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Triennale Milano: Breakfast (with exhibition) at Caffè Triennale

Una mattina con colazione in Triennale è l'occasione per scoprire il restyling del Caffè in collabo con Lavazza, Artemide, Molteni&C e Vannucci Piante mentre lo sguardo si scompone sulla mostra in corso di Barbara Probst

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Il restyling del Caffé Triennale

La destrutturazione dell'immagine nelle grandi stampe di Barbara Probst al pianterreno, à coté della scalinata che conduce allo scenografico Triennale Caffè con le sontuose vetrate che affacciano sui Bagni misteriosi di De Chirico (ora misteriosamente subentrati nella toponomastica milanese come eponimo del Centro Balneare Caimi), diventa progetto a priori con l'ausilio di più fotocamere piazzate in punti differenti, a diverse distanze e prospettive, per riflettere sulla complessità dell'identità e sul significato della fotografia. Il soggetto è allora inquadrato da una pluralità di angolazioni, scomposto nella sua illusoria completezza e riproposto a lavoro terminato nella sua frammentarietà, come in un collage o meglio un puzzle che l'artista suggerisce e l'osservatore ricompone. Se la "fotografia è una bugiarda abbastanza efficace" come precisa Probst intervenendo a margine (ma proprio per questo, seguendo il fil rouge della sua opera, al centro) della conferenza organizzata in Triennale, a Milano, per l'inaugurazione del restyling del suo Caffè ripensato con la collabo di Lavazza e Artemide che ruolo svolge il fotografo? Le fotocamere sono collegate tra loro come nel Neuralink di Elon Musk lo sono i cervelli umani. Se impostate su autoscatto potrebbero addirittura togliere dalla scena il fotografo, relegandolo a mero progettatore e allestitore del set sul quale va in scena la realtà.

Scorri verso il basso per scoprire il restyling del Triennale Caffè

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Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia
Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia
Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia

Ma è davvero il modello il soggetto dell'opera? O come appare decifrando alcuni segni periferici nelle stampe della mostra c'è molto di più? Di più del soggetto inquadrato, di più del fotografo all'opera, di più dello spettatore che guarda. Più camere come accade col Var sui campi di calcio approfondiscono l'istante determinante o fanno emergere una realtà altra sfuggita all'occhio umano? E quale delle due ha più valore di verità? Quella umana e transeunte con tutti i suoi limiti o quella meccanica?

E la modalità di ripresa amplifica la percezione dell'artista e approfondisce la nostra conoscenza dei modelli umani? O non è piuttosto la fotocamera il vero attore delle fotografie, fuori scena ma spesso anche sulla scena? Esecutore e oggetto dell'indagine. Una cosa è certa: nella moltiplicazione degli sguardi il fotografo perdendo la sua centralità o acquistandone una proteiforme e digitale abdica al suo ego per vestire i panni del detective, indagatore di una realtà che sembra confermare anche nella composizione posticcia del set l'unico valore costante nella variabile tempo: al dunque è lo scatto non lo spazio, che decide la realtà dell'opera, la durata sembra dilatarsi in un'azione… no stopping anytime… nel mentre invece si rivela illusoria.

Ogni fotocamera racconta la sua verità. L'attimo scomposto ci osserva, ci ricorda il mistero che abitiamo, la nostra caducità.

La mostra: Barbara Probst. Poesia e verità (23 marzo - 22 maggio)

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Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia
Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia
Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia
Barbara Probst, Triennale Milano © foto Gianluca Di Ioia

Triennale Caffè: L’intervento realizzato dall’architetto Luca Cipelletti - ma lo spazio arricchito di piante tradisce lo zampino di Stefano Boeri, presidente della Triennale - ha svuotato la zona centrale rialzata della precedente isola bar, così da valorizzare l’asse prospettico dall’ingresso e rendere più visibili le grandi vetrate che affacciano su Parco Sempione. Uno spazio in armonia con i principi di sostenibilità e di efficientamento energetico che verrà utilizzato per accogliere una serie di installazioni temporanee dedicate alla natura e alla sostenibilità. Il bancone, spostato sul lato corto dello spazio dove si trova la cucina, è stato riprogettato da Lavazza coinvolgendo l’illustratrice e graphic designer Raikhan Musrepova. I tavoli sono stati disegnati per Triennale da Giulio Iacchetti mentre le sedute sono di Molteni&C. Lo spazio espositivo centrale accoglierà delle istallazioni di grande impatto visivo che si alterneranno nel corso dell’anno. La prima opera che viene presentata è GL 03 di Andrea Branzi, maestro dell’architettura e del design contemporanei. L’opera fa parte della Collezione Grandi Legni, edita da Design Gallery Milano & Galleria Nilufar. Il Caffè si caratterizza per la forte presenza di piante, provenienti dai vivai di Vanucci Piante di Pistoia, progettati per ridurre l’impatto ambientale e l’utilizzo di risorse naturali. Le piante sono state posizionate sul perimetro dello spazio e tra i tavoli, enfatizzando la continuità diretta con Parco Sempione che in questo modo sembra quasi entrare all’interno di Triennale.

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Il progetto di luce di Artemide

Nel Caffè sono presenti le lampade modulari Alphabet of Light di BIG (Bjarke Ingels Group), che sottolineano con un segno grafico di luce la nervatura del progetto strutturale originario dell’ingegnere O. Hoffman (progettista strutturale del Palazzo dell'Arte, 1933), e le lampade Gople, sempre disegnate da BIG per Artemide, in vetro soffiato a mano e sospese a un’altezza di tre metri, scelte in bianco per illuminare i tavoli e con la tecnologia brevettata di luce colorata RWB sul perimetro della sala per favorire la crescita delle piante. 

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Lavazza rinnova il sostegno a Triennale Milano

Condividendo l'approccio multidisciplinare della ricerca nelle arti visive e dei temi della sostenibilità, Lavazza è stata coinvolta attivamente nell’operazione di rinnovamento. I valori della nuova caffetteria, che aderisce alla community dei Coffee Defenders Lavazza, riflettono l’impegno del brand nella promozione della cultura del caffè sostenibile per un futuro migliore e sono raccontati attraverso le  immagini dai progetti promossi e gestiti da Fondazione Lavazza. Ogni miscela della linea "La Reserva de Tierra" servita in Triennale contiene caffè provenienti da territori e comunità coinvolte in progetti di responsabilità sociale.

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