Il sogno americano di Dior e la sfilata pre-fall 2024
Maria Grazia Chiuri porta in scena al Brooklyn museum la pre-fall 2024 della maison ispirata agli anni 40 e all’icona della griffe Marlene Dietrich. Rendendo omaggio anche al lavoro dell’artista femminista Suzanne Santoro.
«Volevo organizzare una sfilata in questo museo da tanto tempo. È uno spazio che conosco bene, a cui sono legata. Che ho frequentato quando venivo a New York ed è l’unico museo che ha galleria dedicata ad artiste femministe. Questa parte speciale mi ha aiutato molto nel mio lavoro di conoscenza delle artiste femministe provenienti da tutto il mondo». Maria Grazia Chiuri, anima creativa della donna di Dior, è emozionata nel backstage dello show dedicato alla collezione pre-fall 2024 portata in scena nelle sale del Brooklyn museum. Con un setting speciale, scandito da alcune opere d’arte nate dal dialogo intenso tra Claire Fontaine e Suzanne Santoro («Il lavoro con le artiste è diventato una parte importante del nostro percorso di lavoro. Richiede tempo ed energie, sforzo creativo e tanto impegno. Ma regala anche grandi soddisfazioni»).
Ad animare la stagione un universo di donne differenti. Oltre alle due già citate artiste, le icone che hanno affollato il frontrow (da Charlize Theron a Naomi Watts, da Laetitia Casta a Diane Kruger, Anya Taylor Joy o Rosamund Pike) e le donne che hanno ispirato la stilista nel suo racconto stagionale. «New York è una città fondamentale nella storia della maison. Monsieur Christian Dior ha iniziato da qui la sua strategia di sviluppo internazionale. Il New Look che l’ha reso famoso nel mondo era in termine inglese coniato da Carmel Snow», ha detto ancora la stilista. «Senza contare che Monsieur Dior è entrato subito in sintonia con il mercato americano capendo che doveva adattare i suoi abiti couture alle esigenze dello stile di vita delle donne americane». E in tutta la collezione, che profuma di anni 40 seriosi, racconta di inflessioni hip-hop e contaminazioni street.
Senza dimenticare la musa ispiratrice dell’intero racconto, Marlene Dietrich: «Una amica e una cliente Dior, che ha comprato tanto nella sua vita e che ha voluto Dior anche per disegnare i costumi di alcuni dei suoi film. Una donna super contemporanea che ha capito il potere della moda, che ha costruito fortemente il suo stile. Una donna che ha portato il marchio nel mondo, da Berlino a Parigi, New York e Hollywood: una. grande ambasciatrice del brand». Ma la mente corre alle forme over di quella felpa bandiera ispirata a un foulard d’archivio degli anni 60 creato dalla griffe con l’artista Alexandre Sache raffigurate una bandiera divisa in diagonale: metà USA, metà Francia. «Ho voluto esplorare anche l’anima sportiva e street di questa metropoli. Mi piaceva l’idea della bandiera, di reinserire la Sella bag legata agli anni della direzione creativa di John Galliano e in particolare ad alcuni frames di Sarah Jessica Parker in Sex & the city. E poi gli skyline delle due città, Parigi e New York, che diventano motivi grafici di stampe per abiti e chemisier». In un racconto di storia e contemporaneità come tanto piace alla designer. «Io sono affascinata dalla storia in generale… Figuriamoci da quella di Dior. Anche storia passata è parte della tua storia attuale. C’è sempre una reinterpretazione del presente che rilegge il passato. Delle volte mi sento molto più un curatore, che deve dare punto di vista nuovo ma rispettando il passato, la storia o l’archivio», ha aggiunto la designer.