Lucie e Luke Meier: da Jil Sander, minimalismo con amore
Per la 97esima edizione di Pitti Uomo, Jil Sander sfila nuovamente a Firenze, con la guida creativa di Lucie e Luke Meier. I due, che sono marito e moglie nella vita, tornano nella città che li ha visti conoscersi e fidanzarsi, all’epoca in cui erano entrambi studenti del Polimoda. E riportano in città uno show che, volente o nolente, dovrà fare i conti con il ricordo ancora vivido della tempestosa passerella en plein air di Jil Sander by Raf Simons del giugno 2010.
I Meier hanno preso il timone stilistico della griffe nell’aprile del 2017 e hanno debuttato con la Primavera-Estate 2018, raccogliendo da subito feedback molto positivi. Ma l’evento fiorentino in programma mercoledì 8 gennaio nel complesso di Santa Maria Novella con la collezione uomo per l’Autunno-Inverno 2020/21, forse dà loro l’opportunità di sfatare almeno due miti, ossia che lavorare con chi si ama sia quanto meno difficile. E che il minimalismo estetico debba per forza coincidere con una freddezza interiore.
Il fatto che nelle prime dichiarazioni ufficiali in merito all’invito di Pitti abbiano citato la loro storia personale non è una questione accidentale. I due sono, sì, riservati e bene allineati alla cifra dell’understatement tanto cara alla fondatrice del brand, nato nel 1973 ad Amburgo. Eppure di stagione in stagione si percepisce l’intento di “riscaldare” il brand, elaborando un concetto di passione totalmente estraneo agli stereotipi sul tema. Il luogo comune per cui se si fa una moda essenziale, si deve per forza essere gelidi con i Meier non funziona. Certo l’immagine che tratteggiano resta fedele ai codici estetici della maison, andando però alla ricerca dell’emozione che si prova quando ci si spoglia di ogni sovrastruttura per vestirsi in purezza. Una purezza anche dialogica, perché, come i due amano fare notare, la gente pensa sempre che essere marito e moglie possa accrescere le tensioni nell’ambito lavorativo, mentre loro sfruttano l’intimità per costruire un confronto diretto, dove entrambi hanno la certezza di non ricevere mai risposte di facciata.
Al Polimoda di Firenze Luke era arrivato da New York per acquisire elementi in più in fatto di progettazione knitwear. Canadese con padre svizzero e madre inglese, si era laureato in economia a Georgetown (uno degli atenei più prestigiosi degli U.S.) per poi completare gli studi a Oxford. Dopo di che incontra James Bebbia, il fondatore di Supreme, che gli affida il ruolo di head designer, fino a che Luke decide di fondare il suo marchio, Oamc. Lucie, nata e cresciuta in Svizzera, in quel momento studiava fashion marketing senza sapere allora che sarebbe entrata nello staff di Louis Vuitton ai tempi di Marc Jacobs, per passare in Balenciaga quando a disegnare c’era Nicolas Ghesquière e successivamente approdare in Dior. Lì è stata head designer per la couture donna e per il ready to wear in epoca Raf Simons, di cui ha preso il posto in co-direzione con Serge Ruffieux, quando lo stilista ha lasciato.
Luke e Lucie si sono trovati ad affittare due stanze nello stesso appartamento e si sono innamorati da ragazzi, ma ora che sono adulti di successo vogliono fare innamorare il pubblico ai loro look precisi e i gran classe, sì, algidi mai. E già che ci sono, anche dimostrare che in una relazione è possibile portare avanti in parallelo due carriere significative, senza che uno si sacrifichi per l’altro. Oppure essere pronti ad abbattere i propri confini professionali per dare vita a un progetto comune. In barba a chi ancora pensa che la moda sia una faccenda per gente frivola.