Travis Scott la nuova cover star de L'OFFICIEL Hommes Spring 2021
Photography Sharif Hamza
Styled by Yashua Simmons
Jacques Berman Webster II, oggi noto come Travis Scott, da teenager racimolava altoparlanti stereo usati dai vicini nei sobborghi a centro-sud di Houston, in Texas. Solo, nella quiete della sua stanza, si metteva a sperimentare con quel po’ di tecnologia di recupero, architettando un sound system quasi alla Frankenstein, ben prima dell’avvento di strumenti portatili, accessibili e di alta qualità. Vecchie scatole da scarpe si trasformavano in casse acustiche e le sue sessioni notturne di mixing non solo lo facevano conoscere come musicista – a cominciare dal duo “The Graduates” attivo ai tempi di Myspace, fino alla carriera piena di successi come solista e ai tentativi di collaborazioni come Huncho Jack, Cactus Jack Records e JackBoys – ma anche come collezionista di auto, glorificato da Instagram. Il parco macchine della star ventottenne (il cui numero preciso resta un mistero per sua stessa ammissione) vanta tutte le marche più prestigiose. Se gli chiedessero di disegnare una vettura da zero, dice che partirebbe dall’impianto stereo. Tutto questo per sottolineare che Scott è molto più che un rapper, è un mix di fashion e fast food, un personaggio chiave dell’epopea Kardashian (ha avuto una relazione ora conclusa e una bambina con Kylie Jenner, ndr). L’ex ragazzo della porta accanto rappresenta più del sogno americano, lo guida.
JOSHUA GLASS: Nella tua famiglia c’è un’auto che ha segnato in particolar modo la tua infanzia?
TRAVIS SCOTT: Non è che avessimo delle gran macchine all’epoca. Quando avevo cinque o sei anni, papà aveva comprato una Toyota 4Runner. Era arrivato a casa della nonna con un fare del tipo: “Hey, guarda cosa mi sono preso!” e ricordo che a me sembrava una figata pazzesca, per me era come una Mercedes. Più o meno un anno dopo mia madre si era presa una Jeep Cherokee, destinata e essere la nostra unica auto e finita abbastanza male. Eravamo arrivati al punto che la porta del passeggero non si apriva nemmeno e dovevamo passare dalla parte del guidatore e scivolare dall’altro lato. Mia mamma che non riesce a piegare una gamba, si arrampicava sul sedile del passeggero per evitare la leva del cambio, che casino! Credo di avere sempre visto le macchine - sportive, da rally - con l’ambizione di averne un giorno di veramente belle.
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JG: Credi che quel desiderio derivi dal non averne avute di particolarmente belle mentre stavi crescendo?
TS: No, per noi era la norma non avere la macchina, era così e basta. Non è stata la mancanza di un’auto a segnarmi, era più un’aspirazione in generale, ne sono sempre stato appassionato. Adoro il design, i colori e le vibrazioni che una vettura ti può dare, sono come una estensione di te. Ma anche se hai la macchina più cara al mondo, non significa che hai stile, che non sei uno stronzo.
JG: Ti ricordi la prima che ti sei comprato?
TS: Non proprio, forse era una G-Wagon (una Mercedes-Benz G-Class, ndr). L’avevo presa al volo, ero a Los Angeles e avevo bisogno di andare in auto da un posto all’altro. Ho sempre amato tantissimo la customizzazione, roba da Grand Theft Auto (una serie di videogiochi, ndr). Non ne ho mai avuto abbastanza di macchine belle.
JG: Quante vetture hai aggiunto da quella prima G-Wagon?
TS: Oh ne ho… merda, quante sono? Non lo so, sono tante.
JG: Come scegli i nuovi acquisti?
TS: Macchine diverse mi attraggono per motivi diversi. Voglio dire, ho sempre voluto una Ferrari LaFerrari, la versione decappottabile, quando finalmente ho avuto la Aperta ero così felice. Poi mi sono preso la G-Wagon Cabriolet che abbiamo usato per delle riprese video e mi sono detto: “Troppo cool, è come un camion decapottato, beach vibes!”. Ho anche il Range Rover SVAutobiography, perfetto per la guida quotidiana di tutti i tipi. Amo tutte le mie auto, anche mia figlia Stormi (di tre anni) e sua mamma hanno una collezione pazzesca, mi ispira ogni giorno.
JG: Scegli tu i modelli o hai un team che le scova in giro per il mondo?
TS: Nessun team, faccio da solo, però cerco di non contattare direttamente chi vende, sennò mi chiedono un occhio della testa.
JG: Sei arrivato al punto che le macchine sono come un accessorio?
TS: Potremmo dire che le considero come un paio di sneakers nella misura in cui mi descrivono e trasmettono il mio stile. La cosa bella è che certe auto hanno come un’aura, ma anche tu puoi imprimere un certo fascino alle macchine che hai.
JG: Hai un qualche rito ogni volta che sali su una macchina nuova?
TS: Sto al volante finché non ho sonno, semplicemente guido.
JG: Considerato il recente blackout nella tua città natale di Houston e tutti i problemi legati ai cambiamenti climatici, che ne pensi dei veicoli elettrici?
TS: Sono assolutamente d’accordo nel tutelare il nostro pianeta, potrei prendere una macchina elettrica se mai ne facessero una figa? Non so, ho guidato un prototipo di Cybertruck della Tesla per un video musicale di “Gang Gang” dei JackBoys, che delirio. Forse ero io che ero fatto, ma il cruscotto sembrava di marmo. Elon (Musk, ndr) è un grande, anche se lo prendo in giro.
JG: Ci sono delle regole da rispettare quando si sale in auto con te, tipo niente liquidi o scarpe sporche?
TS: No, me ne frego, per questo la gente si sorprende di vedermi salire e guidare la mia auto. Ci sono quelli che si comprano questi giocattolini e poi ci si siedono solo, ecco questa è una cosa che non mi piace. Non vuoi sentire il motore girare? Se compri solo per rivendere a qualcun altro per avere più soldi, allora perché te la sei presa la macchina?
JG: Non te la godi.
TS: Non te la sei proprio mai goduta, la stai solo ripiazzando per più soldi a qualcun altro che si dà invece il caso ci tenga un casino, uno come me!
JG: Ti capitano mai dei fan che fotografano le tue macchine?
TS: Oh si, nove volte su dieci finisce che poi ci facciamo la foto insieme, è abbastanza divertente! A volte nemmeno mi riconoscono, specialmente quando giro con la Bugatti nera, a Los Angeles potrebbe essere di chiunque.
JG: C’è qualche Santo Graal delle macchine, un pezzo che proprio manca alla tua collezione?
TS: Sai la cosa assurda? Sono arrivato al punto che sarei super dettagliato nell’individuare il veicolo, perché ormai credo di avere un mix di tutte le macchine sportive che avevo sempre desiderato. C’è una Lamborghini che sembra la macchina del fottuto Batman, però non giriamoci intorno, costa tipo 14 milioni di dollari.
JG: Devi sentirti proprio bene in fatto di ambizione e successo se dai la caccia a una Lamborghini da 14 milioni di dollari?
TS: Sì, ma se arrivi fino dove sono io, perché non cambiare il mondo? Ci sono un sacco di modi migliori di usare 14 milioni di dollari e questa è la cosa interessante che sta facendo Elon, no? Perfezionare il design e il livello di innovazione, vendere una macchina a 20 o 30mila dollari – il prezzo che gli altri considerano giusto per una macchina normale. È così che la vedo ultimamente, cerco di rendere tutto ciò che faccio più accessibile. Ci sono talmente tante cose intangibili per chi è creativo. Sono solo al di là della loro portata! Sai, quando ero il tipo con la Jeep su cui manco riuscivi a salirci, sognavo soltanto di volere qualcosa di bello. Poi ho fatto un po’ di soldi, un po’ ne ho spesi e ora sono finalmente nella posizione in cui voglio spostare l’ago della bilancia verso la gente normale. Mi sembra un buona vibe in cui stare, no?
GROOMING Marcus Hatch
HAIR Yazmin Adams
MAKEUP Amber Amos
PRODUCER Dana Brockman VIEWFINDERS
PROP STYLIST Evan Jorden
DIGI TECH Dale Gold
DP Kate Adams
PHOTO ASSISTANTS Shen Willams-Cohen and Cory Hackbarth
STYLIST ASSISTANT Sarah Salinas
PROP ASSISTANT Xavier Mozejewski