Lo spettacolo teatrale diAntonio Marras parla d’amore
La Primavera Estate di Antonio Marras è uno spettalo teatrale ispirato al lontano oriente senza però dimenticare la sua terra natia. Prima dell’inizio, dalle poltrone rosse di velluto del Teatro Elfo Puccini, si intravedono dalle tende leggerissime che nascondono la scena sagome di abiti ampi, copricapi, acconciature che salgono e s’intrecciano con rami. Su ogni poltrona c’è un libricino: La vera storia di Shiro e Baingio, una fiaba che parla dell’amore fra una principessa giapponese e un pastore sardo. La collezione parla dell’amore per queste due terre, la Sardegna e il Giappone, della loro fusione: isole entrambe antiche, legate da leggende di fate tessitrici e di donne guerriere vestite da samurai. Il kimono, capo rigido, destrutturato, simbolo di rigore, è armonizzato con l’abito sardo, una sovrapposizione di culture e forme caratteristica del designer. Maschere naif bianche piene di fiori, fiori anche fra i capelli che culminano in un cestino con dentro farfalle, tuberi, peonie rosa, rami secchi. La scena dietro cambia ad ogni atto: ombrelli, pesci rossi, cerchi e le modelle/attrici si posizionano secondo un preciso disegno coreografico. Verso la fine abbracciano cuscini disegnati con delle facce poco definite, in una specie di trance. Ricami, lustrini, denim, broccati bouclè, abiti complessi, da cerimonia: l’apice è segnato dalla geisha in kimono arancio e copricapo bianco, come lo strascico lunghissimo e impalpabile. Ma anche giacche collegiali, con logo AM, stile yanki. A spezzare l’atmosfera lirica e rituale della sfilata ci pensano le fish flops indossate da alcune modelle sopra calze di ogni colore, dal blu al rosa.