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30 anni ribelli, al Design Museum di Londra tre decenni che hanno cambiato la moda

Dal 16 settembre 2023 all’11 febbraio 2024 “Rebel: 30 Years of London Fashion” mette in scena con il sostegno di Alexander McQueen e del British Fashion Council, gli outfit più stravaganti e audaci creati negli ultimi tre decenni dai giovani stilisti UK...

La prima sfilata di Charles Jeffrey Loverboy (Photo Giovanni Giannoni)
La prima sfilata di Charles Jeffrey Loverboy (Photo Giovanni Giannoni)

Come alcuni designer siano riusciti ad emergere in un periodo di crisi economica e apparente essenza di afflato creativo - nel Regno Unito di fine anni ’80 - è la domanda che ci si pone se si guarda all’avanguardia della moda britannica di quegli anni. La spiegazione è data in generale da un programma di sostegno alle giovani generazioni chiamato “NewGen” e istituito dal British Fashion Council. Oggi, sebbene molti degli stilisti in mostra al Design Museum di Londra con “Rebel: 30 Years of London Fashion” siano caduti nell’oblio, nomi come Kim Jones, Jonathan Anderson, Grace Wales Bonner o Simone Rocha continuano a brillare ai vertici del fashion system.  È fondamentale quindi riconoscere l’importanza di questo programma insieme ai suoi talenti, che, sebbene non siano incasellabili in un singolo movimento, hanno contribuito a plasmare un nuovo immaginario estetico e nuove prospettive, mettendo in discussione i ruoli di genere, facendo politica attiva attraverso oggetti quali sono i vestiti, disegnando abiti che riflettevano una società, votata al multiculturalismo. All’interno dell’esposizione, una singola sala è dedicata al primo grande talento sostenuto dal programma, Alexander McQueen, che coi suoi jeans “Bumster” a vita bassa presentati nella collezione “Taxi Driver” del marzo 1993, «abbassò il livello della vita dei pantaloni per un decennio», come sottolinea Simon Ungless, suo collaboratore (e agli esordi compagno di stanza). Tra le 100 creazioni in mostra, si possono ammirare il vintage reinterpretato di Stefan Cooke, i tessuti di riuso realizzati a partire dai paracaduti militari da Christopher Raeburn e le estetiche clubbish di Charles Jeffrey Loverboy, Gareth Pugh, Martine Rose e Richard Quinn. E come non citare lo “swan dress” creato da Marjan Pejoski per la cantante islandese Björk in occasione degli Oscar del 2001 o gli strumenti usati da Faustine Steinmetz per sfilacciare il denim e usarlo in nuove creazioni. Tutti designer che hanno ispirato la moda contemporanea con capi cult come il vestito-gonfiabile in latex nero creato da Harri per il red carpet di Sam Smith ai Brit Awards dell’anno scorso o gli abiti di Steven Stokey-Daley indossati da Harry Styles nel video di “Golden”.

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Change-Makers room. Photo Andy Stagg. © the Design Museum.
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Latex suit worn by Sam Smith. Harri. Photo Andy Stagg. © the Design Museum
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Swan dress worn by Björk. Marjan Pejoski. Photo Andy Stagg. © the Design Museum.
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Alexander McQueen: The Story of Taxi Driver room. Photo Andy Stagg. © the Design Museum.
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Alexander McQueen: The Story of Taxi Driver room. Photo Andy Stagg. © the Design Museum.

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