Alfa-Ville
Non vogliono pubblicità, non desiderano nuovi soci e non necessitano di vendere macchine. Non amano nemmeno i concorsi di bellezza, perché un’auto ben conservata è più vera di una perfettamente restaurata. E sperando che le lettrici non se la prendano troppo, questo club ha una certa avversione anche per l’altra metà dell’universo. A detta dello zio, ammette Stefano Salvetti, le donne occupano solo spazio. Ovviamente, si riferiva solo agli spazi della sede dell’Alfa Blue Team, un’area industriale interamente votata al mondo Alfa Romeo. Si trova a est di Milano. Non posso dire di più. All’ingresso, sul ponte dell’officina privata, una macchina blu. La luce che filtra dalle vetrate industriali svela la sua età. La vernice è opacizzata. I sedili consunti. Ma emana un fascino soprannaturale. «Questa è la prima
auto acquistata da papà, quando aveva 18 anni», sento da lontano. È Stefano Salvetti, segretario del Club e figlio di Gippo, il deus ex machina di questa collezione. «È una Giulia SS 1600 cc. del 1967, l’ha presa nel 1970. Al tempo era una macchina vecchia, non era considerata d’epoca. Era una di quelle macchine da usare tutti i giorni che dopo 3 o 4 anni cambi perché senza valore, che invece adesso ha». Due anni dopo, era il 1972, nasce l’Alfa Blue Team. «La squadra di bridge di mio nonno che negli anni 70 vinse 3 campionati del mondo si chiamava “Blue Team” e nel 1972 quando papà con altri soci fondò il club ci aggiunse davanti Alfa e allora divenne “Alfa Blue Team”. Il blu era il loro colore preferito. All’inizio tutte le Alfa dovevano essere blu. Difatti, la Giulia - tipica espressione milanese - era uscita verde dall’Alfa Romeo. Quando le ha
comprate non erano storicamente importanti, ecco perché ha cambiato il loro colore». Sono più di 120 vetture a cui si aggiungono motori nautici e per l’aviazione, autocarri, gruppi elettrogeni e cucine: la collezione Salvetti è storicamente impostata sul Dopoguerra e in particolare agli anni dell’industrializzazione dell’Alfa Romeo. Non mancano, però, i pezzi rari e le fuoriserie come la mastodontica 2500, un esemplare unico, realizzato per il salone di Ginevra del 1950 e disegnata dallo stilista Pininfarina. C’è la Giulietta SZ del 1960, letteralmente strappata dalle mani di un demolitore. Oppure l’Alfa 6 blindata usata dall’Aga Khan Karim per andare dall’aeroporto di Olbia alla Costa Smeralda; era abbandonata in un porto sardo. E poi i modelli entrati nella storia come la 2600 Spider rossa, identica a quella usata da Jean-Luc Godard e Brigitte