The Fighter Jake Gyllenhaal: il nuovo film "Road House", la carriera e la vita privata
L'attore ci racconta il suo ultimo film, il remake di "Road House" di Doug Liman - in uscita il 21 marzo su Amazon Prime Video -, il suo rapporto con il cinema e con i tanti registi che lo hanno diretto.
Text by FABIA DI DRUSCO
Photography MATTHEW BROOKES
Styling MICHAEL FISHER
Per molti Jake Gyllenhaal è in primis l'adolescente schizofrenico di "Donnie Darko", pellicola di culto del 2001 diretta da Richard Kelly, con una colonna sonora che allineava Echo & the Bunnymen, Joy Division e Tears for Fears. Per altri, il co-protagonista (nominato all'Oscar) di "Brokeback Mountain" di Ang Lee. Figlio di una sceneggiatrice candidata all'Oscar e di un regista, fratello minore di Maggie Gyllenhaal, entrata nell'immaginario collettivo per il suo ruolo in "The Secretary", Jake ha esordito nel cinema a 10 anni, e recitato in moltissimi film, tra cui "Jarhead" di Sam Mendes, "Zodiac" di David Fincher, "Brothers" di Jim Sheridan, "Nightcrawler" di cui è stato anche produttore e "Nocturnal Animals" di Tom Ford. L'anno scorso è stato protagonista di "The Covenant", film di Guy Ritchie sulla guerra in Afghanistan, ed è appena uscito negli USA "Road House" su Prime Video, remake della pellicola dell'89 starring Patrick Swayze.
«Fin da giovane ho praticato sport e mi piace trovare ruoli che mi permettano di farlo. "Road House" mi ha offerto l'opportunità di avvicinarmi alle arti marziali miste e gli skills necessari per diventare un lottatore UFC».
L'OFFICIEL HOMMES ITALIA: In "Road House" la tua trasformazione fisica e le scene di lotta sono impressionanti. Immagino si farà un gran parlare del tuo training, come era successo ai tempi di "Southpaw", quando per interpretare un pugile avevi messo su 7 kg di muscoli. Cosa ti attrae in questo tipo di film e di trasformazione? Trovi che l'autodisciplina e un senso di empowerment fisico simile si traducano anche sulla tua personalità in generale?
JAKE GYLLENHAAL: Sono entusiasta di "Road House" e della rivisitazione dell'iconico film originale. Ho voluto fare il film perchè sono stato attratto dal senso di divertimento e di gioco che lo caratterizzano. Amo tutti gli aspetti della recitazione e della performance, li ho sempre amati: emotivi, fisici e tutto quello che c'è in mezzo. Non cè una parte che prevale sull'altra, anche se amo molto l'attività fisica. Fin da giovane ho praticato sport e ho conosciuto l'eccitazione di tenermi in forma il più possibile. Quindi mi piace trovare ruoli che mi permettano di farlo. "Road House" mi ha offerto l'opportunità di avvicinarmi alle arti marziali miste (uno sport da combattimento full contact che incorpora tecniche tipiche delle arti marziali, karate, muay thai, jiu jitsu, judo, e altre caratteristiche degli sport da combattimento, lotta libera, pugilato, kickboxing... ndr) e gli skills necessari per diventare un lottatore UFC. Questa è una delle parti migliori del mio lavoro: imparare da esperti e acquisire conoscenze in qualcosa che non avrei mai sognato di avere l'opportunità di fare.
LOHI: Come definiresti la regia di Doug Liman?
JG: Giocosa. Doug è un regista estremamente gentile e giocoso. È un caro amico e lo è da quasi 20 anni, quindi ci siamo divertiti un mondo. Doug è sempre pronto all'avventura e la sua regia ne è lo specchio. Così come il film stesso: pieno di divertimento, umorismo e un profondo senso del gioco.
«Non c'è una gerarchia tra i ruoli che ho interpretato. Alcuni hanno raggiunto centinaia di milioni di persone, altri no, ma tutti hanno lo stesso significato per me. Non per il risultato, ma per la vita che ho vissuto nel realizzarli».
LOHI: È uscito da poco "The Covenant", dove a dirigerti è Guy Ritchie. Comè stato lavorare con lui?
JG: Molto semplicemente, amo Guy. Amo il suo modo di procedere e il suo senso di curiosità in tutte le cose. È provocatorio, divertente e brillante, proprio come le sue sceneggiature e i suoi film. Lavorare a "The Covenant" è stato un viaggio emotivo, dato l'argomento, ma è stato importante per tutti noi raccontare la storia nel modo giusto. È una specie di parabola, una storia sulle parti migliori di ognuno di noi, raccontata senza sentimentalismi. Il film ti coinvolge a livello emozionale, senza scadere nel sentimentale
LOHI: Sei ancora interessato al passaggio alla regia?
JG: Sì. Sono cresciuto in una famiglia in cui si condividono storie. La storia è sempre stata prioritaria su tutto il resto nel mio lavoro e quindi mi piacerebbe avere l'opportunità di raccontare la mia. Mia sorella è una brillante scrittrice e regista ed è stato incredibile vederla fare il salto di qualità (con "La figlia oscura", tratto dal romanzo di Elena Ferrante, protagoniste Olivia Colman e Dakota Johnson, nda). Sarei onorato di avere l'opportunità di fare lo stesso.
LOHI: Quali sono i ruoli più interessanti/significativi della tua carriera?
JG: Non c'è una gerarchia tra i ruoli o i film che ho interpretato. Alcuni di questi hanno raggiunto centinaia di milioni di persone, altri no, ma tutti hanno lo stesso significato per me. Non tanto per il risultato, quanto per la vita che ho vissuto nel realizzarli. Ogni film, come ogni esperienza di vita, è una lezione e ho imparato molto da tutti, avendo l'opportunità di lavorare con persone di grande talento.
LOHI: Con quale dei registi con cui hai lavorato hai avuto più feeling, e da chi hai imparato di più?
JG: Tutti! Amo il mio rapporto con Doug Liman, Guy Ritchie, Antoine Fuqua, Denis Villeneuve e molti altri. lo e Denis abbiamo un legame speciale e siamo costantemente in contatto. Nel corso degli anni, i registi mi sono più vicini per età e credo che questo faccia la differenza. Ma, ripeto, amo davvero tutti i registi con cui ho lavorato.
LOHI: Come ti prepari per un ruolo?
JG: Ogni ruolo è diverso e richiede una preparazione diversa, ma si parte comunque dal copione. Spesso scavo nella sceneggiatura e cerco di trovare indizi o ispirazioni che mi arrivano come per caso. Quando ho fatto "Nightcrawler", ho letto e riletto la sceneggiatura e continuavo a pensare ai coyote di Los Angeles che si aggirano sulle colline. Sono cresciuto lì e ho visto tanti coyote cacciare di notte e in qualche modo era una visione che non riuscivo a togliermi di dosso. Così ho deciso di usare l'idea e di costruirci il personaggio intorno. A volte è semplice come dire: "Questo personaggio è un pugile, è ora che impari a boxare!". Di solito, lascio che il ruolo mi venga lentamente incontro e lo trovo, passo dopo passo con il regista e tutti i meravigliosi capi reparto con cui ho lavorato. Ho avuto il piacere di lavorare con Donald Mowat, un fantastico makeup artist, in molti film, e lui mi aiuta a scavare per comprendere il personaggio. Ricordo che ci siamo scambiati idee sui tatuaggi per mesi prima di "Prisoners".
LOHI: Il libro per bambini che hai scritto rimarrà un caso isolato o pensi di continuare?
JG: Mi è piaciuto molto scrivere "The Secret Society of Aunts and Uncles". Voglio molto bene alle mie nipotine (figlie di Maggie, nda) e volevo che avessero qualcosa di concreto per sapere quanto sono importanti per me. Mi sono anche divertito molto a scriverlo con la mia migliore amica. Mi piacerebbe scriverne un altro. I libri per bambini sono forse una delle forme più difficili di narrazione: mantenere chiarezza e profondità con poche parole non è semplice!
LOHI: Hai dei modelli fra gli attori?
JG: Paul Newman. Ho avuto la fortuna di conoscerlo. Provo ancora una profonda ammirazione per lui e per la sua gentilezza, la sua umiltà nei suoi difetti, la sua profonda umanità. Era un uomo buono e una vera leggenda. Una stella polare per me.
LOHI: Sei ambassador di Ginori: ti interessa il design? Com'è la tua casa?
JG: Mi piace lavorare con Ginori: adoro le loro porcellane e il senso di gioia trasmesso dal loro design. E poi Ginori ha collaborato con alcuni dei designer più famosi del mondo. La mia casa è un mix di cose: soprattutto ho una vasta collezione di libri di cucina. Adoro cucinare e leggere ricette.
LOHI: Pensi di tornare a recitare in teatro?
JG: Sì, rimanete sintonizzati... non vedo l'ora di tornare in scena.
GROOMING Kumi Craig @ THE WALL GROUP
PRODUCTION Thuy Tran, Greta Westcott, Louis Guillemain @ 2B MANAGEMENT
PHOTO ASSISTANT Ivory Serra, Matchull Summers e Arden Core
DIGITAL TECH Zoran Jelenic
STYLIST ASSISTANT Brodie Reardon
SPECIAL THANKS Daniele Carettoni
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