «Lady Gaga. Ma anche Anna Wintour».