Hommes

The Now Icon: Fedez

La passione per i tatuaggi, la voglia di esprimere la propria creatività come designer, vedi la nuovissima collaborazione con Bikkembergs, e i viaggi. Meta speciale, Los Angeles
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Lui con l’amico, le mani alzate, ridono girando su una giostra per bambini. Ancora una risata, davanti a Chiara, in un video precedente alle nozze, mentre gli spiega come fare per alzarle il velo. E sorride, ora rassicurato, davanti al mega-cerotto sulla fronte di suo figlio Leone, di ritorno dall’ospedale dopo un incidente casalingo. Sono le nuove “Polaroid”, le stories di Instagram, a raccontare chi è Federico Lucia, per tutti Fedez, poco prima dell’intervista rilasciata a L’Officiel Hommes Italia in occasione dello shooting con Bikkembergs. Oltre, ovviamente, alla sua bio di rapper trentenne con un palmares di ben 52 dischi di platino e una popolarità ottenuta anche grazie a presenze fisse televisive come giudice di X Factor. Ultima in ordine di tempo, la collaborazione con Amazon Prime Video, come Social Brand Ambassador e come protagonista del loro reality “Celebrity Hunted”, in programma dal 13 marzo. Una vita che sembra frenetica, in contrasto al suo modo di parlare che è lento, attento alle parole.

Vedendoti sui social sembri sempre molto divertito, quanto conta l’ironia, l’essere se stessi nel rapporto con gli altri?Penso di essere sempre stato abbastanza autoironico, è la mia cifra. Detto questo, quello che ognuno pubblica di sé è sempre il lato più divertente, quello che crea empatia. Ci sono altre cose che non si mostrano, per convenienza. Non siamo 24 ore al giorno sui social.

A proposito di pubblico, quello come rapper. Come nascono le tue canzoni e quale il pezzo a cui sei più legato?
Le mie canzoni nascono da un foglio e una penna. Scrivo ancora a mano. In base alle urgenze che ho in quel momento, le butto su carta, senza nessun tipo di velleità pedagogica o messaggi da trasmettere. Scrivo per sfogo. La canzone a cui sono più legato? Quella che ho fatto per mio figlio (“Prima di ogni cosaˮ, nda), probabilmente. È una canzone che riascolteremo in famiglia.

Quando l’hai scritta?
Metà prima che nascesse, metà dopo.

Come ti ha cambiato l’essere padre?
Ti cambia, tanto, soprattutto nel ristabilire una gerarchia delle priorità, perlomeno per me è stato così. Ha cambiato tanto me, come persona, il modo di affrontare le cose. Non è solo il figlio in sé ma è tutto, è avere una famiglia che ti cambia.

LOUIS VUITTON Cappotto over di cotone e bermuda.

Com’è invece cambiata la tua musica nel corso degli anni?
Non lo so, non mi fermo mai a fare un’analisi di quello che sto facendo, lo faccio. Poi per analizzare ci sono i critici; ci penseranno loro.

Nell’immagine sul tuo sito, tratta del Paranoia Tour, sostieni un bicchierecheraccoglielapioggia. Sembra che così tu riesca a trasformare una cosa negativa in positiva. Nella tua carriera di successi ci sono stati momenti difficili? Sei riuscito a trasformarli in occasioni?
“Avoglia!”, più di uno (sorride). In generale perseverando, andando per la mia strada. Poi alcune cose, dato che non tutte si riescono a declinare in positivo, vanno a far parte di un bagaglio di esperienze che ti porti dietro, in modo da evitare in futuro di fare gli stessi errori.

Nella stessa immagine c’è anche un aereo... Ti piace viaggiare? quali sono i luoghi che ti fanno sentire bene?
Non mi piace prendere gli aerei. Mi piace viaggiare ma l’aereo mi mette molta ansia. Se devo scegliere preferisco la macchina, ma per alcune mete non è possibile.

 

 

BOTTEGA VENETA Maglia destrutturata di cotone e bermuda di pelle.

Quali destinazioni preferisci?
Mi piace un sacco Tokyo, perché è una cultura completamente diversa dalla nostra e ti catapulta in un universo differente, nei modi di rapportarsi a livello umano, nell’urbanistica, in tutto, mi affascina. L’altra meta è Los Angeles, è la nostra seconda casa (si riferisce alla famiglia), il luogo dove possiamo stare un po’ tranquilli.

Torniamo a Milano, mi racconti della tua Tatoo Art Gallery? 
Se non fosse andata come è andata... anni fa avevo aperto un piccolo negozio di tatuaggi, con la fidanzata di allora, io prendevo gli appuntamenti, lei tatuava. Ora a distanza di dieci anni, abbiamo aperto uno studio in zona NOLO, c’è anche lei. Abbiamo una decina di postazioni e, al centro, uno spazio per esposizioni aperto a giovani artisti. È un buon modo per fondere due mondi legati all’arte, come quello del tatuaggio che, erroneamente, viene spesso visto solo come uno sfizio, un narcisismo.

Per te cosa significano?
Per me è come poter mettere la maglietta preferita tutti i giorni, lo vedo come forma d’arte. Scelgo tatuatori specifici che mi piacciono, e commissiono loro un’opera, la commissiono sul mio corpo. L’artista ha carta bianca su linee guida che dai tu, non mi è mai capitato, invece, di fare un tatuaggio che abbia un significato particolare per la mia vita.

 

BIKKEMBERGS Bermuda di pelle. Sneakers, Bikkembergs for Fedez.

Come è nata invece la collaborazione con Bikkembergs?
Sono ormai sei anni che faccio collaborazioni con brands. La prima fu con Sisley, facemmo una capsule collection che andò molto bene, tanto che l’abbiamo protratta per due anni. Poi Replay e Inditex (Fedez for Bershka: ndr), una cosa pazzesca che poi è stata replicata con Billie Eilish, ma la prima volta che hanno fatto una collaborazione fu con me. L’anno scorso, con Diesel e quest’anno con Bikkembergs. Ho sempre avuto velleità di disegnare capi miei, e non avendo il tempo a disposizione per poter fare il designer – e non essendo un designer – mi diletto a fare cose che mi divertono. Disegno pensando a capi che mi piacerebbe indossare, non so se tutti i designer fanno così. Io faccio così. La faccio per divertirmi; seriamente, ma non così seriamente da farla diventare una vera professione.

In generale, qual è il tuo rapporto con la moda?
La seguo, un po’ per osmosi, un po’ per passione mia. Sono più legato al mondo dello streetwear, da Supreme a Palace. Mi piacciono molto le storie di brand che creano un cortocircuito nel settore. Molto spesso sono storie che non partono con l’idea di diventare grandi, ma progetti che nascono tra amici e gli esplodono in mano, e chi li sa gestire meglio, vince. Negli anni ho avuto modo di conoscere tutto il mondo dell’alta moda, da Maria Grazia a Donatella, e ho imparato a conoscerlo. Da lontano è visto come un circuito elitario – cosa che è, effettivamente – però da dentro si scopre che c’è tantissima creatività, ed è interessante.

Ha “influenza” tua moglie Chiara Ferragni nel tuo modo di vestire?
Noooo (scoppia a ridere). Sicuramente con lei ho imparato a entrare in un mondo che non conoscevo così bene, e mi ha appassionato. Ma no, non mi veste mia moglie.

VERSACE Camiciadisetastampata. Bermuda di pelle, Bottega Veneta.

Foto James J. Robinson
Testo Silvia Frau
Styling Giulio Casagrande
Grooming Anna Maria Negri @ Julian Watson Agency
Assistente fotografo Alison Chen
Assistenti stylist Fabio Pittalis e Beatrice Pretto

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