We are family: il nuovo headquarter milanese di Golden Goose
Silvio Campara, CEO di Golden Goose , ci porta nei nuovi spazi dell' headquarter milanese. Che è stato realizzato come una vecchia casa di ringhiera, perché lì succedeva tutto e i vicini formavano quasi un nucleo familiare.
Il piccolo orto dietro casa. L’altalena del primo bacio. Il vecchio paio di scarpe da indossare come portafortuna. Il calore dei pranzi in famiglia. Golden Goose, l’azienda che da vent’anni domina il settore delle sneakers nasce qui, nel mezzo del folclore italiano. «Non vendiamo solo sneakers», racconta Silvio Campara, CEO di Golden Goose, «noi vendiamo tutti i ricordi che si creano camminando nelle nostre scarpe. Oggi indosso questo paio, le ho da ben quattordici anni. Perchè le tengo? Perché ho vissuto talmente tante avventure che non posso più considerarle un semplice capo d’abbigliamento, sono diventate parte della mia storia». Gli scettici diranno banale, eppure i numeri parlano chiaro: famosa in tutto il mondo, l’azienda continua a crescere, creando attorno a sé una fanbase inattaccabile. Per festeggiare i primi vent’anni d’attività e come buon auspicio per i prossimi a venire, Golden Goose inaugura il nuovo headquarter a Milano: Marelli 10. Un gioco di luci, tecnologie, architettura, arte e sopratutto, persone, firmato dal team d’architetti Golden e Campara. Dalla struttura dell’edificio, alla luce naturale che invade ogni ufficio, l’headquarter vuole essere un vero e proprio memento della filosofia Golden Goose “Everyone can be a star”. Uno slogan semplice eppure necessario per i giovani d’oggi, a volte troppo angosciati dalle preoccupazioni del mondo per potersi concedere il piacere di raggiungere i propri obiettivi. E proprio con i giovani, Golden stabilisce un rapporto simbiotico, di fratellanza, facendoli sentire protetti e spronandoli a visioni fuori dall’ordinario. Si sviluppa così su tre piani Marelli 10, un hub creativo più che un ufficio, in cui lavoro, fantasia e piacere si fondono insieme.
L’OFFICIEL HOMMES ITALIA: Come racconteresti il nuovo headquarter?
SILVIO CAMPARA: Negli ultimi otto anni la Famiglia Golden Goose si è allargata: da 17 siamo passati a 850 talenti (di cui il 70% è under 32) e abbiamo sentito la necessità di creare un luogo dove spazio, persone e architettura non fossero a servizio dei fatturati ma della creazione di valore. Lo slogan di Marelli 10 è “For You, For your loves, For the World”. Perchè? Coerentemente all’ essere “enabler” di creatività, così anche gli spazi devono “liberare” energia e non promuovere vecchi processi coercitivi.
LOHI: Che ruolo ha la luce?
SC: Di ispirare ognuno di noi in ogni momento della giornata. L’edificio è stato progettato per ricordare una vecchia casa di ringhiera, un tempo tutto si svolgeva all’interno del giardino e più che di vicini si parlava di famiglia allargata. Così ci piace pensare possa funzionare anche tra di noi
LOHI: Il nuovo headquarter è visitabile anche da esterni?
SC: Assolutamente sì. Abbiamo creato appositamente tre experiences che raccontano al pubblico la filosofia Golden: “The Journey”, un tunnel immersivo dove il visitatore può tuffarsi nel viaggio metafisico di Golden e della sua Family, “The Dream Room” con il suo soffitto inaspettato e “The Golden Garden”, il primo orto idroponico mai realizzato all’interno di un luogo di lavoro.
LOHI: Il tuo ufficio è stato realizzato dall’artista Stickymonger...
SC: Ero a New York, mi sono imbattuto nelle sue opere nella galleria di fronte al flagship store di Golden Goose a Soho, innamorandomene. Un giorno, mentre osservavo uno dei nuovi lavori, chiesi alla persona che stava di fianco a me se anche lei amasse quel quadro e questa mi rispose “L’ho fatto io”! È nata una bellissima amicizia e uno stretto rapporto di collaborazione. Quando stavamo progettando Marelli 10 ho pensato subito a Stickymonger, l’ho chiamata e detto “Dovresti progettare la mia Cappella Sistina”.
LOHI: Golden Goose rappresenta la nuova azienda 2.0: dinamica, coinvolgente e sopratutto giovane. Qual è il segreto?
SC: La ricetta è semplice: ascoltiamo le nuove generazioni mettendole nella condizione di sentirsi protagoniste. A riprova di ciò, Golden Goose ha creato un comitato chiamato “G Generation”, ovvero un gruppo di ragazze/i sotto i 30 anni che contribuiscono ai progetti aziendali attraverso idee concrete e condividendo la loro visione del mondo. Vogliamo che il nostro messaggio sia semplice: “Everyone can be a star”, l’unico requisito è credere in se stessi. Questa è la Perfect Imperfection di Golden.
LOHI: Vi hanno definito come le prime Sneakers Haute Couture... vi rivedete in questa definizione?
SC: Se per “Haute Couture” ci riferiamo alla capacità di “mani artigiane”, confermo. Il nostro successo è stata una combinazione di intuito, creatività ed execution. Abbiamo capito che il mondo stava passando da codici formali a codici più informali, e che questo fenomeno aveva bisogno di un’ icona. L’appealing delle nostre sneakers è l’artiginalità: questa rende i nostri prodotti “non perfetti”, un concetto totalmente nuovo per il mercato. Il vantaggio di essere stati i primi? Abbiamo fatto un sacco di errori, abbiamo imparato, abbiamo capito quale doveva essere il next step: includere il consumatore nel processo creativo.
LOHI: Proprio da questa necessità nasce Golden Goose LAB
SC: Le persone oggi vogliono essere rilevanti, tradurre la propria creatività in disegni e frasi pensati da loro. In una società dove i social diluiscono sempre di più l’individuo per clusterizzarlo in “mode” , c’è sempre di più il bisogno di elevarsi e l’unico strumento autentico per farlo è la propria creatività ed emozioni personali. Da qui nasce anche Golden TV: la prima piattaforma dove prodotti e contenuti verranno co-creati con la propria community.
LOHI: Un aggettivo per descrivere i primi 20 anni di Golden Goose e uno per descrivere i prossimi 20?
SC: Straordinari, davvero fuori dall’ordinario. E per il futuro... rimanere Imperfect.