Fashion Week

Il racconto crepuscolare di Dior

Nella sede di avenue Montaigne, ripensata da Penny Slinger, Maria Grazia Chiuri immagina una fiaba notturna e si interroga sul valore della moda, partendo dalle riflessioni dell'architetto Bernard Rudofsky. Ma il cuore della stagione resta uno solo: «Ho pensato all'abito come a una casa del corpo femminile», ha detto la designer insignita anche della Légion d'honneur
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La sede di avenue Montaigne, cuore della maison, trasformata. Vestita di toni notturni e misteriosi grazie all'intervento dell'artista Penny Slinger. Palcoscenico di una stagione di couture ammantata di notte e ispirata dalle riflessioni dell'architetto Bernard Rudofsky, anima della mostra «Are clothes modern?» svelata al MoMa nel 1994. L'autunno-inverno d'alta moda targato Dior by Maria Grazia Chiuri parte da qui, da un dialogo collettivo intorno alla modernità degli abiti. E l'interrogativo si muove seguendo le riflessioni dello stesso Rudofsky. «Le donne moderne non hanno bisogno delle tele dei pittori... Usano il loro stesso corpo per raccontarsi». E la collezione diventa un diaologo tra la donna e l'architettura partendo da un assunto della stessa Chiuri: «Ho pensato all'abito come a una casa del corpo», ha detto la designer italiana che in serata, post show, è stata insignita del titolo di Cavaliere dell'ordine nazionale della Légion d'honneur per il suo impegno a supporto della causa femminista. La partenza dell'abito-casa è in realtà la fine dello show, quando in pedana sfila una creazione-scultura, un abitino ispirato alla sede di avenue Montaigne studiato a quattro mani con la Slinger. Un dialogo tra moda e architettura, in realtà, anima tutto lo show. Compreso quell'omaggio alle cariatidi di Parigi e alle loro vesti-peplo, che hanno ispirato la Chiuri soprattutto attraverso il lavoro di Agnès Varda sulla rappresentazione del corpo femminile. Così il primo look della sfilata è una crasi dei due pensieri: la t-shirt che rende omaggio a Rudofsky e la gonna drappeggiata sul corpo, a raccontare la femminilità delle forme. Il resto è una sinfonia di nero. Di abiti piumati, intarsiati nel cuoio, costruiti in sartoria, impreziositi di ricami, alleggeriti e traforati, svuotati. Tutto racconta una femminilità elegantemente luttuosa. Con le ragazze dagli sguardi coperti da velette delicate e le gambe velate da collant a rete punteggiati di piume. Il giorno omaggia l'archivio e quelle costruzioni severamente flamboyant che hanno scritto la storia del New look. La sera è un'esplosione di ballgown, di crinoline trasparenti, di mise da red carpet ammantate di notte. In un racconto che si snoda tra le pieghe di una notte romanticamente couture. 

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