Hommes

Andrea Carpenzano, da "Un altro Ferragosto" a "Una storia nera": un attore atipico

Costruisce i suoi personaggi a partire da una personalissima visione figurativa. La rabbia e la generosità de “Il campione”, la malinconia e l’autodistruzione di “Lovely Boy”, la poesia e la forza di “Calcinculo”, il distacco che lo separa nettamente dalla famiglia di “Un altro ferragosto” I personaggi di Andrea Carpenzano, le sue espressioni, rendono interessanti i suoi film per la forza emozionale sottintesa. 

Blouson a maniche corte e pantaloni, PAUL & SHARK; anelli, MARIA PATRIZIA MARRA
Blouson a maniche corte e pantaloni, PAUL & SHARK; anelli, MARIA PATRIZIA MARRA

Text by FABIA DI DRUSCO 
Photography MARCO D'AMICO
Styling SARA PAOLUCCI

Se Andrea Carpenzano ha iniziato a fare cinema per caso, venendo scelto come protagonista del film “Tutto quello che vuoi” dopo essere stato notato a un provino dove aveva accompagnato un’amica, è evidente che il cinema è il suo elemento, che la camera lo ama.  Al telefono durante le riprese di un film di cui non può dire niente risponde alle domande a frasi spezzate, senza cadere mai nello scontato, nei clichés di tanti suoi colleghi. 

L'OFFICIEL ITALIA: Cosa stai girando? 
ANDREA CARPENZANO: Il primo film da regista di Ludovica Rampoldi (David di Donatello alla sceneggiatura per "Il traditore, ndr) con Valeria Golino, Pilar Fogliati e Adriano Giannini. Con Ludovica ci conosciamo da tanto tempo, perchè lei era coinvolta nella sceneggiatura di miei precedenti progetti.

LOI: Come scegli un film, cosa attira la tua attenzione?
AC: Mi fido delle sensazioni, mi interessa lavorare in maniera tranquilla, mi deve essere chiaro cosa il regista vuole da me. E poi voglio qualcosa che mi stimoli, cerco di scegliere film molto diversi l’uno dall’altro. Ho realizzato che vado a trittici, un anno sono stato un tossico, una donna, un santo (rispettivamente in “Lovely Boy, “Calcinculo” e “Chiara”, nda). Se devo fare questo mestiere, sapendo che la mia carriera può finire da un momento all’altro, cerco di mettermi in situazioni scomode, anche se non è facile fare neanche quello che ti assomiglia. In ogni caso devo credere in quello che sta succedendo, non posso  essere una macchietta, devo sentirmi, essere credibile. 

LOI: Il film che ti è rimasto dentro?
AC: Quello in cui mi sono divertito di più, “Calcinculo”, dove inseguivo un personaggio un po’ cartonesco, fumettistico, tra Andrea Pazienza, Tim Burton e Disney e dove mi sono sbizzarrito anche grazie alla regista che mi ha lasciato carta bianca sui costumi. L’85% dei costumi che indosso nel film li ho trovati io, perchè era un personaggio un po’ farfallesco che doveva volare bene. Ma in generale finito un film levo tutto dalla mia testa, vado avanti a rimozioni, non voglio avere dentro di me niente che appartenga al passato. Anche se come attore lavori anche su ricordi che non hai, che non esistono. 

floor flooring indoors interior design formal wear clothing pants sweater coat person
Pull, pantaloni, sciarpa e scarpe, ZEGNA


LOI: Com’è il tuo ruolo in “Una storia nera”, attualmente nelle sale? 
AC: Non ho ancora visto il film. Conosco bene Leo (il regista Leonardo D’Agostini, ndr), ci ho fatto “Il campione”, ci vediamo spesso. Leo non mi ha detto: è un film sulla violenza nei confronti delle donne. Se la premessa fosse stata quella probabilmente non l’avrei fatto, non perchè il problema non mi interessi, anzi, è importante, ma perché non faccio film a tema. Nel cinema non conta la morale, il significato, io vengo da un retaggio molto figurativo, a casa mia ci sono tanti fumetti, sono cresciuto guardando Chaplin e vecchi cartoni  animati, è il figurativo che ti porta a farti tante domande. Nei film mi piace guardare le facce, i capelli, osservo come uno muove il naso, credo che un film debba mettere la realtà a disposizione senza spiegazioni né fondi di morale. In questo senso un grandissimo film secondo me è “Appuntamento a Belleville" di Chomet, un film di animazione che è quasi un muto. Tornando a “Una storia nera”, ha rappresentato anche un passaggio di vita: sono passato da ruoli da ragazzo a quello di figlio/padre. Ho realizzato che sto invecchiando (ha 28 anni, nda). 

LOI: Come applichi questa visione figurativa al tuo modo di preparare un film? 
AC: Direi: visione romantico-figurativa. Sono sicuro che ci penso ma non mi ricordo che ci penso. Aspetta: in “Calcinculo” vedevi le ombre di me e di lei (Gaia Di Pietro, ndr),  lei era obesa, io ero già magro, ma ho deciso di perdere altri cinque chili perchè mi ero fissato, se lei era Dumbo io dovevo essere uno degli scheletri di “Nightmare before Christmas”  di Tim Burton. Io sono una fisarmonica, posso perdere cinque chili in due settimane, quando ho iniziato a fare l'attore ero 20 chili in più perchè bevevo tanto, mangiavo tanto. Tornando al figurativo: in “Lovely Boy” erano i capelli (a seconda del momento platino, neri, rosa, nda),  il modo di guardare la luce. 

LOI: Ti è mai successo di abbandonare un set?
AC: Mi è successo, una settimana prima che iniziasse un film, non lo farò mai più.

LOI: C’è qualche attore/attrice che consideri un modello?  
AC: No, anche perché non vedo il cinema quanto lo vedevo prima, sono cresciuto a Scola, Citti… ecco se devo citare un modello direi Lumière ne “La Bella e la Bestia” (il candelabro nel cartone di Disney, nda). 

formal wear suit coat blazer jacket adult male man person tuxedo
Suit e scarpe, CANALI; camicia, PAUL & SHARK; collana , BARBARA BIFFOLI

«Non è importante che venga fuori qualcosa di me, finisco il lavoro sul set e vado a casa, se ti piaccio in un film che te ne importa di come sono fatto?» 

clothing footwear shoe adult male man person face head
Giacca e pantaloni di pelle, calzettoni e Chelsea Boots, GUCCI


LOI: Vorresti lavorare all’estero? Ti frena la barriera linguistica?
AC: C’è la barriera linguistica. Non vorrei ritrovarmi in una situazione in cui capisco, ma non così tanto. Per cui adesso studio per imparare bene l’inglese, che comunque mi serve per la vita. 

LOI: Con quali registi ti piacerebbe lavorare? E a che cosa?
AC: Mi piacerebbe un thriller.  Ho già lavorato con i registi che volevo, tra cui tre registe donne bravissime (Giorgia Farina, Chiara Bellosi, Susanna Nicchiarelli, nda), ecco se c’è un regista con cui vorrei lavorare e non è ancora successo è Alice Rohrwacher.

LOI: Cosa continua ad attrarti nel cinema?
AC: Il cinema, tra neorealismo e cartone, mi serve per sopravvivere, non a livello economico ma mentale. Mi fa soffrire, ma l’ho accettato, se facessi altro soffrirei di una sofferenza diversa. 

LOI: Cosa non ti piace del cinema?
AC: È un mondo veloce, pieno di persone, che funziona come se fossero tutte chiuse in una stanza. Molti sono falsi, superficiali, cattivi, devi avere molti alleati, cosa che non mi interessa. Non ho tanti rapporti in questo mondo perché non mi interessa uscire per parlare di cinema, mi interessa uscire per parlare della vita.

LOI: Cosa rende bella la tua vita? 
AC: Il vino rende la mia vita molto sopportabile. Ho una passione per il mondo del cibo e il mondo del vino, come tutti quelli che hanno abusato di ogni cosa vorrei diventare più sobrio, ma come tutti continuo a prendermi per il culo nel dirlo. Faccio una vita banale, se c’è il sole sono contento, se piove sono contento, oppure triste, ma è la stessa cosa. Cosa faccio quando non lavoro? Esco, vado in enoteca, chi c’è, c’è. Cammino molto, mi piace camminare, non ho grandi hobby. Vivo a Roma, leggo fumetti, non manga che odio come odio i fumetti che piacciono tipicamente ai nerd. Mi piace un illustratore come Christophe Blain. Mi piace il muretto a secco di Modica dove vado d’estate, perchè ho la casa. Mi piace la Roma.

formal wear suit long sleeve blouse coat interior design blazer person portrait shirt
Giacca doppiopetto e pantaloni, GABRIELE PASINI; ciondolo, BARBARA BIFFOLI


LOI: Hai mai pensato di scrivere una sceneggiatura, o di passare alla regia? 
AC: Mi è capitato che dei produttori mi chiedessero di scrivere un soggetto, ma non voglio aumentare il circo, per scrivere una storia devi sentire un bisogno, non semplicemente la noia.

LOI: Se non pensi che il cinema sia necessariamente il tuo mestiere definitivo, cosa vorresti fare? 
AC: Quando ero piccolo ho pensato a tante cose. O a niente. Per un periodo volevo fare il telecronista sportivo, poi l’oste, poi il ladro.

LOI: Vuoi aggiungere qualcosa che non ho pensato di chiederti?
AC: Non è importante che venga fuori qualcosa di me, finisco il lavoro sul set e vado a casa, se ti piaccio in un film che te ne importa di come sono fatto io? A me piace Battiato e mi basta la sua musica. Non aggiungere niente, se mai togli! 

formal wear suit wood hardwood person sitting adult male man coat
Completo gessato, L.B.M. 1911; camicia, PAUL & SHARK; anello, MARIA PATRIZIA MARRA; scarpe, TESTONI e calze stylist own

GROOMING Elisa Zamparelli @ MAKING BEAUTY MANAGEMENT
PRODUCTION Martina Quitadamo @ STUDIO D CREATIVE
LOCATION COORDINATOR Federico Rodo @ STUDIO D CREATIVE
PHOTO ASSISTANT Francesco Gallo
STYLIST ASSISTANTS Giorgia Grifone e Annamaria Florio

Tags

Articoli consigliati